Stefano Montanari: non ne usciremo presto

non ne usciremo presto

di Stefano Montanari – Non è certo da ieri che mi sono accorto di non essere attrezzato per vivere in questo mondo, ma, piaccia o no, da qui non si evade.

Quando poteva sembrare di aver toccato il fondo di baratri di abiezione impronosticabili fino a poco prima, ecco il “politico” (virgolette) di turno che, in competizione con i colleghi per ricoprire il ruolo di primo della classe, si esibisce nell’ennesimo numero grazie al quale, ormai sotterrata la Costituzione in compagnia del Codice penale e di una collezione di trattati internazionali, si scava ancora. Inutile aggiungere parole sul ruolo della cosiddetta informazione e degli ordini professionali.

Un tempo, per secoli, chi poteva permetterselo assoldava, magari in cambio di vitto e alloggio, i cosiddetti buffoni di corte. Si trattava in genere di esseri umani deformi che, proprio a causa del loro aspetto, divertivano signore ed ospiti. Che si trattasse di una dimostrazione della vergognosa inferiorità morale dell’Homo sapiens rispetto a qualunque essere vivente di questo Pianeta mi pare ovvio.

Forse peccando di eccessivo ottimismo, io, e con me chissà quanti altri ingenui, avevo non solo sperato ma covato la certezza che mortificazioni simili non avrebbero mai più avuto ospitalità nell’animo umano.

Mi sbagliavo.

Prescindendo per un attimo dagli orrori in accelerazioni ai quali siamo sottoposti, prego chi ha tempo e stomaco di leggere https://www.imolaoggi.it/2021/11/11/montanari-non-sanno-che-cosa-stanno-facendo/

Chi, poi, volesse approfondire e, magari, controllare di persona l’informazione, potrebbe leggere https://www.byoblu.com/2021/11/10/parent-project-la-campagna-pubblicitaria-della-discordia/

Per quel che mi riguarda, dominata la nausea, ho mandato una mail all’associazione protagonista del fatto (associazione@parentproject.it) esternando il mio pensiero e la mia riprovazione. La risposta ricevuta ha tirato in ballo la libertà di pensiero e la democrazia, vale a dire proprio ciò che viene negato a chiunque desideri esercitare i diritti garantiti dalla legge morale kantianamente dentro di noi ancora prima che da quella scritta. A condimento grottesco, viene ricordata la ricerca scientifica, e qui mi fermo per evitare di trascendere.

immagine di chi soffre

A mio parere, sfruttare l’immagine di chi soffre è qualcosa che toglie il respiro, ma forse sono io a sbagliare, allevato secondo una morale che la contingenza dimostra essere perdente. Ad aggravare la situazione e quello che, almeno a me, pare disumano (ma che significa questo aggettivo?) è non avvertire chi ha prestato il proprio volto che stava alimentando una campagna di odio sociale, come tutte fondata sull’ignoranza e sulla falsità.

Voglio sia chiaro che, come ho fatto per tutta la mia vita, ormai troppo lunga, sono vicino a chiunque soffra “le percosse e i dardi di una fortuna oltraggiosa” come espresse Shakespeare. E ciò che mi pare più urgente nel caso specifico è che quell’associazione cambi immediatamente gestione e approccio alla vita.

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