“Qui non mangiamo bene”: la lagna dei migranti ‘in fuga dalla fame’

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(https://www.ilgiornale.it) – L’Italia sta vivendo da settimane una fortissima pressione migratoria. Lampedusa, la Calabria e la Puglia, porti di primo approdo per i barchini e per le motovedette che fanno la spola per il loro recupero sono in ginocchio e le Ong, che vengono smistate su altri porti, si lamentano perché vengono mandate troppo distanti. Tutti i centri di accoglienza del Paese vengono coinvolti nella gestione dei migranti e i numeri di quest’anno sono straordinariamente alti. Al 27 luglio sono stati quasi 88mila gli sbarcati, quasi il triplo rispetto allo scorso anno, a luglio supereremo quota 22mila e in diverse occasioni questo mese sono stati superati i 1500 migranti sbarcati al giorno. Una situazione d’emergenza a cui l’Italia sta facendo fronte da sola, senza il supporto dell’Europa. Eppure, il nostro Paese sta ricevendo pesanti critiche dai subsahariani che, oltre a essere irregolari nel nostro Paese, sembrano stupirsi di non essere stati accolti in hotel cinque stelle.

Abbiamo intercettato alcune conversazioni in cui i migranti che sono sbarcati nel nostro Paese hanno da lamentarsi per l’accoglienza ricevuta nei centri italiani. Non a Lampedusa, dove ormai non restano che poche ore, giusto il tempo della prima identificazione, ma nelle strutture sparse nel territorio a cui sono stati assegnati. “Siamo in Italia, a Fiuggi, sono passati 3 giorni ma il nostro campo non è in buone condizioni. Non abbiamo stanze né vestiti, non mangiamo bene, dormiamo in soggiorno e nessuno si prende cura di noi“, si legge in una delle lamentele mosse al nostro Paese. E ancora: “Siamo in un vecchio albergo chiamato palazzo, soffriamo molto e non c’è niente in ordine”.

Gli stessi subsahariani che ancora non hanno avuto modo di salire sui barconi alzano la voce per chiedere un minimo di ritegno a chi, invece di essere grato, sputa davanti allo straordinario sforzo fatto dall’Italia. Ma dai subsahariani le proteste non si fermano: “Malcontento nella maggior parte dei centri di accoglienza in Italia. Niente cure / niente cibo / i 75 euro mensili non vengono dati, niente vestiti”, dice uno dei portavoce della protesta subsahariana. I commenti di chi legge queste proteste dall’altra parte del Mediterraneo sono tutti dello stesso tenore: “Lascia in pace le persone. Sempre alla ricerca di agio. Siete ingrati”. E ancora: “Un gruppo di bastardi. E quelli che sono in Libia, Niger, Tunisia, Marocco, nel deserto? Siete stupidi così. Torna indietro invece di fare bordello. Siete figli di puttana”.

Ma chi si lamenta sembra essere convinto di essere nel giusto, di avere diritto a lamentarsi e a sputare contro l’Italia: “Ci trattano male e si lamentano che nessuno sta nei centri di accoglienza”. Non si capisce cosa vogliano dall’Italia ma forse è più semplice di quanto non sembri: sono stati caricati di grandi aspettative, pensavano di arrivare in Italia e trovare la vita facile, hotel di lusso e soldi in tasca e di essere liberi di muoversi nel territorio, nonostante lo status di irregolarità.

E vengono pubblicati perfino i video di denuncia sul cibo, che a loro dire non sarebbe degno dei loro palati: “Per favore, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ci hanno mandato a Bologna e qui non ci trattano bene”. In realtà, come successivamente viene indicato nella lamentela, il centro si trova in provincia di Modena e non a Bologna ma poco cambia. Il menu che viene mostrato prevede pollo, riso, verdure e pasta al sugo, un pasto dignitoso servito in contenitori monouso che, senza retorica o populismo, molti italiani non possono nemmeno permettersi.

Il nodo della questione non sembra essere la qualità ma il tipo: pare pretendano di mangiare i piatti tipici dei loro Paesi. E infatti fioccano le proteste degli stessi migranti che ancora non hanno preso il mare: “A casa mangi meglio? Sei lì a sabotare la gente, quello è il loro cibo e se non lo mangi lascialo”. E fioccano accuse di ingratitudine verso l’Italia dall’altra parte del Mediterraneo da parte di chi sogna l’Europa, mentre il nostro Paese è impegnato in enormi sacrifici per il loro sostentamento. E in tutto questo, nel marasma degli attacchi all’Italia, non mancano insulti contro Giorgia Meloni: “Donna cattiva e razzista”.

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