di Mario Nawfal – Per quasi 4 anni, Zelensky è stato trattato dai media occidentali come un intoccabile, un’icona di guerra, un simbolo morale, un moderno Churchill. Quell’era sta finendo. E il segnale non arriva da Mosca o da critici marginali, ma dal New York Times stesso.
Quando il NYT riporta che il governo di Zelensky ha sabotato la supervisione, riempito i consigli di sorveglianza di fedelissimi, riscritto gli statuti per impedire la responsabilità e permesso che centinaia di milioni di dollari venissero spesi senza controllo, non si tratta di una critica di routine. È una rottura narrativa. Una rottura che suggerisce che i potenti attori occidentali non sono più disposti, o in grado, di proteggerlo.
Ciò è importante perché la corruzione è sempre stata il segreto di Pulcinella dell’Occidente sull’Ucraina. I leader europei l’hanno tollerata. Washington l’ha minimizzata.
La logica era semplice: sconfiggere la Russia veniva prima, tutto il resto poteva aspettare. Ma ora la guerra prosegue, la pazienza dell’opinione pubblica si sta assottigliando e il contesto politico negli Stati Uniti è radicalmente cambiato.
Trump non è emotivamente o ideologicamente coinvolto in Zelensky. Solo questo trasforma l’equazione.
Se le indagini anticorruzione in Ucraina dovessero avvicinarsi al coinvolgimento personale di Zelensky, le conseguenze potrebbero essere gravi.
Non solo a livello nazionale, dove la sua coalizione è già fragile, ma anche a livello internazionale, dove la fiducia è la vera moneta di scambio. Gli aiuti occidentali non sono automatici. Dipende dalla legittimità , dall’immagine e dalla copertura politica. Gli scandali di corruzione li annientano tutti e tre.
Per gli alleati degli Stati Uniti, soprattutto in Europa, questo crea un dilemma: continuare a sostenere un leader ora pubblicamente associato alla corruzione sistemica, o prepararsi silenziosamente a una transizione. L’improvvisa franchezza del NYT suggerisce fortemente che alcune fazioni a Washington e nelle capitali alleate abbiano già scelto la seconda opzione.
L’immagine internazionale di Zelensky sta cambiando, da eroico difensore a uomo forte e compromesso. Una volta che questa percezione si è consolidata, è quasi impossibile invertire la rotta. Gli aiuti diventano condizionati. I negoziati diventano inevitabili. E il cambio di leadership diventa discutibile.
Sotto un’amministrazione Trump apertamente scettica nei confronti di un sostegno in bianco all’Ucraina, questo scandalo non solo indebolisce Kiev, ma accelera anche le pressioni per un accordo, concessioni territoriali o una transizione politica gestita. La corruzione non è più solo una questione morale. Ora è una responsabilità strategica.
L’ironia è brutale: gli stessi media e istituzioni che hanno costruito l’immagine globale di Zelensky potrebbero ora smantellarla, non per principio, ma per necessità .
Quando la narrazione cambia, di solito è perché è iniziata la strategia di uscita.
Fonte: @zerohedge
🇺🇦 THE END OF THE ZELENSKY MYTH – CORRUPTION SCANDAL THREATENS WESTERN SUPPORT
For nearly 4 years, Zelensky was treated by Western media as untouchable, a wartime icon, a moral symbol, a modern Churchill.
That era is ending. And the signal isn’t coming from Moscow or fringe… pic.twitter.com/23pCRQjdAY
— Mario Nawfal (@MarioNawfal) December 16, 2025

