“Manganellate anche dopo che mi avevano aperto la testa”

studentessa manganellata

di Antonella Loi  – Tutto accadde mentre l’Italia era distratta da una lunga ed estenuante seduta per l’elezione del presidente della Repubblica. Ma quel venerdì 18 gennaio i ragazzi e le ragazze delle suole superiori scendevano in piazza per protestare contro la morte del loro coetaneo Lorenzo Parelli, studente 18enne schiacciato da un tubo in una fabbrica in provincia di Udine, nell’ultimo giorno dell’alternanza scuola-lavoro. In tutte le piazze d’Italia gli studenti manifestavano con cori, cartelli e fasci di fumo. Attorno la polizia che in alcuni drammatici casi non si è limitata al semplice servizio d’ordine ma ha caricato e picchiato gli studenti, con volo di manganelli e teste rotte.

A Torino, come anche a Roma, Milano e in altre città, la risposta dura degli agenti in tenuta anti sommossa è arrivata. Dalla piazza Arbarello, da cui sarebbe dovuto partire il corteo, il cordone di agenti ha impedito ai ragazzi di muoversi, a suon di manganelli. Raccontano le cronache che per alcune ore gli studenti e le studentesse sono stati tenuti sotto scacco. Caricati e picchiati a più riprese. I volti tumefatti e sanguinanti sono rimbalzati di media in media, per molti di loro è stato necessario l’intervento del 118.

Manganellate anche anche quando aveva già il volto insaguinato

Un’intervista di Selvaggia Lucarelli per il quotidiano Domani dà voce a Sara, 17enne del liceo Regina Margherita, che testimonia dell’ingiustificato accanimento delle forze di polizia verso ragazzi e ragazze, molti dei quali minorenni. Lei è stata manganellata anche quando aveva già il volto insaguinato, racconta. Per lei nessuna pietà. L’immagine che la ritrae è eloquente: capelli corti, mano a coprirle il viso grondante sangue che non nasconde l’espressione di sgomento.

Le sue parole respingono la versione “ufficiale” dei fatti. Alle accuse del capo della polizia che ha dichiarato che gli studenti sono stati violenti, lei risponde sicura: “Io venerdì sono arrivata in piazza e so solo che dopo dieci minuti hanno iniziato a manganellarci”. Sul furgone “da usare per attraversare gli sbarramenti” la ragazza spiega che si trattava di un classifo furgone da corteo con le casse acustiche. Gli agenti, “anziché picchiare dei ragazzi, potevano far partire un corteo pacifico e legittimo”, dice ancora Sara, aggiungendo che non si trattava di un assembramento con giovani che avevano abusato di alcol: “Tutt’altro. Da quando una carica impedisce gli assembramenti? Anzi, provoca l’effetto contrario. È solo una becera giustificazione”.

“Manganellate anche dopo che mi avevano aperto la testa”

E alle accuse di aver dato calci ai poliziotti, afferma: “Io non mi nascondo, ero davanti, in prima linea e lì volevo stare, credo e continuo a credere in quella causa. Ma le botte le ha prese anche chi era dietro, in fondo, quindi la versione della provocazione non regge. Non faccio il garante di nessuno, non so se qualcuno ha dato calci, ma io so che non ne ho dati”. Le maganellate sono arrivate a raffica. “La violenza è stata indiscriminata e mirata – ha insistito -. Ho visto con i miei occhi celerini che andavano a cercare la persona che avevano puntato per spaccarle la testa, altro che cariche di alleggerimento”.

Sul suo particolare caso – l’immagine del volto insanguinato ha fatto il giro del web – la 17enne spiega: “A me la testa l’hanno aperta nella seconda carica, ero già piena di sangue e mi hanno dato un’altra manganellata”. E racconta: “La prima carica è partita quando abbiamo preso uno striscione, altro che provocazione. Una delle ultime cariche è stata provocata dalla scelta di provare ad andare col corteo verso la periferia, visto che le zone Ztl ci erano state vietate, chissà perché poi non si può fare un corteo nelle strade dei ricchi. Allora abbiamo fatto un tentativo di sfilare nella piazza, per poi sederci”.

“Cancellare l’alternanza scuola-lavoro”

Sull’alternanza scuola-lavoro, l’istituto contro cui in migliaia sono scesi in piazza, spiega che i manifestanti non ne chiedono la riforma ma la cancellazione. “Non vogliamo essere pagati o non pagati per lavorare anziché andare a scuola – afferma la studentessa -. Oggi siamo di fatto costretti a lavorare, altrimenti non possiamo fare la maturità”. Molti gli interventi di esponenti politici che si dicono indignati per quanto accaduto in diverse città italiane. Il segretario del Pd Enrico Letta ha parlato di “vicenda grave” e chiesto risposte su quanto accaduto, mentre Nicola Fratoianni (Si) ha depositato un’interrogazione parlamentare, affermando che “lo Stato deve smettere di manganellare gli studenti”.

Ed è proprio ai partiti del centrosinistra, fautori di questo istituto, che vanno le accuse di Sara: “Ci voleva la morte di un ragazzo per indignare il ministro Bianchi e il Pd? Noi ne chiediamo l’abolizione da anni, queste sono lacrime da coccodrillo”.

Dal governo è arrivata ieri la conferma che nulla cambierà e che l’alternanza scuola-lavoro sarà materia d’esame. Gli studenti e le studentesse non si placano, anzi: venerdì 4 febbraio di nuovo tutti in piazza ancora contro l’alternanza e, dopo gli ultimi fatti, contro le manganellate della polizia. https://notizie.tiscali.it/cronaca

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