Biancalani, comizio contro il governo Meloni nella chiesa quasi vuota

Biancalani, comizio contro il governo Meloni

di Giovanni Fiorentino – Un’omelia trasformatasi in comizio, nel corso del quale don Massimo Biancalani avrebbe attaccato senza mezzi termini il governo Meloni. Questo, stando a quanto fanno sapere gli esponenti del Comitato residenti per Vicofaro, è quanto avvenuto ieri durante la messa celebrata come di consueto dal “parroco dei migranti”, nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Di più: sui fogli liturgici tradizionalmente lasciati a disposizione dei fedeli per poter seguire meglio la funzione religiosa, accanto alle letture tratte dalla Bibbia e alle preghiere, sarebbe comparsa anche una sezione (dal titolo “Dov’è il fascismo”) nella quale il presidente del Consiglio Giorgia Meloni veniva accusata di fascismo. Lo stesso don Biancalani ha reso noto il testo del foglio in questione, sulla propria pagina Facebook.

“Cari amici, è stato fuorviante il dibattito protrattosi per giorni e giorni sul fascismo della signora Meloni – si legge sul foglio – esso non consiste nel beneplacito al saluto romano, ma nella cultura fascista che la determina nella sua azione di governo. Se ne possono fare solo alcuni esempi”. Nella “guida per la messa”, come l’ha definita il parroco, veniva contestata anche la parola “Nazione” che la leader di Fratelli d’Italia preferirebbe al termine “Repubblica” (sempre stando a quanto riportato nel foglietto).

“L’Italia, secondo la Costituzione, è una Repubblica. Non è una Nazione. Ed è la Repubblica, cioè il diritto, a fare il cittadino. Altrimenti si fa lo Stato etnico e se arrivano altri si grida alla sostituzione etnica, si sogna il blocco navale, si chiudono i porti – si legge ancora – oppure, arrivati, li si imprigona, li si segrega e li si deporta. Fuori dalla vista e fuori dai confini. In Albania o in Tunisia, magari a pagamento”. Nel testo proposto da don Biancalani ai parrocchiani viene criticata anche la posizione favorevole di Meloni dinanzi all’ipotesi dell’elezione diretta del presidente del Consiglio.

“L’elezione diretta di un presidente del Consiglio, la madre per Meloni di tutte le riforme, lo rende non ricattabile – si legge ancora sul foglio dai tratti sempre più surreali – non può infirmarne il potere nè un Parlamento, nè un presidente della Repubblica. Nè, fin quando non lo chiami alle urne, l’elettorato. E questo è fascismo”. In chiesa, nel corso della messa, si sarebbe insomma svolto un vero e proprio comizio. Davanti ad una platea tutt’altro che numerosa, però: a detta del Comitato, alla funzione erano presenti una mezza dozzina di persone. Segno inequivocabile di quanto i rapporti fra la maggioranza dei residenti e don Biancalani restino tesi. E i vicofaresi continuano a quanto sembra a chiedere al vescovo “un vero parroco”.  www.ilgiornale.it

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