Dobbiamo conoscerci e ritrovarci, non siamo pochi. E vinceremo!

tiro

di Francesco Scala – Approfitto della pausa feriale di agosto per chiarirmi le idee prima che la giostra cominci a girare sempre più veloce come è naturale che sia (naturale ma anche effetto indotto per risucchiare nel gorgo). Come al solito procedo per punti:

l’Italia non è un Paese sovrano; il Trattato cosiddetto di pace di Parigi e le clausole tuttora segrete a margine di esso intercorse con gli USA, la forte presenza militare americana oltre a quella NATO, l’essere i nostri servizi non infiltrati ma semplicemente eterodiretti dallo zio Sam (o forse, per meglio dire, dal deep state americano) fanno dell’Italia meno che una colonia. Nonostante questo le generazioni precedenti alle nostre hanno saputo compiere il “miracolo italiano”; hanno saputo, cioè, andare oltre il recinto disegnato e circoscritto a mezzo del Trattato (e degli accordi a margine) a mio parere mettendo a frutto tre distinte circostanze/opportunità:

1) milioni di lavoratori onesti e virtuosi, dediti alla famiglia ed al risparmio e cattolici ferventi che, insieme ad imprenditori (Olivetti, Piaggio e tanti altri) portatori di una visione sociale del fare impresa (cattolica e latina e non protestante/anglosassone), si sono rimboccati le maniche ed hanno remato alacremente per vent’anni e più in un’unica direzione. L’articolo 1 della nostra Costituzione e tutto il titolo primo di essa hanno rappresentato il patto fondante della Repubblica; tutti (con maggiore o minore consapevolezza) si sono sentiti attori e protagonisti della/nella Comunità (e lo sono stati per davvero).

2) Una classe politica e dirigente del dopoguerra illuminata e concorde nel perseguire unitariamente l’interesse nazionale; forgiata nella scuola pubblica riformata da Gentile nel 1923 (che ha prodotto effetti eccellenti fino alla fine del secolo, prima di essere deliberatamente smantellata con effetti devastanti), qualunque fosse la matrice politica e culturale di riferimento, ha mantenuto e preservato la capacità di riconoscere/riconoscersi valore reciprocamente e nel contempo riconoscere valore all’impianto fascista dell’Italia (ENI, IRI, INPS, INA, CONI e tanto altro) di cui la stessa riforma Gentile era un coerente e strutturante pilastro, per dargli pieno compimento tutti insieme; con un’unica, fondamentale mistificazione unificante: l’antifascismo conclamato ed il mito (alquanto fasullo) della Resistenza a coprire la totale, accettata subalternità agli USA. A ragion veduta dobbiamo prendere atto che è stata una scommessa, l’unica possibile in un contesto connotato dalla volontà diffusa di mortificare ed annientare l’Italia (e la Germania) mettendola definitivamente sotto il giogo anglosassone; ed è stata una scommessa vinta da quella classe politica e dirigente insieme a tutto il Paese. E’ stata vinta anche grazie alla circostanza di cui al seguente punto “3” ma ora mi preme sostanziare quanto appena affermato con l’elenco di alcuni fatti e circostanze che sono ormai Storia: l’operato di Togliatti quale ministro della Giustizia; l’atteggiamento di tutti nella vicenda dell’attentato allo stesso Togliatti; il segreto gelosamente conservato anche dai comunisti sulle clausole segrete con gli USA (costituenti successivamente la polizza ed il passe-partout, alla fine del PCI per l’accesso al governo di Napolitano, primo ministro degli Interni non democristiano, D’Alema & c.); mons. Montini, futuro papa Paolo VI, responsabile dei “servizi” del Vaticano che preavverte i nostri servizi (invano) circa l’attentato a Mattei; Berlinguer, scampato miracolosamente all’attentato a Sofia nel ’73 che per ritornare in Italia si rivolge a Moro direttamente perché solo di lui si fidava; l’atteggiamento dello stesso Berlinguer e di tutto il PCI nonché di una parte cospicua della DC durante la vicenda del rapimento ed assassinio di Moro stesso (che oggi ci “dice” e spiega con chiarezza, chi ha fatto che cosa, per opera di chi, con quali coperture, quali intenti e, soprattutto, chi sono stati i beneficiari interni ed esteri dell’assassinio di Moro). E’ evidente l’unità di intenti nel far prevalere l’interesse nazionale resistendo compatti alla pressione (sempre più crescente) proveniente dall’esterno. A ben vedere questa pressione è stata esercitata con modalità e tempi impeccabili, sempre più stringenti: dall’assassinio di Mattei (1962) al rapimento ed uccisione di Moro (1978) attraverso la strategia della tensione di fine anni ’60 e ’70 fino alla eliminazione di Falcone e Borsellino (1992) che probabilmente avevano ricostruito tutto e sapevano ed alla liquidazione di Craxi (1993): game over. Fatta fuori la classe politica e dirigente del Paese che aveva abilmente “utilizzato” e cavalcato le feroci contrapposizioni interne (DC/PCI come rappresentanti del blocco atlantico e di quello sovietico) per perseguire un comune interesse nazionale riuscendoci mirabilmente e con profitto di tutta la Comunità nazionale, per la legge del contrappasso ci hanno propinato una falsa contrapposizione centrodestra/centrosinistra che ha perseguito (riuscendoci) la distruzione sistematica del Paese, segando uno ad uno i pilastri fondamentali (dalla Scuola/percorso di formazione ed istruzione all’apparato produttivo, al sistema bancario al drenaggio dell’enorme risparmio privato e del patrimonio immobiliare diffuso al commercio ed all’utilizzo delle risorse comuni e demaniali) che avevano costituito la struttura portante e distintiva dell’Italia.

