Leone XIV. Le impressioni del giorno dopo

Cardinal Prevost

L’evento è stato inaspettato, sia per la rapidità che per il nome scelto

di Massimo Viglionewww.aldomariavalli.it –  Queste prime valutazioni non possono che essere basate su quanto osservato ieri sera, sui commenti delle ore successive e su una conoscenza molto limitata del personaggio.
L’approccio migliore per analizzare questi pochi fatti è quello di procedere schematicamente, punto per punto. Ovviamente, sempre parlando “a prima vista” e prontissimi a essere smentiti dai fatti, in un senso o nell’altro.

La buona presentazione di sé

La sua presentazione dalla loggia petrina è avvenuta in maniera accettabile e abbastanza nella tradizione, in pieno contrasto con quella sciatta e aggressiva di Bergoglio. A differenza sua, ha:

indossato la mozzetta;

recitato l’Ave Maria e ha fatto riferimento alla Madonna di Pompei (ieri era infatti l’8 maggio), rompendo chiaramente con gli intollerabili e ripetuti oltraggi che Bergoglio ha rivolto alla Madre di Dio (“la ragazza della porta accanto”, “Maria una di noi”, ecc.);

concluso con una benedizione solenne Urbi et Orbi foriera dell’Indulgenza plenaria alle solite condizioni. Tutti aspetti della tradizione sana.

Inoltre, non ha parlato a braccio, ma leggendo un testo scritto, suggerendo così una scelta accurata delle parole.

La scelta del nome: tradizione e filo-immigrazionismo

Uno degli aspetti iniziali degni di nota è la scelta del nome, sicuramente tradizionale. Potrebbe richiamare Leone XIII o san Leone Magno. Tuttavia, il riferimento più probabile, vista la enorme distanza cronologica con il grande pontefice del V secolo, è quello di Leone XIII, noto come il papa della Rerum novarum, l’enciclica che ha fatto entrare, in maniera specifica, la questione sociale nella dottrina ufficiale della Chiesa. Ciò lascia supporre un’attenzione prioritaria, come si dice oggi, agli “ultimi”, che però, tradotto nella pratica oggi, starebbe a concretizzarsi, inevitabilmente, con l’appoggio all’immigrazionismo, come del resto Prevost ha sempre fatto nel suo passato di vescovo e cardinale.

Occorre dire che Leone XIII condannò durissimamente il Risorgimento italiano e la massoneria: ma questi non possono certo essere i riferimenti che il nuovo pontefice intenda avere.

Quindi, una scelta che appare ambivalente: tradizionale in sé, globalista nella pratica quotidiana.

La questione della pace e dei ponti

Importante notare che la prima parola è stata “pace” (“La pace sia con voi”), che poi ha ripetuto almeno dieci volte.
Occorre anticipare, a riguardo, il fatto che ha immediatamente specificato che “La pace sia con voi” è il saluto di Gesù agli Apostoli dopo la Resurrezione, facendo capire, in tal maniera, che la pace non è quella del mondo, ma quella di Dio. E questo è buono.

Inoltre, il fatto di aver citato tante volte la parola lascia quasi intendere che non era indirizzata solo a livello internazionale e politico, ma anche interno alla Chiesa. Ovvero, una certa volontà di pacificazione interna, necessarissima, dopo l’odiosa e tirannica conduzione bergogliana, fatta di terrore interno, di scomuniche, di divisioni, di malumori repressi per dodici anni. Vedremo se così sarà.

Poi ha nominato varie volte i “ponti”

Questa è innegabilmente un’espressione bergogliana, che smentisce quanto appena detto perché si concretizza al contrario con la “pace del mondo”, ovvero con l’ecumenismo religioso, con il relativismo dottrinale, il pacifismo acritico, l’accettazione del mondo attuale e quindi dell’ideologismo globalista, e, ancora una volta, l’immigrazionismo. E tutto questo certo non è buono affatto. È Rivoluzione in atto.

Con il concetto di “ponti” si potrebbe anche intendere la volontà che la Chiesa faccia da ponte tra le grandi potenze del mondo, per arrivare a una pace “disarmata e disarmante”, come ha detto. Questo in sé non sarebbe male, ma occorre vedere in quale maniera intende perseguire questo fine.

Bergoglismo allo stato puro

Ha apertamente elogiato Bergoglio, ben due volte nel suo discorso. Del resto, deve a lui tutta la sua carriera, compresa l’elezione, visto che è stato messo a capo della Congregazione dei vescovi, il che lo ha reso uno dei pochi conosciuti fra i cardinali (che Bergoglio non ha mai permessero che si incontrassero in precedenza).

