Ucraina, Tricarico: “Zelensky e Petreus mentono, Kiev non può vincere”

Leonardo Tricarico

(di EDOARDO SIRIGNANO – lidentita.it) – “La Russia sarà un gigante dai piedi di argilla, ma Zelensky non può vincere la guerra. Le armi di ultima generazione inviate dall’Occidente non possono ribaltare l’esito del conflitto. Anzi ci se ci sarà una dura controffensiva, non è da escludere del tutto il pericolo atomico”. A dirlo il generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

Zelensky sostiene di essere pronto per la controffensiva. Bleffa o davvero l’Ucraina sta per sferrare l’attacco decisivo?
Non è vera né la prima ipotesi, né la seconda. La certezza è che Zelensky, da mesi, ha in mente un rinvigorimento delle sue attività. Non credo, però, che possa raggiungere l’obiettivo che denuncia da un po’ di tempo a questa parte, ovvero liberare il territorio ucraino, Crimea compresa.

Perché il piano di Kiev non può realizzarsi?
Pur avendo i piedi di argilla, la Russia resta un gigante. Non è così semplice, tra l’altro con un esercito di proporzioni nettamente inferiori, anche se qualitativamente migliore, battere Mosca. Le forze in campo non sono così determinanti, né da una parte, né dall’altra. Le ultime dichiarazioni di Kiev sono abbastanza inverosimili.

Il generale statunitense David Petraeus, ex direttore della Cia e noto per aver guidato le operazioni militari in Iraq e Afghanistan, parla di un dispiegamento di forze impressionante da parte di chi è stato invaso. C’è qualcosa che non sappiamo?
No! Tutti saremo impressionati dalla controffensiva, ma non tanto da assistere alla cacciata dei russi dall’Ucraina.

Ingenti perdite per Putin e i suoi, però, non potrebbero portarli all’utilizzo dell’arma atomica?
Questa ipotesi è sullo sfondo dal primo giorno. È chiaro che più il tempo passa e più deve essere presa in seria considerazione. Chi oggi sostiene che è improbabile forse ha ragione, ma siamo sempre su una scommessa. Non si può giocare sul futuro del pianeta. È bieco, ignobile. La posta in gioco è troppo alta.

Quanto durerà ancora il conflitto?
Sono convinto che ci sono dei fattori che potranno sparigliare lo stallo. Il primo è certamente il fenomeno della partigianeria, cioè di russi che non condividono la linea di Putin. Il secondo sono le elezioni negli Stati Uniti e nella stessa Russia. Potranno mutare certamente le politiche nei confronti di Kiev. Il terzo è il rischio di nuovi focolai. Mi riferisco ai Balcani, alla Libia, a una serie di conflitti collaterali che Mosca potrebbe alimentare per esercitare dissuasione verso chi è entusiasta di sostenere la causa Zelensky. C’è, infine, qualche altro aspetto, al momento non tanto visibile, ma che potrebbe essere una novità.

A cosa si riferisce?
Al cedimento, di schianto, del potere russo. Può succedere.

Prigozhin, ad esempio, accusa il Cremlino di non aiutare i mercenari, tagliando loro le vie di fughe…
La sua è una guerra personale. Nonostante qualche colpo di maglio assestato alla catena gerarchica, non sembra aver tanto scalfito il sistema. È, comunque, tutto da vedere. Sono valutazioni abbastanza complesse. C’è un’imprevedibilità da mettere sempre in conto.

L’ipotesi pace è ormai stata messa in soffitta?
Non è stata mai, non è e spero non sia mai un qualcosa da mettere in soffitta. Si tratta di un errore fondamentale, commesso da tutti, nessuno escluso. Si è ancora però, in tempo per correggerlo, mettendo a punto uno schema di cessazione delle ostilità, un negoziato.

Nessuno sembra ci stia lavorando…
Sono d’accordo! Molto pregevole, più di ogni altro sforzo, quello della Cina. Ha detto due verità fondamentali, che si fa finta di non vedere e sulle quali invece si dovrebbe lavorare. Nei primi due punti dei dodici presentati da Pechino (ndr. rispettare la sovranità di tutti i Paesi e abbandonare la mentalità da Guerra Fredda) è contenuto il senso vero della proposta di Xi. Anche se insufficienti, rappresentano il punto di partenza verso la pace.

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