3) Il miracolo italiano di cui al punto precedente si è realizzato non solo in virtù della situazione interna (come descritta) ma anche in concomitanza con quanto è avvenuto negli USA negli stessi anni ed in quelli successivi. Forse conviene prendere in considerazione quanto ci suggerisce una fonte autorevole (perché dotata di una postazione di osservazione senza dubbio nevralgica e privilegiata) quanto insospettabile: Bob Dylan nel recente “Murder most foul”. Nel testo della canzone fa riferimento all’assassinio di JF Kenedy (e non solo) come momento di svolta, di ingresso nel “segno dell’Acquario”. E’ indubbio che da quell’evento ed in progressione geometrica, quello che chiamiamo Deep State si è impadronito degli USA usandoli come clava, gendarme, realizzatore di un nuovo ordine mondiale. Gli eventi in Italia hanno seguito lo stesso corso; nuovi padroni hanno selezionato e insediato nuovi maggiordomi e servitori facendo tabula rasa dell’esistente con un dispiegamento di risorse, mezzi ed intelligenze senza precedenti.

Negli ultimi 60-70 anni la società occidentale ha subito profonde trasformazioni, le donne e gli uomini che la compongono sono affatto diversi dalle precedenti generazioni; è accaduto gradualmente ma anche velocemente e non ce ne siamo accorti. Da “braccia e teste” per produrre siamo passati ad essere principalmente “consumatori”, infine “spettatori” passivi ed omologati di un farsa virtuale, di un ologramma. Che vi fossero più braccia per lavorare e menti sempre più raffinatamente formate e strutturate ha rappresentato una necessità del sistema in passato; i grandi numeri sono serviti ancora (opportunamente commutati e coniugati) nella modalità “consumatori”; siamo diventati tanti, troppi nella modalità “spettatori”; in più, c’è un blocco (tuttora abbastanza nutrito) di menti strutturate, formate, funzionanti e con un livello alto di cultura, consapevolezza, memoria storica, esperienza che possono diventare “lievito” pericoloso sia pur in una massa completamente omologata. Ai due ultimi “intralci” si provvede “falciando” e controllando parossisticamente con l’ausilio delle nuove tecnologie, possibilmente con accesso diretto nel soma delle persone per troncare sul nascere ogni problema. Un sapiente e raffinato gioco freno/frizione, ben dosato nel tempo e nei tempi …… et voilà: les jeux sont faits, rien ne va plus!

Giova far presente che viviamo inconsapevolmente in una realtà fortemente distopica: la differenza tra la nostra percezione dello stato dell’arte ed il livello effettivo raggiunto dal progresso scientifico e tecnologico, le biotecnologie, le nanotecnologie, l’ingegneria genetica e quella sociale, la capacità di rappresentazione, induzione e manipolazione della realtà da parte dei media, l’azione ormai pluridecennale di mirata e sapiente prefigurazione del “nuovo mondo” operata dal cinema, dalle fiction, dal mondo tutto dello spettacolo, gli investimenti profusi da decenni in tutti i settori appena elencati (4parzialmente), ebbene la differenza tra tutto questo e la percezione comune della realtà è incommensurabile. Per quanto ci sembra di aver realizzato, restiamo comunque almeno 4 passi indietro; passi, quelli nostri, ampiamente pre-visti dal sistema. Possiamo ben dire che il “diavolo fa le pentole e pure i coperchi e pure quelli di riserva”! Basti pensare a ciò a cui stiamo assistendo in questa fase “elettorale”: ogni dinamica ed ogni spazio possibile è stato occupato e/o presidiato opportunamente ad opera di “personale fidato ed all’uopo formato e preposto”. Il timore di restare fregati a meno di un metro dal traguardo è enorme; teniamolo presente. Ogni parte della rappresentazione ha un interprete; dai protagonisti alle ultime, quasi invisibili, comparse è stato già tutto assegnato; nulla è sfuggito e/o può accadere per caso.

