I problemi europei e italiani visti dal Parlamento Europeo. On. Francesca Donato

Francesca Donato

Abbiamo chiesto all’On. Francesca Donato, Europarlamentare, un suo punto di vista sui temi più delicati nell’agenda delle istituzioni Europee ma anche dei singoli stati membri.
di Guido De Simonewww.planet360.info

Chi è l’On. Francesca Donato
Classe 1969, nata ad Ancona, laureata in Giurisprudenza a Modena, Francesca Donato si è subito distinta per la sua autonomia di pensiero, tanto che è stata candidata al Parlamento Europeo dalla Lega di Matteo Salvini come indipendente.
A seguito dell’appoggio esplicito della Lega al Governo Draghi, favorendo le imposizioni nelle varie forme della cosiddetta “vaccinazione”, seguendo le proprie convinzioni personali ha deciso di lasciare il partito e dichiararsi indipendente (“non iscritti”, dal 6 ottobre 2021), per continuare a difendere le posizioni degli Italiani che non volevano sottostare all’obbligo vaccinale.
Di conseguenza, venne espulsa dal gruppo parlamentare europeo ID, “Identità e Democrazia” (formato dai partiti sovranisti, tra cui la Lega) costituitosi a seguito delle elezioni europee in cui è stata eletta nel collegio insulare italiano. Di origine veneta, Donato vive e risiede a Palermo dal 1999.

In un panorama in cui un impressionante numero di politici, italiani ed europei, sembrano appiattiti sulle posizioni “ufficiali” di chi è al governo, sia sul piano degli interventi in nome della “salute”, sia per l’appoggio autolesionistico al governo ucraino e contro la Russia, l’On. Francesca Donato, nonostante i molti attacchi subiti (perfino Facebook le ha chiuso la pagina), rimane coerente alla sua visione dei fatti, come lei sostiene, su basi quanto più possibile oggettive.

In un contesto in cui l’Unione Europea riveste un peso sostanziale nelle decisioni politiche degli Stati Membri e nella politica estera continentale, abbiamo posto all’On. Francesca Donato alcune domande chiave, per aiutarci a capire le posizioni e le tendenze che, se nulla cambia, condizioneranno il nostro futuro prossimo e remoto.

Una domanda finale riguarda la politica italiana, essendo state improvvisamente indette le elezioni politiche nazionali il prossimo 25 settembre e poiché, dopo aver avuto la proposta da alcune delle nuove formazioni del cosiddetto “Fronte del Dissenso”, alcuni comportamenti e proposte politiche l’hanno indotta a recedere e non accettare una candidatura, pur facendo gli auguri a tutti coloro che operano per il bene del paese.

L’intervista

On. Francesca Donato, la ringraziamo per la sua disponibilità e, visto il suo attuale ruolo istituzionale, le chiediamo di aiutarci a chiarirci le idee sull’atmosfera e sulle propensioni che attualmente prevalgono nelle istituzioni dell’Unione Europea e, per quanto a sua conoscenza, oltre che in Italia anche negli altri Stati-membri.

Conflitto in Ucraina

Domanda – Inizierei dal conflitto in Ucraina, che, insieme alla cosiddetta “Pandemia di COVID 19”, sono i fatti che hanno letteralmente sconvolto ogni equilibrio e diritto faticosamente raggiunto nel Vecchio Continente.

Risposta – Sicuramente la mia posizione è abbastanza nota. Io sono sempre stata contraria al posizionamento dell’Unione Europea, e anche italiano sul sostegno incondizionato al governo ucraino in questa situazione, perché ho sempre pensato che il ruolo corretto dell’UE sarebbe stato quello di favorire un negoziato. E, per favorire un negoziato, non ci si può schierare con uno dei soggetti in conflitto.

