Secondo i dati Istat relativi al 2022 la natalità in Italia è al minimo storico, e la mortalità resta ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per mille abitanti. Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità , attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nascite, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.
Le cause del calo
Questa diminuzione è dovuta solo in parte alla spontanea o indotta rinuncia ad avere figli da parte delle coppie. In realtà , tra le cause pesano molto sia il calo dimensionale sia il progressivo invecchiamento della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni).
Sui decessi pesano i picchi di afa e di gelo
Nel 2022 i decessi in Italia sono stati 713mila, con un tasso di mortalità pari al 12,1%. Rispetto all’anno precedente il numero dei morti è superiore di 12mila unità , ma inferiore di 27mila rispetto al 2020, anno di massima mortalità per via della pandemia. Il numero più alto dei decessi – rileva l’Istat – si è avuto in concomitanza dei mesi più rigidi, gennaio e dicembre, e nei mesi più caldi, luglio e agosto. In questi soli quattro mesi si sono osservati 265mila decessi, quasi il 40% del totale, dovuti soprattutto alle condizioni climatiche avverse che hanno penalizzato nella maggior parte dei casi la popolazione più anziana e fragile, composta principalmente da donne.
Calano i residenti in Italia, aumentano gli stranieri
L’analisi segnala una lieve crescita degli stranieri in Italia: la popolazione di cittadinanza straniera al 1° gennaio 2023 è di 5 milioni e 50mila unità , in aumento di 20mila individui (+3,9%) sull’anno precedente. Ancora in calo la popolazione residente, che tocca i 58 milioni e 851mila unità , 179mila in meno sull’anno precedente, per una riduzione pari al 3%. Prosegue, dunque, la tendenza alla diminuzione, ma con un’intensità minore rispetto sia al 2021 (-3,5%), sia soprattutto al 2020 (-6,7%), anni durante i quali gli effetti della pandemia avevano accelerato un processo iniziato già nel 2014.
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