A 7 anni non si può guardare Dumbo, ma si può cambiare sesso

cambiare sesso

Francesco Franco per www.adhocnews.it – – Cambiare sesso sì, cartoni animati no – La Disney ha deciso di rimuovere dalla propria piattaforma di streaming tre cartoni per i minori di 7 anni. Sono Dumbo, Peter Pan e gli Aristogatti. Bambi l’ha scampata stavolta, ma non canti vittoria. L’accusa ai film è di veicolare “stereotipi dannosi”. Rimossi dalla piattaforma Disney nella sezione dedicata ai bambini fino a 7 anni, sono ancora disponibili per il pubblico sopra l’età minima, seppure con una scritta di avvertenza. Il cui tenore letterale è quanto più involontariamente esilarante si possa immaginare.

“Questo programma include rappresentazioni negative e/o denigra popolazioni o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e lo sono ancora. Piuttosto che rimuovere questo contenuto vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare il dibattito per creare insieme un futuro più inclusivo”.
Che bella l’inclusione. In nome di quella si escludono i classici d’animazione. Ma vediamo i capi di imputazione.

Le eresie anti politically correct

“Peter Pan” e’ stato riconosciuto colpevole di aver definito i membri della tribù indiana di Giglio Tigrato come “pellirosse”. Gravissimo. I Visi Pallidi invece continuano a chiamarsi così.
Quei criminali degli “Aristogatti“, peraltro chiaramente classisti, hanno raffigurato il gatto siamese Shun Gon, uno della banda di Romeo, con tratti caricaturalmente orientali.
Occhi a mandorla, i denti all’infuori, e poi quelle bacchette.. usate persino per suonare! “Dumbo” poi, non ne parliamo. Sia condannato per esser stato riconosciuto colpevole di cantare una strofa “razzista” in un canzone!

“E quando poi veniamo pagati buttiamo via tutti i nostri soldi”. Secondo l’accusa, una grave mancanza di rispetto alla memoria degli schiavi afroamericani al lavoro nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti.
Niente Disney per gli under 10, ma farmaci antipuberta’ sì

I bimbi non possono guardare, quindi, gli Aristogatti o Dumbo, potrebbero esserne influenzati, ma per gli stessi liberal prima dei dieci anni possono decidere il loro sesso. Scientemente.

O di averne più d’uno.

O di essere transgender.

Delle due l’una: o sono influenzabili oppure no. Questo dovrebbe dire la logica. Ma é estranea alla loro cultura, evidentemente.

Le distopie e l’illogicità dei politicamente corretti è all’ordine del giorno. Loro sono gli Illuminati, mica noi che seguiamo una logica semplice. E lineare. Inutile nemmeno parlarne. Tempo perso.

Ed infatti agli indottrinamenti della ideologia LGBT i bambini possono essere esposti..anzi devono!

È Dumbo che li può traviare, mica una Drag Queen

Succede, succede anche da noi.

A Roma in epoca pre-Covid, con il patrocinio, che deriva da pater e quindi è un termine retrogrado, della giunta capeggiata da Virginia Raggi, si è svolta l’iniziativa «Fiabe e racconti d’inclusione e amicizia per bambin* e ragazz*»

”Regine” d’eccezione – si leggeva sul sito capitolino – diventeranno ‘libri viventi’ per narrare alle giovanissime generazioni fiabe e racconti”.

Le Drag Queens erano Cristina Prenestina e Paola Penelope.

Nulla da eccepire in questo caso, da parte degli Illuminati, non creavano mica turbamenti come gli Aristogatti. È evidente a tutti. Non basta

Cambiare sesso – la macchina della ideologia non può fermarsi qui.

I bambini che potrebbero esser turbati da Peter Pan, dopo aver doverosamente assistito alle performance di una Drag Queen, potrebbero maturare una ponderata decisione di cambiare il loro sesso. Ovviamente prima dei dieci anni sarebbero pronti a tale passo. Non sarebbero stati influenzati in quel caso. È evidente.

E quindi i bimbi di 9 anni, in Gran Bretagna possono iniziare a prendere i farmaci per ritardare la pubertà, come primo passo verso un intervento per cambiare sesso.

Il trattamento è offerto da cinque anni da un trust del Servizio sanitario britannico ai bambini che sono così a disagio con il proprio genere da volersi sottoporre a una drastica chirurgia dopo l’adolescenza.

Si chiama triptorelina, ed è una molecola in grado di agire sul sistema endocrino e sospendere così l’arrivo della pubertà.

Come Zach Avery, un bimbo di 5 anni che ha deciso di vivere come una bimba, la cui storia è rimbalzata sulla stampa nel 2012.

La notizia di farmaci precoci fa ancora discutere, e la decisione di offrire il trattamento a bimbi così piccoli è stata etichettata come “orribile”.

Associazioni religiose e non, subito tacciate di omofobia ed oscurantismo, si sono scagliate contro le iniezioni mensili di questi farmaci, per bloccare lo sviluppo degli organi sessuali del piccolo, mettendo un freno alla produzione di testosterone ed estrogeni.

Nei maschi evita che la voce diventi più profonda e blocca la comparsa dei peli sul viso, mentre nelle femmine impedisce il ciclo e lo sviluppo del seno.

Ma le proteste son rimaste senza risultati: i farmaci sono tutt’ora disponibili. Il tutto per rendere più semplice il futuro cambio di sesso. Il doveroso cambio di sesso, oseremmo dire, in omaggio al nuovo dio pagano del politically correct.

E in Italia ci adeguiamo

l’Italia, ovviamente, si è prostrata ed inginocchiata sull’altare della nuova ideologia. E così la triptorelina e’ disponibile anche da noi. Ma siccome siamo più realisti del Re, anzi della Regina, abbiamo strafatto. È a carico del Sistema Sanitario Nazionale.

L’Aifa, su richiesta delle principali società scientifiche italiane, ha stabilito l’estensione della prescrivibilità e rimborsabilità dello stesso farmaco, utilizzato anche da noi per il trattamento della disforia di genere negli adolescenti.

Cambiare sesso – L’inclusione della triptorelina, è ufficialmente motivata dalla necessità di concedere qualche anno in più ai ragazzi che non si riconoscono nel fenotipo sessuale con cui sono nati.

Solo il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha accolto a maggioranza (centrodestra favorevole, contrarie le opposizioni, nessuna astensione) la mozione sui farmaci blocca-pubertà che, presentata dal Gruppo consiliare della Lega chiede alla Giunta di attivarsi con il Governo nazionale per interdire sul territorio nazionale la somministrazione di triptorelina, medicinale a totale carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) che blocca temporaneamente lo sviluppo della pubertà nei casi di disforia di genere.

Quando invece l’unico farmaco da usare, dovrebbe essere quello per contrastare le confusioni mentali di chi benedice ed incoraggia queste forme di disforia e impedisce al contempo ai nostri figli di vedere i classici Disney.

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