Purtroppo, è stata fatta la scelta opposta. Io ho spiegato le ragioni per cui sono sempre stata contraria, a partire da quella narrazione per cui la colpa è solo di Putin che avrebbe ordinato un’invasione ingiustificata di in paese “democratico” e “pacifico”, cose non vere, in quanto sappiamo bene come già dal 2014 c’è un conflitto in corso in Ucraina, una vera e propria guerra civile, in cui sono stati fatti moltissimi morti, almeno 14.000 persone. Il governo di Kiev ha discriminato e perseguitato la minoranza russofona e bombardato il DONBASS per 8 anni.

Il governo Zelenzky, dunque, si è dimostrato tutt’altro che democratico. Quindi, la mia posizione è sempre stata contraria a fomentare la guerra sostenendo l’esercito ucraino, peraltro in gran parte composto da battaglioni dichiaratamente neo-Nazisti, e ho chiesto più volte di intervenire affinché si trovasse una posizione negoziata, andando incontro alle richieste del governo russo, che praticamente chiedeva di far cessare la persecuzione della minoranza russofona nel DONBASS e di riconoscere l’indipendenza delle regioni che avevano chiesto, a seguito di un referendum, l’indipendenza da Kiev, che si traduceva di fatto in una sorta di autonomia speciale, simile a quella che in Italia abbiamo nelle “regioni a statuto speciale”, appunto.

Posizione dell’Unione Europea e degli stati membri sul conflitto

D – Quale è il suo parere sulla posizione europea e dei singoli stati membri in merito al conflitto in corso?

R – La posizione in Europa e tra i governi europei ha generato una divisione, nel senso che la maggior parte dei Paesi si è schierata, senza se e senza ma, con la Commissione e quindi a favore del sostegno senza esitazioni a Zelensky e al governo ucraino e contro il governo russo, ma ci sono alcuni casi di minore convinzione sotto questo profilo, a partire dall’Ungheria di Orban che, per ragioni geografiche e geopolitiche, è sempre stata vicina alla Russia e al suo governo. Ma c’è anche la Germania che, per ragioni invece economiche, ha una grandissima dipendenza dall’economia russa, in primis energetica, ma non solo.

Avremmo dovuto essere anche noi, come Italia, molto più equilibrati e prudenti nel definire una nostra posizione, ma anche questo non è stato fatto, a danno del nostro Paese.

Credo che il governo tedesco sia uno di quelli più in difficoltà in questo scenario e credo si sia visto anche nella trattativa sulle sanzioni, sulla fornitura del gas, ecc.

Concessione all’Ucraina dello status di Paese candidato all’adesione all’UE

D – Recentemente, i paesi dell’Unione Europea hanno voluto concedere all’Ucraina lo status di “Paese candidato all’adesione alla UE”, derogando a tutte i parametri minimi imposti a tutti i precedenti e attuali paesi aspiranti. La cosa sta creando non pochi problemi. Vale veramente la pena di far saltare tutte le regole per l’Ucraina?

R – Anche su questo si è accelerato moltissimo per dare un segnale politico, in quanto tale status dimostra l’ingresso dell’Ucraina sotto l’ombrello occidentale e filo Atlantico, mentre è molto più complicato consentire in tempi brevi l’ingresso dell’Ucraina nella NATO.

Quindi, per accontentare Zelensky, che chiedeva un impegno internazionale preciso ed esplicito, si è mandata avanti questa procedura, che però, chiaramente, ha scontentato gli altri paesi dei Balcani che già da tempo erano in lista per entrare nell’Unione Europea.
Di conseguenza, si è dovuto accelerare anche nei confronti degli altri Paesi richiedenti, il cui ingresso in UE in realtà crea delle grosse problematiche. Questo perché l’aumento dei paesi dell’est nell’Unione Europea fa sì che la ripartizione dei fondi per lo sviluppo regionale (i fondi europei per la crescita e per la coesione territoriale), vengono ricevuti in maggior parte dai paesi dell’est, che sono più arretrati, mentre i paesi più sviluppati, tra cui l’Italia, la Germania e la Francia, sono quelli che sono sempre di più contributori netti e quindi ci rimettono in maniera significativa, pur avendo aree o regioni che hanno bisogno di aiuto.

