Von der Leyen e vaccino Covid, il libro del belga Baldan

Frédéric Baldan

di Carlo Nicolato – Al di là del formidabile tempismo, a due mesi dalle elezioni, troppe cose non tornano nel ritorno di fiamma del “Pfizergate”, lo scandalo cioè che riguarda i famosi sms che Ursula von der Leyen ha scambiato con il Ceo di Pfizer e le relative denunce che sono scattate dopo che la stessa presidente della Commissione si è di fatto rifiutata di renderne noti i contenuti. A cominciare proprio dalle motivazioni di colui che per primo ha portato il caso in tribunale, un cittadino belga qualsiasi di 36 anni dall’aria innocua, di nome Frédéric Baldan e precedentemente noto alle cronache locali semplicemente per aver sposato una cinese. “Lo straordinario matrimonio di un Hutois in Cina” titolava ad esempio il quotidiano Sudinfo, riferendosi alle sue origini alto-belghe.

Dal matrimonio tuttavia Baldan ha cercato di trarre in qualche modo profitto, dal momento che qualche tempo dopo LaLibre, altro giornale belga, narrava di un costoso viaggio in Cina di imprese brussellesi tra le quali spiccava proprio la sua appena fondata. “Frédéric Baldan è un ‘insider’” spiegava l’articolo in questione, “sposato con una donna cinese, ha sviluppato una società di consulenza specializzata nella cooperazione economica sino-europea”.

Chiamata Cebiz, questa società opera principalmente nei settori dell’aviazione, dell’energia, dell’alta tecnologia e delle telecomunicazioni: “Il suo compito sembra semplice, collegare aziende cinesi ed europee, fornire loro consigli e competenze per incoraggiarne l’insediamento e far sì che firmino contratti tra di loro”. Alla vigilia dell’arrivo del Covid, Baldan è dunque un lobbista, con la sua azienda sino-belga regolarmente accreditato al Parlamento Europeo. Scoppia l’epidemia e un altro articolo di Sudinfo parla singolarmente delle sue preoccupazioni e del fatto che il suo accredito è stato temporaneamente ritirato per via dei suoi viaggi in Cina. Su di lui cala poi il silenzio, fino alla sua improvvisa denuncia penale all’inizio del 2023, contro la presidente della Commissione.

Perché dunque il giovane Baldan, senza apparenti interessi politici di sorta, si è buttato in tale costosa avventura dal quale difficilmente avrebbe tratto vantaggi personali? Un mistero, qualcuno sospetta che in qualche modo dietro ci sia proprio Pechino, interessato a incrinare la credibilità delle istituzioni europee. Difficile fare supposizioni, anche se va ricordato che Bruxelles, per la presenza delle istituzioni Ue e della Nato, viene considerata un crocevia di spie.

L’ultimo caso acclamato è quello del senatore fiammingo Frank Creyelman, accusato di aver accettato mazzette da Pechino per influenzare in qualche modo la politica Ue. Tutto dunque è possibile, e la storia di Frédéric Baldan peraltro non si è mica fermata alla denuncia. Dopo aver incassato le prime sconfitte in tribunale, e soprattutto dopo essere stato allontanato senza motivi apparenti dall’Europarlamento, secondo una decisione inappellabile del “Segretariato per la Trasparenza”, il belga ha annunciato in questi giorni la prossima uscita di un libro scritto di suo pugno dal titolo “Ursula Gate, insider revelations of the power of lobbies at the European Commission”. Il libro, in libreria ai primi di maggio, promette rivelazioni scottanti a solo un mese dalle elezioni europee.

Chi decide davvero nell’Unione europea: la Commissione, il Parlamento o il Consiglio europeo? Quali azioni hanno intrapreso Ursula von der Leyen e la sua Commissione dopo la sua elezione? Come funzionano le lobby a Bruxelles?” ci si chiede nella presentazione, dove Baldan viene eroicamente descritto come “l’autore della prima denuncia penale della storia contro un commissario europeo in carica”, colui che accusa Ursula von der Leyen “di corruzione, acquisizione illegale di interessi, ingerenza in funzioni e titoli e distruzione di documenti amministrativi”.
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