Scandalo mascherine in Germania, coinvolto ministro della Sanità

Scandalo mascherine in Germania

In Germania si allarga lo scandalo della presunta compravendita delle mascherine anti-Covid e coinvolgerebbe in prima linea Jens Spahn, uno dei ministri più in vista del governo guidato da Angela Merkel. E’ lo Spiegel on line a rivelare il contenuto di un documento inviato al Bundestag dal quale emerge che il dicastero della Sanità diretto da Spahn ha acquistato oltre mezzo milione di mascherine Ffp2 dalla Burda Gmbh, per la quale lavora Daniel Funke, il marito di Spahn, in qualità di capo dell’ufficio di Berlino e di lobbista.

L’accordo, osserva dunque il settimanale sul suo sito, “potrebbe rappresentare un conflitto d’interesse” per il titolare del ministero alla Sanità: quest’ultimo ha inviato lo scorso giovedì “un’ampia lista” di aziende con la quale il dicastero ha concluso contratti relativi alla spedizione di mascherine, nella quale figura appunto anche la Burda Gmbh. Che, stando a questo documento, ha inviato al ministero di Spahn ben 570 mila mascherine Ffp2.

Secondo lo Spiegel, l’accordo è stato realizzato senza che sia stato precedentemente effettuato un bando, trattato direttamente tra l’azienda in questione ed il ministero della Sanità; e che non rientra – secondo il settimanale – nel procedimento cosiddetto ‘Open House’ che prevedeva procedure semplificate attraverso le quali il ministero si impegnava, nei mesi di marzo e di aprile dell’anno scorso, “ad acquisire mascherine da tutti i soggetti che rispondessero a determinati criteri”.

La questione, all’epoca della prima ondata di contagi e del primo lockdown, era di assicurarsi il più alto numero possibile di mascherine, dato che all’epoca queste rappresentavano ancora una merce relativamente rara. Tuttavia, continua lo Spiegel, “l’acquisizione diretta come nella vicenda di Burda Gmbh è particolarmente controversa, perché in questi casi in parte lo stesso ministro è coinvolto nella trattativa. La domanda è se questo sia stato il caso di Burda“.

Interpellata dalla testata amburghese, l’azienda ha fatto sapere che “in nessun momento” Funke è stato “informato o coinvolto nella transazione” né sarebbe stata pagata alcuna provvigione”; ma non ha fatto il nome di chi, al posto di Funke, ha trattato e con quali interlocutori nel ministero. Secondo il settimanale, l’affare delle mascherine è stato realizzato attraverso una ditta di Singapore, con un prezzo di 1,73 dollari a pezzo; la consegna e’ avvenuta il 17 aprile 2020 a Shangai, ed il trasferimento in Germania avvenuto tramite un “ponte aereo” finanziato e organizzato dallo stesso minister, che per tutta l’operazione ha sborsato un costo complessivo “di almeno 909 mila euro”.

Per quanto riguarda Funke, il marito di Spahn lavora sin dal 2007 per l’editore Burda, prima come giornalista e caporedattore della redazione berlinese del settimanale “Bunte”, poi, dal 2019, come capo dell’ufficio della Burda Magazine Holding, sempre nella capitale. A quanto afferma la stessa azienda, in questa posizione il suo compito era di “stabilire relazioni con i maggiori rappresentanti d’interesse in tutti gli ambiti rilevanti” della società tedesca.

E’ da settimane che la vicenda dell’acquisizione delle mascherine anti-Covid sta terremotando la Cdu e la Csu, ossia i due partiti-fratelli cristiano-democratici al governo in una Grosse Koalition con la Spd. Le procure hanno iniziato ad indagare su due esponenti di spicco dei cristiano-sociali, Georg Nueslein e Alfred Sauter (quest’ultimo proprio oggi si è dimesso da tutte le cariche di partito): in ambo le vicende, così lo Spiegel, si è trattato di acquisizioni dirette, ossia senza bandi. Anche il deputato della Cdu Nikolaus Loebel è sotto accusa per aver intascato una commissione legata alla compravenditi di mascherine, e anche lui è stato costretto a dimettersi dal Bundestag. www.rainews.it

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