Quindi, Olanda, Germania, ecc., non erano affatto favorevoli all’ingresso di altri paesi dell’est a breve termine nell’Unione Europea. E questo è un nodo politico che, a mio avviso, rimane e rimarrà.

I rapporti con la Federazione Russa

D – Uno dei grandi problemi che si sono verificati a danno dell’Europa è il deterioramento delle relazioni con la Federazione Russa. Quanto rientra nell’INTERESSE dell’Europa, nel suo insieme, che vi siano relazioni compromesse o addirittura conflittuali con un grande e potente vicino, comunque europeo, che fornisce al Vecchio Continente una notevole quantità di energia e altre risorse chiave, di di cui noi europei abbiamo un notevole bisogno, ma che è anche un mercato significativo e in forte sviluppo per le nostre esportazioni verso il “giardino domestico orientale”?

R – Questo è un tema collegato alla guerra in Ucraina. Credo che tutti si stiano rendendo conto di quanto l’attuale situazione sia drammaticamente penalizzante per la nostra economia in generale.
Di certo per l’economia italiana, ma molto anche per quella tedesca e così per la Francia, ecc..

Avere preso questa posizione di chiusura totale, di demonizzazione del governo russo e quindi di rottura dei rapporti commerciali e di scambio energetico, ma anche sul piano culturale che prima c’erano e venivano alimentati per secoli e avrebbero dovuto piuttosto essere favoriti e aumentati, con la politica delle sanzioni sempre crescenti,… tutto questo è una politica suicida per l’economia europea, alla quale io mi sono opposta e sempre mi opporrò per ragioni di interesse nazionale, così come nell’interesse del nostro complessivo contesto europeo.

Ma anche per ragioni storiche-culturali, perché sappiamo che la Russia ha un background culturale molto più vicino al nostro, a quello europeo, rispetto a tanti altri Paesi con i quali abbiamo rapporti commerciali stabili e importanti.

Quindi, questa posizione è un’assurdità.

Decisioni delle istituzioni europee rispetto al COVID-19 e ulteriori virus preannunciati, nonché al Green Pass.

D – Sembra un incubo, ma a quanto pare la questione “vaccini” e Green Pass non viene messa da parte e continua a perseguitare i popoli europei. Ci si domanda, lecitamente, perché su di un tema come quello della salute, si sposa una corrente di pensiero che non è affatto condivisa da tutti gli ambienti scientifici (e neanche conveniente economicamente) e si insiste nello spacciare il cosiddetto “Green Pass” come uno strumento “per il nostro bene”, visto che ha finora rappresentato una perdita drammatica di moltissime delle nostre libertà?

R – Io sono stata sempre fermamente contraria alla linea scelta nell’Unione Europea. Ho votato fin dall’inizio contro il Green Pass ed ho continuato a farlo. Attualmente è stato rinnovato il COVID CERTIFICATE, cioè il Green Pass Europeo, perché evidentemente c’è l’intenzione di riutilizzarlo dall’autunno, anche se le condizioni per rendere giustificabile questo ricorso sono sempre più deboli e anche la giurisprudenza lo ha chiaramente fatto intendere, inclusa la giurisprudenza europea.

Peraltro, si sta lavorando in Unione Europea per l’adozione di altri certificati digitali, che potrebbero essere ancor più lesivi dei diritti fondamentali delle persone, soprattutto della libertà individuale… Ed anche su questi io sono chiaramente molto contraria e mi auguro che la consapevolezza generale di questi problemi aumenti, e che anche a livello di governi ci sia una posizione molto più saggia rispetto a quelle che sono state adottate fino ad oggi.

Comportamento della NATO, dal 1992 ad oggi.

