Il rapporto annuale dell’Istituto di statistica segnala che li indicatori del benessere dei giovani sono ai livelli più bassi in Europa: nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni (4 milioni e 870mila persone) ha almeno un segnale di deprivazione. Inoltre circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, fa parte dei Neet: non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione. La quota di Neet è comunque calata fino a tornare a un livello prossimo al minimo del 2007, ma resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e più bassa solo di quella della Romania.
La trappola della povertà passa di padre in figlio
In Italia, secondo il rapporto Istat, la “trappola della povertà” è più intensa che nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea e sta aumentando più che altrove, a confronto con il 2011. Quasi un terzo degli adulti (tra 25 e 49 anni) a rischio di povertà proviene infatti da genitori che, quando erano 14enni, versavano in una cattiva condizione finanziaria. Gli ultimi dati disponibili, relativi al 2019, indicano in Italia il valore più alto tra i principali paesi europei e nel complesso dell’Ue inferiore solo a quello di Bulgaria e Romania.
Salari inferiori alla media Ue di 3.700 euro
A questo contribuisce anche il fatto che i lavoratori italiani guadagnano circa 3.700 euro l’anno in meno della media dei colleghi europei e oltre 8mila euro in meno della media di quelli tedeschi. La retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca, nel 2021, a parità di potere d’acquisto. Tra il 2013 e il 2022, secondo l’Istat, la crescita totale delle retribuzioni lorde annue per dipendente in Italia è stata del 12%, circa la metà della media europea: il potere di acquisto delle retribuzioni, negli stessi anni, è sceso del 2% (+2,5% negli altri paesi). tgcom24.mediaset.it