Carabiniere ucciso, indagati i due poliziotti che hanno sparato al killer

carabiniere ucciso Brindisi

Sono indagati per omicidio colposo, come atto dovuto, i due agenti di polizia che giovedì si sono imbattuti nei due ricercati per la morte del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, ingaggiando un conflitto a fuoco con i fuggitivi nel corso del quale è morto il 59enne Michele Matropietro. Lo si apprende da fonti inquirenti. Nel corso dell’operazione è stato anche fermato il secondo uomo in fuga, il 57enne Camillo Giannattasio. Ai due agenti sono stati notificati avvisi di garanzia. L’iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto in vista dell’autopsia sul corpo di Mastropietro.

L’incarico per l’autopsia sarà assegnato martedì mattina dal pm inquirente Francesco Ciardo. L’ipotesi di reato per gli agenti è di omicidio colposo legato all’eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Secondo quanto ricostruito finora, dopo l’uccisione del militare i due sospettati si sono dati alla fuga nelle campagne. A ritrovare Mastropietro, già ferito, sono stati i due poliziotti che, nel tentativo di bloccarlo, si sono scontrati con lui in un secondo conflitto a fuoco. L’uomo è deceduto sul posto. Tra le parti offese individuate dalla Procura figurano la moglie, tre fratelli e i tre figli minorenni di Mastropietro.

Sap (Sindacato autonomo polizia): “Va cambiata la norma”

“Puntuale come uno orologio svizzero è arrivato l’avviso di garanzia nei confronti dei due poliziotti che hanno fermato gli assassini del carabiniere Legrottaglie”. Il Segretario Generale del Sap (Sindacato autonomo polizia) Stefano Paoloni non utilizza mezzi termini: “I colleghi hanno fatto il loro dovere per fermare pericolosi assassini armati che non avevano esitato a uccidere il carabiniere Legrottaglie. Hanno rischiato la loro vita per assicurare alla giustizia due efferati delinquenti e ora rischiano il processo”.

“È un atto di garanzia che consentirà ai colleghi di partecipare a tutte le fasi del processo e anche a eventuali incidenti probatori, ma dovranno farlo con i loro avvocati e sino a quando non terminerà il procedimento avranno la carriera bloccata. Almeno con l’approvazione del decreto sicurezza l’anticipo delle spese legali per fatti di servizio è passato da 5mila euro complessivi a 10mila euro per fase del procedimento penale”, riflette il segretario generale del Sap, che poi aggiunge: “È ora di cambiare la norma e quando sussistono cause di giustificazione del reato quali l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa e l’adempimento del dovere non si proceda più con l’avviso di garanzia automatico ma siano prima effettuati accertamenti di garanzia nei quali sia la nostra amministrazione a dover rappresentare gli operatori nelle prime fasi di verifica”.

“Siamo vicini ai due colleghi indagati in questa loro difficile fase del loro percorso professionale e siamo certi che sapranno dimostrare la regolarità del loro agire, auspichiamo infine che le verifiche siano il più celeri possibili – conclude Paoloni -. Il Paese deve essere grato ai nostri due colleghi per aver rischiato la vita per assicurare alla giustizia pericolosi criminali. Chi fa il proprio dovere deve essere premiato e non messo sotto processo”.
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