Riforma catasto, Tremonti: “Suicidio politico, forse anche incostituzionale”

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“Un suicidio politico”. Giulio Tremonti definisce così la nuova riforma del catasto

L’ex ministro dell’Economia – già autore a sua volta di una riforma fiscale che non riuscì a portare a termine – è molto critico sul testo della legge delega sul riordino del fisco approvata dal governo. In una lunga intervista a La Stampa, spiega che l’impianto scelto dall’esecutivo è “tipico della legislazione pre-illuministica, benevola, generica e provvidenziale. Come dire: ‘L’imperatrice Maria Teresa avrà cura del popolo della Carinzia’”. Secondo Tremonti, dunque, la riforma del catasto è “un suicidio politico”.

Tremonti spiega: “In Europa spiegano che bisogna aumentare le imposte sulla casa, è un mantra. Io credo che il punto più alto dell’Europa sia il Trattato di Roma dove si dice che le imposte dirette sono nella sovranità dei singoli Stati. Non stiamo parlando di Google o Facebook, né del sovranismo, ma di democrazia. È il principio del no taxation without representation. Democrazia significa scelta responsabile, rispondere agli elettori. ‘Che la foresta non impedisca di vedere l’albero’, sosteneva Adenauer”.

Secondo l’ex ministro, in Italia si risparmia e si investe sulla casa anche perché “ha avuto enormi migrazioni, dal Sud al Nord e dall’Appennino alla bassa”. E “per l’italiano, la seconda è la prima casa, perché sogna di tornare a quella di origine. Tutti gli interventi sugli immobili vanno a colpire non un investimento, ma la memoria storica dell’Italia”. Per cui “occuparsi della casa non è solo un rischio politico, proprio non è giusto. Le élite non lo capiscono, ma la casa è il dna dell’Italia e ne riflette una storia di sacrifici e sofferenze. La revisione del catasto come è astutamente congegnata, tra detto e non detto, mi sembra un suicidio politico. Non lo dico per il comportamento della Lega, ma dal punto di vista degli italiani. Quel che è successo con Monti non è stato sufficientemente chiaro”.

Addirittura, aggiunge Tremonti, “forse è incostituzionale, si chiede al Parlamento una delega che verrà completata alla fine della prossima legislatura. La tempistica di questa riforma mi impressiona». Perché? «A prescindere dal catasto, la delega dovrebbe essere operativa entro 18 mesi. Così si va oltre questa legislatura. Mi sembra un vizio costituzionale. Può essere corretto che un governo recuperi una delega scaduta, ma che metta per iscritto di andare da una legislatura all’altra è discutibile”. www.ilparagone.it

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