di Daniele Trabucco – Il Ministro della Difesa pro tempore, Guido Crosetto (FDI), si è scagliato contro il generale Vannacci, direttore dell’Istituto geografico militare di Firenze, il quale ha definito, nel suo libro intitolato “Il mondo al contrario“, l’omosessualità una situazione di anormalità , minacciando azioni disciplinari in quanto si tratterebbe di espressioni che “screditano la Costituzione” (quella che, all’art. 21, tutela la libertà di stampa e di manifestazione del pensiero, “pietra angolare dell’ordinamento democratico” (sent. n. 84/1969 Corte cost.).
È solo l’ultima manifestazione di conformismo e sudditanza verso l’ideologia dominante, “livellatrice dell’essere e negatrice delle essenze”, che dimostra la assoluta e penosa mancanza di un pensiero filosofico degno di questo nome. Eppure, la riflessione di san Tommaso d’Aquino (1225/1274), il più grande filosofo cristiano, ci aiuta a respingere quelle false accuse di “omofobia” che costituiscono la reazione più stupida e banale di fronte a certe affermazioni. L’Aquinate, nell’ambito del suo realismo moderato, distingue all’interno degli enti reali i concetti di essenza (“essentia” in lingua latina) e atto d’essere (“actus essendi”). Ora, l’essenza indica il “che cos’è una cosa”, o meglio, per dirla con il prof. Giovanni Reale (1931/2014), “l’insieme delle note fondamentali per cui Dio, l’uomo, la pianta, si distinguono fra di loro”.
In altri termini, l’essenza è l’attitudine all’essere (non è l’essere) da parte dell’ente con quegli aspetti e con quelle note suoi propri (ad esempio, per l’uomo l’apertura alla vita che implica la complementarietà a prescindere che si realizzi o meno etc.). Un punto di partenza che il pensiero post/metafisico non puó accettare: questo deve risultare, habermasianamente parlando, dialogico, comunicativo, includente e non escludente, aperto, un pensiero ove il “patriottismo costituzionale” comporta l’adesione a qualunque valore, a qualunque declinazione del principio personalista.
Eppure, proprio il superamento della metafisica classica dimostra la fragilità , la debolezza e le contraddizioni di questa prospettiva. Infatti, se si nega l’essenza, allora per la persona umana è indifferente essere ció che è, oppure un’altra cosa, tendere al proprio bene oppure distruggersi (Poppi). Questa conclusione, tuttavia, non regge.
Vediamolo con un esempio concreto: da una parte si afferma che è indifferente che un rapporto sia patologicamente infecondo o naturalmente infecondo perchè si considera sufficiente l’amore, dall’altra, peró, la seconda evenienza comporta, come conseguenza non proprio irrilevante, il necessario ricorso a forme di maternità surrogata (una volontà di dominio sul reale) o altro per “avere” un figlio. Tutto questo sta a dimostrare che solo l’essenza determina l’ “esse”, secondo l’insegnamento del grande Cornelio Fabro (1911/1995), lo “limita”, lo “contrae” e lo “inserisce” nel tutto della realtà .
Pertanto, l’ente si costituisce attraverso la comunicazione dell'”esse” proporzionato all’essenza, pena cadere in quell’indifferentismo cui conduce quella visione di essere meramente meccanicistica/naturalistica e, dunque limitante, propria della modernità .
Daniele Trabucco – costituzionalista