E, infatti, in base alle notizie che abbiamo potuto ricavare finora, specie provenienti dal continente americano, Prevost è assolutamente per:

la sinodalità (lo ha anche detto nel discorso), ovvero per il processo di autodemolizione strutturale dell’unità della Chiesa;
l’ecologismo;
il vaccinismo
. In un intervento pubblico (trovabile su internet), invita apertamente tutti i cattolici a bucarsi, compiendo “l’atto d’amore” bergogliano. E questa è una responsabilità gravissima che pesa sulla sua coscienza.

Inoltre, è stato più volte accusato di aver coperto gli abusi sessuali di ecclesiastici, in pieno stile Bergoglio.

È inutile girarci intorno: su questi elementi, ci troviamo dinanzi a un Bergoglio 2, nonostante le differenze sopra indicate.

Agostiniano statunitense

È un agostiniano, il che non depone sfavorevolmente, specie in rapporto al suo predecessore, perché presuppone una profondità teologica e spirituale, oltre che una certa “sapienza” pastorale e umana. Gli agostiniani, per quanto integrati nella Chiesa conciliare, hanno sempre avuto un atteggiamento riservato e prudente. Questo di principio: poi, nei fatti, staremo a vedere se sarà così.

È statunitense. Qui si apre, a nostra opinione, una duplice possibilità di prospettiva. Essendo senz’altro ostile a Trump, potrebbe essere stato scelto proprio come contraltare al trumpismo arrogante e incontenibile. D’altro canto, essendo pur sempre un suo connazionale, rimane comunque un “ponte” (per l’appunto) aperto con l’uomo che, nonostante tutto quanto sta accadendo negli Usa, resta pur sempre il più decisivo nel mondo attuale. Le parole pronunciate dal presidente statunitense subito dopo l’elezione sembrano andare in questa direzione.

Necessari chiarimenti che dovremo avere su due questioni fondamentali

Rimangono due aspetti da scoprire

La questione morale, ovvero il genderismo e il post-umanesimo.

Giungono a riguardo versioni opposte. Dagli ambienti conservatori e tradizionali statunitensi, giudizi pessimi sulle sue aperture – più che bergogliane – alle tematiche del post-umanesimo globalista. Da ambienti del mondo latino-americano (Messico, ecc.), esattamente il contrario: sarebbe assolutamente in linea con la tradizionale morale cattolica.

Quale sarà la verità? Il punto è assolutamente dirimente e staremo a vedere.

Che rapporto avrà con il mondo della Tradizione e con la Messa in Rito Romano antico? Continuerà la insensata e odiosa guerra bergogliana o sarò uomo di pace (come dice di voler essere) e concederà libertà di culto sulla scia di Benedetto XVI? Continuerà con le scomuniche di prelati e con le dissoluzioni degli ordini tradizionali ricchissimi di vocazioni oppure cambierà politica? E con la Fraternità Sacerdotale San Pio X (e con le altre realtà tradizionaliste), come si comporterà? E nei confronti si monsignor Viganò?

“Rumors” di corridoio dicono (ma c’è da crederci?) che in privato a volte celebri la Messa di sempre… Anche qui, per ora, non abbiamo risposte e dovremo attendere.

Quel che è certo, e che da questi due elementi dipenderà il nodo essenziale del suo pontificato e quindi del giudizio su di esso.

Prime timide ma purtroppo realistiche conclusioni

La considerazione più ovvia è che Leone XIV è un figlio del Concilio Vaticano II, avendo per di più alle spalle immediatamente Bergoglio. Pertanto, è inutile sognare un papa tradizionale; si ha a che fare con un modernista.

È un passo indietro rispetto a Bergoglio. Ma questo è l’usuale procedimento Rivoluzione: due passi avanti e uno indietro, marciando però sempre innanzi verso la dissoluzione. Questo passo indietro non cambia la direzione. La direzione è quella già chiara: sinodalità, ecologismo, immigrazionismo, vaccinismo, dialogo.

Fermo restando che poteva andare molto ma molto peggio (Tagle, Zuppi, lo stesso Parolin et similia), ci sembra di poter dire che sarà probabilmente un riformista pacificatore, una sorta di democristiano dei nostri tempi: cercherà la pace, porrà fine all’odiosa gestione bergogliana, ma proseguirà la strada tutta in discesa dell’attuazione estrema del Concilio Vaticano II (o III, nel senso di come lo ha sviluppato Bergoglio: il “concilio quotidiano”).

Forse, sarà una trappola mortale per il mondo dei tradizionalisti e dei conservatori, sempre pronti, in grandissima parte, a cadere nella idolatria papolatrica in cambio di un piatto di lenticchie.

Questa ambivalenza dovrà essere verificata nella prova dei fatti, affidandosi sempre allo Spirito Santo.

Questa è una prima considerazione a poche ore dall’elezione, con l’apertura alla possibilità di essere smentiti in futuro, in meglio o in peggio, dall’agire dello Spirito Santo. E allo Spirito Santo, Signore della Chiesa, affidiamo Leone XIV.

Prof. Massimo Viglione

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