Flop referendum: Bonino & Co affogano il dispiacere al Soho House, il club più esclusivo di Roma

Emma Bonino

Si chiama Soho House, sorge nel quartiere San Lorenzo e ospita il club più esclusivo di Roma e uno dei più ambiti d’Italia e del mondo

di Valter Delle Donne – Appartiene a una catena di circoli esclusivi fondata dal miliardario londinese Nick Jones, e che vede come socio di maggioranza Ron Burkle, imprenditore amico della famiglia Clinton, sostenitore del partito democratico, balzato alle cronache per i suoi viaggi con Jeffrey Epstein. Per essere soci del Soho House bisogna pagare un abbonamento che costa almeno un paio di stipendi di un metalmeccanico (magari di quelli iscritti alla Cgil di Landini).

Soho House: Bonino e compagni affogano il dispiacere nel club esclusivo

Il paragone non è casuale perché il comitato promotore dei referendum per il Sì alla cittadinanza ai figli di immigrati ha allestito proprio qui il suo quartier generale, per commentare i risultati. Le ironie si sono scatenate rapidamente: anziché un capannone industriale, una fabbrica dismessa, un centro per migranti, la sede di qualche struttura popolare, i paladini dei poveri lavoratori e dello ius soli hanno scelto una sede da set di Sex and The City. Citazione non casuale, anche questa, perché in una puntata della nota serie tv, la protagonista cerca di entrare proprio in una delle ambitissime feste alla Soho House.

La rivista GQ ha presentato la Soho House di Roma in via Cesare de Lollis, in questi termini: “Lo spazio occupa un edificio industriale di dieci piani in travertino, con un rooftop da cui ammirare l’intera città, in cui si trovano una piscina rivestita con piastrelle rosse, un bar e un noto ristorante”. Inoltre, “come nelle migliori tradizioni dei club, anche in questo caso, si accede alla rigorosissima selezione attraverso un’application online e solo se si viene presentati da un membro”.

I paladini degli immigrati nel club dove gli immigrati sono in cucina

A dare per primo la notizia, in un sarcastico commento per il Giornale è stato Luigi Mascheroni, che si è visto affibbiare anche l’etichetta di razzista e classista da parte di una delle promotrici del referendum. Una location che sarebbe stata scelta in quanto “la sede è facilmente raggiungibile della stazione”, argomenta la signora su X, con un certo tono d’indignazione.

A voler essere proprio pignoli, ancora più vicina alla stazione Termini ci sarebbe pure via Marsala, dove sorge una sede della Caritas: anch’essa è facilmente raggiungibile e, dato che nel comitato d’onore (che comprende tra gli altri Emma Bonino, Filippo Civati e Luigi Manconi) c’è anche il prete militante (a sinistra) don Luigi Ciotti, sarebbe stato un bel segnale. Forse, a voler essere coerenti, quella sede era logisticamente più idonea e più coerente rispetto al fastoso e assai trendy circolo, dove gli unici immigrati presenti stanno in cucina oppure servono ai tavoli.

Ultima postilla: visto che il referendum non ha raggiunto il quorum, il cambio di palinsesto per Bonino e compagni si rende necessario: da “Sex and The City” ad “Anche i ricchi piangono”.
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