Il caldo potrebbe fermare la giustizia a Roma

caldo ventilatore

AGI.it – C’è anche un altro problema che sta mettendo in ginocchio la giustizia e che, almeno per il momento, ha trovato poco spazio su giornali e tv. Non è il concorso esterno in associazione mafiosa e nemmeno la separazione delle carriere nella magistratura. Si tratta di un problema molto più vicino a ognuno di noi: il grande caldo. Soprattutto a Roma – temperatura di ieri 39 gradi -, la situazione è complessa.

A mettere in ginocchio magistrati, cancellieri e forze dell’ordine del tribunale della Capitale la rottura di diversi condizionatori. “Solamente questa mattina due dipendenti si sono sentite male: manca l’aria sia nella palazzina C della procura sia al tribunale Monocratico che, al quarto piano, ospita le stanze di alcuni pm”, spiegano all’AGI i rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori (Rls ed Rsu) della procura.

Una situazione allarmante e che è destinata a peggiorare. “Siamo la terza procura più grande d’Europa, ma bisognerebbe parlare della ‘bufala più grande d’Europa’. Stiamo con i ventilatori e, se proviamo ad azionare i ‘pinguini’ la corrente salta e la luce si spegne”, aggiungono le sindacaliste. L’AGI ha girato tra quelle stanze e ha visto gli sguardi dei dipendenti, il sudore grondante sui fascicoli.

All’ufficio del 415 bis, dove partono le notifiche agli indagati, gradi percepiti: 40. Dopo 10 minuti io, e due dipendenti, siamo costretti a uscire. Non va meglio all’ufficio esecuzioni. “Una situazione da ‘Terzo Mondo’, siamo costretti ad andare al bagno e a fare impacchi con l’acqua gelata ogni 20 minuti”, dicono le dipendenti. Il tutto con il benestare del medico del tribunale che raccomanda di “prendere aria quando possibile”.

E, come se non bastasse, anche la beffa: sulle porte di alcuni uffici si raccomanda ancora la mascherina anti-Covid ai dipendenti. Un ricordo di un’emergenza forse passata. Ma a quella attuale, sembrerebbe, non pensare nessuno. “Abbiamo delle segnalazioni di punte di 30/31 gradi in alcuni uffici, ovviamente a queste temperature è difficile garantire un servizio accettabile. Eppure noi non possiamo abbandonare la postazione perché facciamo parte dei cosiddetti: servizi indifferibili. La giustizia non può fermarsi: ci sono colleghi con il sudore che cade sui fascicoli”, racconta Cristina Marcone, rappresentante per la sicurezza dei lavoratori (Rls ed Rsu) del tribunale di Roma.

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