Crisanti: ‘il 4 febbraio ad Alzano circolava già il Covid’

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Oltre ottanta pagine di osservazioni, numeri, rivelazioni, decisioni prese e non. E’ la relazione affidata a giugno 2020 al microbiologo Andrea Crisanti dalla procura di Bergamo che indaga sulla gestione del Covid, dalla mancata attuazione del piano pandemico fino alla decisione di non istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro, il focolaio della Val Seriana, come invece era avvenuto già il 23 febbraio nel Lodigiano. Ecco le date chiave indicate nel documento richiesto dai pm.

4 febbraio

Già il 4 febbraio 2020 all’ospedale di Alzano Lombardo circolava il Covid, più di due settimane prima della data del caso di Paziente 1, con tre pazienti infetti ricoverati nel reparto di medicina al terzo piano e uno nel reparto al secondo piano “con un quadro clinico compatibile con infezione da Sars-Cov2 poi confermata con tampone molecolare”.

12 febbraio

Il 12 febbraio 2020, otto giorni prima della scoperta del primo caso a Codogno, l’epidemiologo Stefano Merler, chiamato come consulente, “in una riunione a cui partecipava anche il ministro Speranza” illustrò scenari di diffusione del contagio Covid, basati “sulle osservazioni cinesi”, e spiegò che “l’impatto sul sistema sanitario italiano sarebbe stato devastante in termini di decessi e occupazione dei reparti di terapia intensiva”.

17 febbraio

Il 17 febbraio 2020, si legge ancora nella relazione commissionata dai pm di Bergamo a Crisanti, Merler ha presentato un “modello” in cui si diceva che per mitigare “la diffusione del virus” dovevano essere applicate “rigide misure” come la zona rossa. Il 20 febbraio, poi, Merler presentò l’ormai noto Piano Covid, che, secondo l’accusa, però, fu ignorato dal governo Conte e dal Cts.

24 febbraio

Il 24 febbraio 2020 “il Cts evidenziava che in assenza di sintomi il test era ingiustificato” parlando del rischio di “una sovrastima del fenomeno sul Paese”. Una indicazione che “avrà gravi conseguenze invece per comprendere cosa stava realmente accadendo”, perché il “conteggio dei casi asintomatici” avrebbe dato “informazioni cruciali sull’entità della diffusione” del Covid. Nella consulenza di Crisanti viene inoltre riportata una mail inviata da un professore dell’Imperial College di Londra e arrivata a membri del Cts, che non fu presa “in debita considerazione”.

27 febbraio

Nei giorni 27 e 28 febbraio 2020 “il Cts e il ministro Speranza hanno tutte le informazioni sulla progressione del contagio che dimostravano come lo scenario sul campo” fosse “di gran lunga peggiore di quello ritenuto catastrofico”. E le “informazioni sulla gravità della situazione” ad Alzano e Nembro furono oggetto di una riunione del Cts del 2 marzo “non verbalizzata ufficialmente” alla presenza “del ministro Speranza e del presidente Conte”. Sempre il 27 febbraio, secondo la consulenza, è la data in cui “il Cts e Regione Lombardia erano diventati consapevoli della gravità della situazione”.

28 febbraio

Fu il “28 febbraio 2020” il giorno cruciale che portò l’Italia a non riuscire a contrastare la pandemia da Covid, malgrado i dati a disposizione, perchéinvece che alle zone rosse, come quella da applicare in Val Seriana, il Cts si affidò a “misure proporzionali” per combattere un “virus che si propagava esponenzialmente”.

Le “valutazioni e le decisioni del Cts prese il 28 febbraio”, si legge nel documento elaborato da Crisanti, “avranno conseguenze devastanti nel controllo dell’epidemia in Italia che si trova da quel momento in balia all’improvvisazione”.

Il piano pandemico nazionale “non era stato attivato il 5 gennaio”, giorno dell’allarme lanciato dall’Oms, e poi il 28 febbraio il Cts “abbandonava anche le indicazioni del Piano Covid di risposta all’emergenza preparato dalla fondazione Kessler”. Adottò, invece, come risulta dagli atti acquisiti dagli inquirenti, una linea “ispirata a un principio di proporzionalità”. Come se, scrive Crisanti, “prima di estendere le misure previste per la zona rossa si dovesse realizzare uno scenario ancora peggiore di quello che aveva indotto il Cts e il ministro Speranza a secretare il piano Covid”.

Nella relazione di Crisanti anche considerazioni di questo tipo: “con questi livelli di progressione e le conoscenze di matematica impartite alle nostre scuole medie si sarebbe potuto facilmente calcolare che nel giro di due giorni i casi avrebbero raggiunto quota mille” in Lombardia, dopo il 28 febbraio.

2 marzo

Sulla riunione del 2 marzo del Cts con Conte e Speranza, Crisanti scrive che “il dottor Miozzo stende il verbale” che “non condivide con nessuno e rimane in suo possesso”. Nella consulenza viene riportato anche quel “modello matematico” con cui Crisanti ha stimato l’effetto che misure più restrittive e tempestive, come la zona rossa, avrebbero avuto “sulla diffusione del virus e della mortalità”. La zona rossa in Val Seriana, si legge, “al giorno 27 febbraio 2020 e al giorno 3 marzo 2020 avrebbe permesso di evitare, con una probabilità del 95%, rispettivamente 4148 e 2659 decessi”.
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