D – Mi scusi la lunga premessa a questa domanda, ma credo possa essere d’aiuto ai nostri lettori una sintesi dei fatti inerenti la questione.
Dal 1992, anno in cui l’URSS è stata sostituita dall’attuale Federazione Russa, la NATO è rimasta paradossalmente in vita, pur non esistendo più il nemico che ne aveva motivato la costituzione. Altro aspetto stridente sulla NATO è che la strategia difensiva che le ha dato origine, dal 1992 è stata progressivamente convertita in una strategia di fatto offensiva, posizionandosi, passo dopo passo, sempre più vicino ai confini russi, in barba a tutti gli accordi fatti e sottoscritti. Le ultime mosse in tal senso sembrano giustificate dall’intervento in Ucraina dell’esercito russo, di nuovo additato come una minaccia per il resto d’Europa. Eppure, il governo russo e il suo presidente, Vladimir Putin, hanno cercato di prevenire in ogni modo la “Operazione Militare Speciale” in corso. Per ben otto anni (ma l’allarme del Cremlino per quanto stava accadendo in Ucraina era stato lanciato anche prima), Putin ha cercato di motivare gli altri paesi europei ad agire per evitare guai. E, nonostante ciò, è rimasto totalmente inascoltato. L’altro paradosso è che ciò avveniva mentre gli stessi Stati europei intrattenevano ottimi rapporti commerciali con la Russia. Perciò, per quale “logico” motivo sarebbero dovuti essere d’accordo nel chiudere la Russia in un angolo, atto tanto pericoloso quanto stupido con un “orso”? Eppure, è quello che hanno fatto.
Né è in alcun modo logico, essendo il mondo totalmente cambiato dal 1992, che gli Stati Membri abbiano di fatto delegato ad un paese terzo la propria “sovranità militare”, senza la quale una POLITICA ESTERA EUROPEA di fatto non esiste.
A meno che la realtà è che DI FATTO chi decide non è in Europa.
Quello che appare, formalmente, è che la volontà e ogni decisione nella NATO sia per volontà di tutti gli stati membri, poiché è richiesta l’unanimità. Ma sono molti gli indizi che indicano che le decisioni delle istituzioni degli stati membri dell’Unione Europea sono palesemente a vantaggio e sostegno delle posizioni degli USA e, purtroppo, non nell’interesse delle rispettive popolazioni europee e della loro autonomia e sovranità.
L’entrata nell’Unione dei paesi dell’est europeo è stata più che suggerita da Washington, evidenziandolo come un traguardo fondamentale per un continente unito. Ma l’attivismo in quei paesi di coloro che non possono perdonare la precedente presenza dell’URSS ha creato difficoltà sempre maggiori al riavvicinamento e alla cooperazione tra Europa e Russia. E, può essere una coincidenza, ma quelle minoranze politiche un tempo deboli che promuovono l’odio verso i russi, con “aiuti” non locali sono oggi al potere nei rispettivi paesi dell’Europa orientale.
La devastazione sofferta a causa della Seconda Guerra Mondiale ha generato il concetto di EUROPA UNITA e la priorità di non permettere più guerre fratricide nel continente, possibilmente perorando lo stesso in tutto il mondo. La Carta Europea dei Diritti Umani ne è una pietra miliare, facendo diventare l’Europa un punto di riferimento globale… Ma, come si concilia ciò con un atto che tradisce tutti i sacrosanti princìpi e valori sanciti nella Carta citata e nei princìpi base del diritto internazionale, consegnando dei rifugiati politici in Finlandia e Svezia nelle mani di Erdogan (e a rischio sostanziale di tortura e morte) pur di ottenere il consenso del leader turco (unico oppositore: e già questo è assurdo) per l’entrata nella NATO anche di questi due paesi, guarda caso anch’essi sui confini russi, dimenticando persino che la stessa esistenza della Finlandia, ex territorio russo, fu dovuta all’accordo con i russi, trascritto di sana pianta nella Costituzione finlandese, che MAI la Finlandia sarebbe stata meno di NEUTRALE?

R – La NATO è una organizzazione internazionale, un’alleanza internazionale che ha delle regole precise. Si basa sul principio dell’unanimità dei Paesi membri sulle decisioni. Quindi, lo status di paese richiedente l’adesione è una cosa, l’adesione di nuovi paesi deve essere accettata da tutti i membri. Quindi, è vero che gli Stati Uniti hanno un ruolo molto importante e molto forte all’interno della NATO, ma non sono gli unici attori e non hanno di certo l’autonomia decisionale per tutti gli altri.

