Imprenditore italiano in carcere negli Emirati ‘senza motivo’

italiano in carcere negli Emirati

Andrea Costantino, imprenditore milanese di 49 anni, è recluso da tre mesi nel carcere di Abu Dhabi “senza che sia stato formulato a suo carico un capo d’imputazione”. Forse, ipotizza all’AGI la legale della famiglia, Cinzia Fuggetti, “la sua vicenda si inserisce nel clima di tensione tra Italia ed Emirati Arabi” conseguente all’embargo italiano sulle armi per il coinvolgimento degli Emirati Arabi nella guerra dello Yemen.

“In carcere ha perso 18 chili” -Costantino è stato arrestato il 21 marzo scorso a Dubai ed è recluso nella prigione della capitale del Paese del Golfo dove, stando a quanto riferito dal primo consigliere d’ambasciata e dall’ambasciatore che lo hanno visitato due volte, “ha perso già diciotto chili”.

Sempre da loro, si è saputo, riferisce l’avvocato, che “è stato interrogato solo una volta per una decina di minuti. Il confronto con l’equivalente del nostro pm sarebbe avvenuto in un clima cordiale e il magistrato si sarebbe anche preoccupato di chiedergli se venisse trattato bene in carcere”.

Quando è stato ammanettato dalla polizia della National Security, Costantino era con la moglie e la figlia di tre anni in un albergo in cui alloggiava “per riprendere le sue attività di trading bloccate dal Covid per oltre un anno, durante il quale le aveva seguite da remoto”.

La sua società opera negli Emirati Arabi dal 2012 e lui ha sempre alternato periodi in Italia e all’estero. Le forze di polizia hanno anche perquisito la stanza dell’albergo e hanno comunicato alla moglie che l’avrebbero portato ad Abu Dhabi. L’avvocato Fuggetti, esperta di diritto internazionale, si occupa da anni delle imprese di Costantino e conosce bene la realtà degli Emirati.

Le “anomalie” della vicenda – italiano in carcere negli Emirati senza motivo

In questa storia però riscontra molte “anomalie”. “Non è normale anche per il loro ordinamento che una persona venga arrestata senza la formalizzazione di un capo d’accusa dopo tre mesi e, del resto, la Convenzione di Vienna stabilisce che un Paese comunichi a un altro se è stato arrestato un suo cittadino. Se non ci fosse stata la moglie con lui quel giorno, noi non avremmo saputo nulla non solo delle ragioni ma anche dell’arresto stesso e saremmo stati costretti a cercarlo negli ospedali. Se fosse un arresto legato al lavoro – considera – dopo tre mesi ne conosceremmo la ragione, invece siamo completamente al buio”.

“Sono estremamente preoccupata per il mio assistito – dice Fuggetti alla quale la Faresina ha assicurato “massima attenzione” sulla vicenda – vieppiù alla luce del fatto che non siano mai state rese note le ragioni dell’arresto e della lunga detenzione.

Vi è il fondato timore che l’arresto s’inserisca nel più generale clima di tensione tra lo Stato Italiano e gli Emirati Arabi Uniti, conseguente all’annullamento delle autorizzazioni all’esportazione di materiali per la Difesa e culminato nella recente interdizione al volo di un aereo militare italiano sullo spazio aereo emiratino e la successiva minaccia di chiudere la base aerea di Al Minhad. Se così fosse, mi spaventa l’idea che il trattamento nei confronti dell’italiano detenuto si possa irrigidire e, nondimeno, che altri connazionali, residenti o turisti, possano subire la stessa sorte”.

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