Ecco che cosa facevano i “migranti”, l’altra verità sul Cpr di Trapani

incendi e violenze al Cpr

Hanno incendiato materassi e coperte, probabilmente per creare scompiglio e tentare poi la fuga. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere le fiamme

di Marco Leardi – A distanza di giorni, il fuoco divampa ancora. Non quello appiccato dai migranti in rivolta nel Cpr di Trapani, bensì quello alimentato dalla sinistra per cavalcare il caso e colpire di rimbalzo il governo. Pd, Verdi e Ong hanno infatti utilizzato le sommosse degli extracomunitari avvenute nella struttura siciliana per puntare il dito contro la polizia e contro le politiche sui rimpatri promosse dall’esecutivo. Invece pretendere chiarezza sui disordini animati dai nordafricani, che avevano incendiato il centro di cui sono ospiti pro tempore, i progressisti hanno accusato le forze dell’ordine di aver usato metodi energici per fermare le agitazioni. E il caso è subito diventato politico.

I dem hanno infatti presentato un’interrogazione urgente al ministro Piantedosi per ricevere notizie sulle “condizioni delle persone trattenute, sulle misure adottate”. Lo stesso ha fatto il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni. “Più di cento migranti sono stati costretti a vivere da tre giorni senza un tetto sulla testa, all’addiaccio, al freddo e in condizioni estreme, umilianti”, ha lamentato la senatrice di Avs Ilaria Cucchi, definendo i Cpr dei “luoghi di privazione dei diritti fondamentali, lager dove non sono rispettati gli standard minimi, dove non c’è nessun rispetto per le persone trattenute“.

Creare scompiglio per tentare la fuga

Ma a ribaltare quella narrazione sono gli stessi poliziotti intervenuti a Trapani per sedare i rivoltosi. “I problemi sono stati creati proprio dall’incendio, che ha reso inagibile ampie parti della struttura”, ci racconta uno degli agenti, spiegando come la situazione sia stata aggravata dalle condotte degli stessi nordafricani. “Hanno incendiato materassi e coperte, probabilmente per creare scompiglio e tentare poi la fuga. I vigili del fuoco sono intervenuti per spegnere le fiamme, noi per riportare l’ordine”. Così, a seguito di due tentativi di sommossa avvenuti a distanza di pochi giorni, gli operatori del Cpr siciliano si sono trovati a far fronte a difficoltà logistiche, in attesa che iniziassero i trasferimenti in altre strutture. Altro che angherie e presunte violenze. “Nessuno di noi la mattina esce di casa con l’idea di maltrattare qualcuno”, sottolineano alcune persone in divisa.

In questi centri – ricorda peraltro il segretario generale del sindacato di Polizia Sap, Stefano Paoloni – i poliziotti “hanno solo compiti di vigilanza e di mantenimento della sicurezza interna, ma la gestione è affidata ad associazioni umanitarie, affiancate sempre da mediatori culturali e da personale medico“. Descrivere i centri migranti come “lager” è dunque improprio. “Ilaria Cucchi, che ha usato quella definizione, ha un pregiudizio di carattere ideologico”, chiosa ancora Paoloni. A Trapani, inoltre, non si sono registrati feriti né tra i migranti, né tra le forze dell’ordine e questo – sottolinea il sindacalista – “dimostra come i nostri colleghi abbiano operato correttamente”.

Eppure, da sinistra continua la demonizzazione dei Cpr, che certo non sono hotel extralusso – questo è chiaro – ma che i progressisti vorrebbero chiudere senza però offrire un’alternativa valida sulla gestione delle espulsioni e dei rimpatri.
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