Anche negli ultimi tempi, la richiesta di adesione della Finlandia e della Svezia ha trovato l’opposizione solo da parte della Turchia che è stata superata mettendo la testa dei Curdi sul vassoio di Erdogan.
Una cosa che io ho trovato raccapricciante: fare merce di scambio di una minoranza etnica perseguitata dal governo turco da decenni e che trovava in quei due paesi scandinavi uno luogo sicuro in cui chiedere asilo e protezione.
E Svezia e Finlandia, pur di ottenere il via libera all’ingresso nella NATO, hanno ripudiato questa posizione in favore della minoranza curda. Io l’ho trovato veramente terribile.

Questo però dimostra anche che ogni paese membro della NATO ha la possibilità di mettere il proprio veto all’ingresso di altri. L’Italia avrebbe avuto tutto l’interesse a farlo in quanto, tra l’altro, l’ingresso di nuovi paesi della Penisola Scandinava sbilancia a nord l’equilibrio dell’Alleanza, creando un contesto in cui i Paesi dell’area mediterranea sono meno rappresentati e meno influenti rispetto a prima.

Quindi, anche per questa ragione l’Italia avrebbe dovuto, a mio avviso, farsi sentire ed opporsi, oltre che per gli altri motivi di natura geopolitica, di pura provocazione nei confronti del governo russo che ha sempre giustamente sottolineato l’importanza della Finlandia come “paese cuscinetto” rispetto alla presenza della NATO fino ai confini della Russia.

Il caso “Italia”

D – Quale quadro si è fatta della situazione italiana, specialmente dopo l’improvvisa indizione delle elezioni politiche nazionali e il caos generato da tale decisione?
Ritiene che le forze del cosiddetto “Fronte del Dissenso” non abbiano i presupposti per presentarsi e comunque per ottenere sufficienti consensi? E, considerando tutto ciò, quale futuro si può presentare per il Paese e per i cittadini italiani?

R – Sicuramente quella della crisi di governo con le dimissioni di Draghi è una operazione che avvantaggia i partiti già presenti in Parlamento, in particolare quelli che hanno sostenuto il governo Draghi.
Inoltre, esclude le formazioni minori dalla possibilità di partecipare alle elezioni, poiché non hanno il tempo materiale, o hanno un tempo strettissimo, per raccogliere le firme (n.d.r.: secondo le norme vigenti, le nuove liste elettorali che vogliono partecipare alle elezioni devono raccogliere le firme dei cittadini a sostegno della loro partecipazione, tenendo presente che ogni firma deve essere autenticata da un funzionario autorizzato, ogni elettore può concedere la propria firma solo a una lista elettorale, e che firmare una lista non significa che quell’elettore darà il proprio voto a quella lista durante l’elezione, perché l’elettore ha solo supportato la possibilità di partecipazione di quella lista), visto che è stato anche proibito l’uso della firma digitale, cosa che invece avrebbe reso l’impresa più semplice.

Sì, c’è un grande caos.
Io credo che da queste elezioni chiaramente uscirà un governo di centrodestra, visti i presupposti. Poi, però, con tutti i vincoli in cui siamo incastrati a causa delle scelte già fatte da Draghi e dai governi precedenti nel contesto europeo, anche un governo di centrodestra forte, come quello che probabilmente uscirà da queste elezioni, avrà poco spazio di manovra per fare ciò che serve davvero per salvare il paese.

Però, stiamo a vedere e speriamo che io mi sbagli.

On. Francesca Donato, ringraziandola per le sue interessanti ed utili spiegazioni, approfittiamo dell’occassione per augurarle un sereno Ferragosto e ancor più un felice compleanno tra due settimane!
Ma, soprattutto, le auguriamo di poter continuare a rappresentare un’Italia cosciente del suo possibile contributo in un mondo più giusto, pacifico e capace di rispetto reciproco da tutti e per tutti.
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Intervista a cura di Guido De Simone

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