Bosco Chianca sequestrato, la Procura blocca tutto

Bosco Chianca sequestrato

di Antonio Amorosi – Ora è ufficiale: i Carabinieri Forestali Campania (Gruppo di Salerno) e la Procura della Repubblica di Salerno hanno emesso un comunicato stampa, vidimato dal procuratore vicario dottor Luigi Alberto Cannavale, di sequestro del Bosco Chianca, tra la Costiera Amalfitana e il Parcodel Cilento.

Il caso, tirato fuori da Affaritaliani con l’inchiesta giornalistica del 21 ottobre scorso alla quale sono seguiti diversi reportage, raggiunge una tappa determinante, con il bosco diventato corpo di reato e lo stop alla deforestazione. Una vicenda zeppa di anomalie, singolari interpretazioni delle norme e contraddizioni rimbalzate tra Regione Campania, Comune di Altavilla Silentina e altri enti coinvolti.

Oggi, oltre la nota stampa dell’autorità giudiziaria, emergere una nuova anomalia. 

PROCURA E CARABINIERI SEQUESTRANO L’AREA

“Il Nucleo Carabinieri Forestale di Sicignano degli Alburni”, scrivono gli inquirenti, “ha posto sotto sequestro la superficie boschiva di 23 ettari in località Chianca per irregolarità riscontrate nelle operazioni di taglio e denunciato alla Procura della Repubblica di Salerno, per violazioni ambientali, i soggetti che hanno disposto ed eseguito le operazioni”.

Un’attività tutt’altro che indolore, visto che è costata l’abbattimento di almeno 1 ettaro di foresta. Il taglio è avanzato dal 20 ottobre 2023 fino al 7 novembre o giù di lì tra le proteste dei cittadini, gli esposti dei legali e in primis dell’associazione nazionale GUFI, Gruppo Unitario per le Foreste Italiane, che denunciava il taglio di un bosco abbandonato (non veniva tagliato da 45 anni) diventato ad “alto fusto”.

“Secondo l’ipotesi investigativa”, spiegano oggi Carabinieri e Procura di Salerno, “il bosco avendo raggiunto la condizione di ceduo ‘invecchiato’, come da limite fissato dal Regolamento Forestale Regionale e dal piano di gestione comunale non poteva essere interessato da tagli a raso”. Il Comune si è sempre difeso sostenendo che anche in seguito ai sopralluoghi della Regione Campania, poteva procedere al taglio del bosco per farne legna. Al taglio del Chianca sarebbero seguiti i tagli di un altro centinaio di ettari di boschi locali. 

L’indagine ora è a 360 gradi e dovrà approfondire molti aspetti, visti anche gli esposti penali di alcuni cittadini del posto, del GUFI, del legale Dario Barbirotti e le proteste di WWF oltre un ricorso al TAR predisposto dai legali.

IL CASO DEL BOSCO CHIANCA IN SINTESI

Il bosco non viene tagliato da 45 anni, ed avendo ampiamente superato i cicli di taglio, è in transizione verso il ceduo invecchiato ad alto fusto. E’ un bosco abbandonato. Anche per la normativa campana dovrebbe essere convertito in fustaia e quindi da non toccare, se non per la pulizia. In via estrema l’ipotesi di taglio, prevista in precedenza dal Comune di Altavilla, sarebbe potuta essere avanzata in caso di attivazione nella stagione di taglio, che prevede la sua conclusione nel Piano di Assestamento Forestale (PAF) il 15 aprile 2023. Il taglio del Chianca invece ha avuto inizio solo intorno al 20 ottobre 2023, quindi ampiamente fuori dalla stagione di taglio.

Anche la domanda di autorizzazione inviata dal Comune alla Comunità Montana Calore Salernitano risponde delle medesime problematiche, con PAF scaduto e invio anomalo della documentazione obbligatoria, inviata il 16 dicembre 2022 con delibera di approvazione della relazione di taglio 13 giorni dopo, il 29 dicembre 2022! In più il bosco è in un’area ad alta pendenza, a rischio idrogeologico considerato a lento scorrimento negli anni passati ma visti i cambi climatici da tenere in seria osservazione, con ruscelli e vie d’acqua sotterranee.

Nel bosco vive una fauna composita di animali protetti e in via d’estinzione, tra cui l’istrice. La zona ha avuto già frane e sotto di essa insistono abitazioni. A questo contesto si aggiunge che mentre il taglio era in corso il Comune di Altavilla Silentina, nella figura del sindaco Franco Cembalo, pubblicava un documento, datato 7 novembre 2023, dove il Responsabile Unico del Procedimento “richiamata la nota del 20 ottobre 2023” richiedeva alla società la polizza fideiussoria”, obbligatoria per legge. “Il Comune sollecita la trasmissione della stessa onde poter procedere alle operazioni di taglio” e infine “dispone la sospensione di tutte le operazioni”, il 7 novembre. Tradotto in italiano corrente: si è proceduto al taglio del Bosco Chianca, dal 20 ottobre a circa il 7 novembre, senza polizza fideiussoria obbligatoria per legge.

In uno dei nostri video reportage proposto ai lettori abbiamo anche mostrato alcuni mezzi utilizzati e ripresi nel bosco per il taglio: sembrano scarti importati dal terzo mondo! GUARDA IL VIDEO ALLA FINE

L’INEDITO ATTO REGIONALE, DEL 2017, DICE CHE HANNO RAGIONE  CITTADINI E ASSOCIAZIONI

Oggi, in coincidenza del sequestro della Procura emerge un nuovo atto della SMA Campania S.p.A., società in house, controllata dalla Regione Campania che sul proprio sito descrive così un’intervento eseguito proprio al Bosco Chianca di Altavilla Silentina nel 2017: “Le attività previste nel lotto indicato hanno riguardato le seguenti lavorazioni: risanamento e/o avviamento alla ricostituzione di ceduo composto alto fusto di boschi degradati”.

Proprio come sosteneva l’associazione GUFI, sin dall’inizio: il Chianca è un bosco ad alto fusto e abbandonato! Ma allora come è possibile che un bosco che nel 2017 per la società della Regione Campania è ad alto fusto, 6 anni dopo diventa semplicemente ceduo e tagliabile a raso per fare legna?

Se è ad alto fusto nel 2017 come si fa a sostenere sia semplicemente ceduo 6 anni dopo? Solo perchè ora si è deciso di tagliarlo per farci profitto? Un’altra anomalia sulla quale non potranno non fare chiarezza le indagini giudiziarie.

Intanto il direttore di Affaritaliani Angelo Maria Perrino, il condirettore Marco Scotti e la redazione tutta non possono che festeggiare la giornata mondiale delle foreste che si terrà domani 21 novembre e il blocco del taglio del Chianca, felici di affermare, nel nostro piccolo, che il giornalismo serve ancora a qualcosa.

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