I visibili invisibili

invisibili

di Emiliano Scappatura – In Italia il problema è sempre quello. Come aveva detto Longanesi la gente vuole fare la rivoluzione d’accordo coi carabinieri perché tutti sanno pure come sarebbero giuste le cose però ognuno, poi, ci ha pure le sue cose da pensare e non vuole problemi. Insomma, come diceva sempre Leo, ognuno tiene famiglia, che è poi la versione più moderna del particulare guicciardiniano, e quindi la rivoluzione facciamogliela fare agli altri, e se poi gli va bene diciamo che c’eravamo pure noi, ma se poi ci sono guai, alla fine, e chi li conosce? D’altronde pure il fascismo è finito così. Vent’anni di pecoroni e poi si è scoperto che erano tutti antifascisti. Come osservò Churchill, in Italia c’erano novanta milioni di abitanti quell’anno, quarantacinque milioni di fascisti prima dell’otto settembre, e quarantacinque milioni di antifascisti dopo.

Adesso sta girando per il Belpaese il film “Invisibili” che mostra che quello che ci (gli) hanno propinato non solo non era mica un vaccino (ma questo si sapeva già, che non basta cambiare il nome alle cose per cambiarne anche la sostanza), ma era qualcosa di anche molto pericoloso, e tutti quelli che erano là in fila chissà che cosa si sono messi dentro. Credo che sia solo l’incipit di una colossale operazione di disvelamento, e magari un giorno, forse, anche in questo paese di mezze verità qualcuno ci spiegherà perché si è voluto giocare in maniera così cinica, abominevole e squallida sulla pelle di una intera popolazione (mi è sempre sembrata ingenua l’idea che sia l’ideale e l’altruismo a guidare le azioni umane, ma se dietro tutto questo ci dovessero essere popolazioni mandate allo scempio solo per aumentare profitti allora davvero c’è da raggelare, e forse c’è da ragionare sull’infausta profezia di Marx quando disse che un giorno non sarebbe più stato l’uomo a comandare il capitale ma il capitale a comandare l’uomo).

Il problema, naturalmente, è come è stata affrontata la cosa. Mussolini diceva che anche non volendo non si poteva fare a meno di diventare padroni in uno Stato di servi. Ma proprio tutti servi in questo Stato non erano. La tentazione a genuflettersi, naturalmente, è sempre forte tra la gente italica, ma poi si scopre che qualche uomo libero c’è pure. Quando impose il giuramento ai professori universitari, su oltre mille e duecento, una decina si rifiutarono: pochini, ma dimostrarono che forse si poteva andare oltre il chiacchiericcio di chi si dimostrava antifascista e anche comunista ma poi, tra la pappa e l’ideale, qualcosa bisognava pur mettere in pancia. Adesso qui c’era pure qualcuno che ha osato protestare.

La situazione non era di quelle favorevoli, certo. Il giornalismo, come si compete ad una dittatura, era di quelli di regime. Qualcuno, come Formigli, che forse lo ha studiato nella Corea del Nord, disse subito chiaramente che non avrebbe lasciato spazio a chi avversava le politiche governative. Gli altri lo fecero, ma solo per finta. Eppure, nonostante tutto, tra offese e fastidi vari, qualcuno in piazza è sceso, a dimostrare che qualche uomo libero c’è pure in questo tristo paese. Solo qualcuno, naturalmente. Si è visto addosso gli improperi non di buontemponi, ma di illustri esponenti governativi e di illustri intellettuali, quelli che volevano dare a Draghi i pieni poteri e ritenevano di non doverlo neanche nascondere, e qualcuno si lasciò sfuggire che con quei seccatori Bava Beccaris sì che avrebbe saputo risolvere il problema.

Infine se la cacciarono con una legge per cui, siccome sparagli addosso non potevano, andassero a manifestare dove non davano fastidio, che nelle città la gente, quella obbediente, aveva da fare. Nella mia scuola, su oltre duecento, solo in tre osammo ribellarci: a parte i soliti che credevano di ricevere la panacea c’era anche un cospicuo numero di impauriti ma poi, a poco a poco, cominciarono a piegarsi e, con le minacce finali, eccoli tutti in riga. Bisogna pur guardare il proprio interesse. “Ma questa vedrai se non sarà l’ultima volta”, borbottarono. Adesso calo la testa, ma poi vedrai cosa sono capace di fare: la schiavitù a orologeria.

Adesso che i vecchi aguzzini sembrano disarmati, ecco che, come quando in Italia Mussolini perse la guerra, si va diffondendo un altro vecchio sport nazionale: sparare sui cadaveri. Ecco che come mentre prima erano tutti antifascisti, ma non se ne era accorto nessuno, adesso che è crollata quest’altra dittatura ecco che vengono fuori i nuovi partigiani, quelli che da sempre erano contrari a tutto lo schifo che abbiamo alle spalle, e anche qui non se ne era accorto nessuno.

Come mi disse Enzo Misefari durante una delle nostre passeggiate: “Non prendiamoci in giro: se al confino invece di essere quattro gatti avessimo avuto l’appoggio della gente, il fascismo non sarebbe durato vent’anni”. Adesso è troppo comodo dire che è stato imposto tutto, che il giornalismo in Italia è venduto, che c’è stata una menzogna: tutto vero, certamente. Ma la gente che ha avuto il coraggio di opporsi dimostra che si poteva nonostante tutto essere liberi. E, quel che è peggio, siamo sicuri che come sono rimasti soli prima saranno di nuovo soli anche alla prossima occasione. Alla prossima dittatura tutti questi che adesso lanciano imprecazioni saranno di nuovo subito tutti in fila. Non si può mica lasciare aspettare la pancia.

prof. Emiliano Scappatura

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