Fondi green e mazzette: si dimette premier portoghese, mito della sinistra

António Costa premier Portogallo

di Filippo Jacopo Carpani – Un terremoto ha travolto la politica del Portogallo. Martedì 7 novembre, il primo ministro António Costa si è dimesso dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta della magistratura sugli investimenti “verdi” del suo governo. L’ormai ex premier, in un messaggio in diretta alle televisioni nazionali, ha confermato di essere indagato per e di avere “piena fiducia nel funzionamento della giustizia”, mettendosi a disposizione per chiarire ogni sospetto sul suo operato. “Le funzioni di primo ministro non sono compatibili con alcun sospetto sulla mia integrità. In queste circostanze, ho presentato le mie dimissioni al presidente della Repubblica”, ha affermato poi davanti alla stampa. Sulla sua testa pendono le accuse di appropriazione indebita, corruzione attiva e passiva di titolari di cariche politiche e traffico di influenza.

Le prime avvisaglie di una possibile crisi di governo sono state le perquisizioni, svolte in mattinata da 140 agenti di polizia, nella residenza personale di Costa, nel ministero dell’Ambiente e in quello delle Infrastrutture. Il titolare di quest’ultimo, João Galamba, è stato ufficialmente incriminato per corruzione attiva e passiva, traffico d’influenza e abuso d’ufficio. Sono finite in manette anche tre persone vicine all’ex premier: il capo di gabinetto Vítor Escária, l’imprenditore, consulente e amico di Costa Diogo Lacerda Machado, e il sindaco socialista della città portuale di Sines, Nuno Mascarenhas. Nelle indagini potrebbe essere coinvolto anche il ministro dell’Ambiente del precedente esecutivo, João Pedro Matos Fernandes.

Il lavoro degli inquirenti e, nel caso di Costa, della Corte suprema si è concentrato sul business dell’idrogeno verde a Sines e del litio nella città di Montalegre, nel Portogallo settentrionale, dove è stato scoperto uno dei più grandi giacimenti d’Europa di questo minerale necessario per la fabbricazione di batterie per le auto elettriche e, dunque, incredibilmente prezioso per la transizione energetica. Il primo ministro dimissionario è finito sotto la lente degli investigatori dopo che, nel corso delle indagini, diversi sospettati ne hanno invocato “il nome e l’autorità” e hanno parlato di suoi presunti interventi per “sbloccare le procedure”.

Già nel 2021, gli inquirenti avevano registrato tre telefonate effettuate da António Costa nell’ambito delle indagini sull’allora Matos Fernandes e su investimenti di oltre un miliardo e mezzo nell’idrogeno verde. Dato che le intercettazioni coinvolgevano il presidente del Consiglio, era intervenuta la Corte suprema, che aveva autorizzato l’uso di una di queste. A gennaio, inoltre, la procura della repubblica aveva confermato l’esistenza di un’indagine sugli investimenti green coperta dal segreto istruttorio.

António Costa, al potere dal 2015, è stato riconfermato alla guida del Paese nel 2022 con una solida maggioranza. Fin da subito, però, il suo governo è stato piagato da accuse di malagestione e corruzione, che hanno portato molti ministri e alti funzionari a lasciare il loro incarico.
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