Uber, “così ha nascosto 6 miliardi di fatturato nel paradiso fiscale olandese”

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“Ecco come Uber ha nascosto sei miliardi di fatturato nel paradiso fiscale olandese”. Jason Ward, uno dei ricercatori che hanno approfondito la struttura fiscale di Uber in Olanda, ha definito tale strategia “la Champions League dell’evasione fiscale”. Ward rappresenta il Cictar – Center for International Corporate Tax Accountability and Research, organizzazione australiana che passa al setaccio i bilanci delle grandi imprese affinché “i lavoratori e la comunità abbiano maggiori informazioni sul regime fiscale delle multinazionali”.

Uber nel paradiso fiscale olandese

Secondo Cictar, la multinazionale Uber – leader mondiale nel trasporto automobilistico privato e nella consegna di cibo a casa – ha utilizzato circa 50 società di comodo olandesi per ridurre il proprio carico fiscale globale. Il ‘paradiso’ olandese ha convinto Uber a trasferire nel 2019 i suoi diritti di proprietà intellettuale dalle Bermuda ai Paesi Bassi. Un trasloco che ha consentito alla multinazionale con sede a San Francisco di dichiarare una perdita di 4,5 miliardi di dollari nonostante avesse guadagnato 5,8 miliardi di entrate globali nel 2019.

Il prestito a se stessa

Secondo quanto rivelato da Business Insider, Uber ha trasferito la sua proprietà intellettuale attraverso un “prestito” da 16 miliardi di dollari provenienti da una delle sue sussidiarie a Singapore che, a sua volta, possiede una delle società di comodo olandesi di Uber. Una manovra che concede alla società una detrazione fiscale di un miliardo di dollari ogni anno per i prossimi 20 anni, sostengono i ricercatori del Cictar.

Le regole olandesi e la tassa indiana

“Uber ha potenziato il suo approccio all’elusione fiscale”, ha dichiarato Ward a Business Insider. La società nata negli Stati Uniti avrebbe utilizzato un’agevolazione fiscale sulla proprietà intellettuale “per prevenire future cartelle fiscali”. Una struttura societaria “molto utile e praticabile nei Paesi Bassi”. Il Cictar ha anche riscontrato che Uber ha pagato in India meno di un terzo della tassa del 6% che il Paese impone alle multinazionali.

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