Gender, green e migranti: quei “conflitti d’interesse” all’insegna dell’affarismo

Aboubakar Soumahoro e Bonelli

di Felice Manti – Non c’è peccato peggiore che tradire se stessi. La sinistra finalmente ha perso la sua maschera perbenista, l’ipocrisia si è disvelata. La domanda che si pongono oggi cattolici, semplici fedeli ma anche militanti del Pd è semplice: la difesa di questi «diritti civili», dall’accoglienza al gender è davvero genuina o no? Dove finisce la nobile politica dalla parte dei reietti e dove inizia il business?

L’ex leader Pd Enrico Letta, tornato in Parlamento, spingeva sull’economia green. C’entra qualcosa il suo ruolo nel Cda della holding del lusso cinese Liberty Zeta Ltd (che sfrutta i paradisi fiscali) o era solo passione politica?

Chi accusava Giorgia Meloni di patriarcato ne è finito vittima, come il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Che ha colpe molto più serie. Il Giornale ha sempre sostenuto che l‘immigrazione fosse una mammella per uomini spregiudicati, ben prima dei resoconti giornalisti sulle inchieste giudiziarie della famiglia di Aboubakar Soumahoro. Il deputato scelto da Bonelli avrebbe incassato denaro alle spalle dei migranti. La «sua» coop Karibu, lo dicono gli ex dipendenti dell’esponente politico ai magistrati di Latina, sarebbe al centro di una serie di reati finalizzati a evadere le tasse tramite il solito giochino delle false fatture, grazie a «collaudati schemi illegali di esternalizzazione di manodopera onde evitarne o ridurne i costi», insomma caporalato. Come in ogni storiella all’italiana ci sono mogli e suocere (Liliane Murekatete e Marie Terese Mukamitsindo), fratelli e compari, «schermi fittizi per un illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare» e ricostruito grazie a un capillare lavoro della Guardia di Finanza, coordinata dal pm Andrea D’Angeli.

Più complessa la trama che lega i vertici delle gerarchie vaticane, la Ong di Luca Casarini e i soldi della Cei, finiti indirettamente a finanziare la Mediterranea grazie al «sostegno alle diocesi che hanno presentato progetti di accoglienza a favore dei migranti», ci tiene a precisare la Conferenza episcopale, ma che secondo l’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Ragusa a carico di Mediterranea Saving Humans-Aps avrebbero favoreggiato l’immigrazione clandestina.

È vero che il magistero di Papa Francesco è andato all-in sull’accoglienza perché «emigrare è un diritto e ogni vita va salvata», per usare le parole del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ma è anche vero che è difficile fermare i trafficanti di esseri umani come chiede Papa Francesco facendo di fatto il gioco degli scafisti che speculano sugli esseri umani, usando – come ammette lo stesso Casarini intercettato dai pm siciliani – i soldi della Cei per coprire spese un po’ allegre e spregiudicate («Evita cazz… visibili») e così «sistemare i buchi della Ong e trarne profitto», dicono i pm di Ragusa.

Accostare queste alchimie finanziarie ai soldi dei fedeli non significa «strumentalizzare le parole del Papa», come contesta la Cei, ma evidenziare come la buona azione finanziata da noi venga aggirata per scopi molto meno nobili. E questo sporca la veste bianca del Papa, che per molto meno ha portato alla sbarra monsignor Angelo Becciu sulla base di accuse ormai sgretolate.

Anche gli strani affari sul gender disvelati da Report non sorprendono affatto. L’onorevole Pd Alessandro Zan, autore di un discusso disegno di legge sull’identità sessuale «percepita» che avrebbe mandato a gambe all’aria il diritto, fortunatamente naufragato in Parlamento, fa soldi a palate grazie ai festival Lgbtq+ attraverso il consueto castello societario. «Non c’è un conflitto d’interessi con le battaglie per i diritti che Zan fa in Parlamento?», si chiede Sigfrido Ranucci.

Non ne esce benissimo nemmeno Michela Di Biase, deputata Pd e moglie di Dario Franceschini (ah, il patriarcato…). Anche lei sogna «una società inclusiva e sostenibile», e intanto incassa grazie al 25% di Obiettivo Cinque, che collabora con le grandi aziende. Una certa coerenza c’è: il cuore è a sinistra, il portafoglio pure.
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