Le trasformazioni della società negli ultimi anni hanno una caratteristica comune a tutti gli ambiti e settori che costituisce il fattore di maggiore fragilità e vulnerabilità: si è interrotta la verticalità. Fino a poco tempo fa ciascun ambito e/o settore aveva un’organizzazione piramidale. All’interno di ciascuna piramide ogni livello aveva un ruolo ed una funzione; le istanze ed i bisogni, le coperture necessarie così come i “dividendi”, i profitti, i compiti e le funzioni erano assicurati ed efficienti: ciascuno faceva il suo ed il “sistema” tutto funzionava con coerenza ed efficienza; i vertici di ciascuna piramide, interfacciandosi e negoziando con i vertici delle altre piramidi garantivano anche gli interessi e le istanze di coloro che rappresentavano. Da un po’ i vertici di ciascuna piramide, invece, hanno smesso di esercitare il ruolo e le funzioni di rappresentanza dei livelli subalterni negoziando vantaggi comuni ad essi; sedendo insieme al tavolo unico di coloro che davvero contano, hanno deciso di fare gruppo con i loro pari di altre piramidi; hanno verificato che i loro interessi non collimano più con quelli della piramide di appartenenza bensì collimano con quelli degli altri di pari livello seduti allo stesso tavolo: tutti hanno tradito i livelli inferiori e subalterni; hanno già scelto. In questo scenario, i primi da abbattere perché più pericolosi per i vertici, piramide per piramide, sono i livelli alti, medio alti e medi di ciascuna piramide; e lo devono fare prima che costoro capiscano come stanno effettivamente le cose. In acque basse o bassissime uno squalo muore molto prima di una sardina. Il trucco sta nel non far capire a quale altezza si è spezzata la piramide dando l’illusione ai livelli più alti di poter accedere al livello superiore. Ovviamente le porte stagne sono già ermeticamente chiuse e moltissimi aspiranti resteranno fuori. Bisogna confidare nell’intelligenza e nella prontezza di costoro. Il conflitto ormai non è più fra parti contrapposte (fascisti/antifascisti, destra/sinistra, guelfi/ghibellini, cattolici/protestanti/musulmani/ebrei etc.) ma orizzontale: il basso contro l’alto. Ai livelli alti e medio alti (diversi dai “sommi”) sta la scelta fra l’essere avanguardia di un fronte che poggia su una base amplissima sottostante oppure retroguardia soccombente di vertici “assurti in cielo” beati per cazzi loro.

Sulle mappe c’è sempre il tondino evidenziato con “Voi siete qui”; ecco, noi ci troviamo qui, a questo punto della storia e dobbiamo decidere che fare. Una cosa da non fare è entrare (da qualsiasi porta predisposta) nel labirinto: di sicuro non ne usciremmo vivi; è una tonnara!

Forse dovremmo sforzarci di conoscerci e riconoscerci, di trovarci e ritrovarci. Non siamo pochi. Anzi. In questi ultimi due anni quelli penalizzati, mortificati, esposti alla gogna e gravemente discriminati; quelli sospesi dal lavoro o che hanno perso il lavoro perché coinvolti in attività (commerciali, professionali, produttive) deliberatamente infartuate ed azzerate; quelli che si sono visti erodere i risparmi di una vita; quelli che hanno una piccola prima casa di proprietà e che si rendono conto che non potranno più farvi fronte; quelli che sanno che non potranno più sostenere i costi dell’energia e delle utenze fondamentali nel prossimo inverno; siamo in tanti; proviamo a prenderci per mano e ci renderemo conto che siamo la maggioranza. Troveremo il modo di affrontare il “drago” tenendoci per mano e guardandolo negli occhi; determinati e silenti; pacifici.

E vinceremo!

Francesco Scala

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