Democrazia dei “ricatti” e “crisi” di governo

La crisi/non crisi di queste ore, in attesa del “chiarimento politico” in Parlamento chiesto dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore, dimostra che “Die Kleinen wollen größer sein”, ossia che i piccoli partiti vogliono essere piú importanti di quello che sono. La democrazia rappresentativa sta dimostrando di non essere in grado di diventare democrazia governante.

Il ritiro di due Ministri e di un sottosegretario dal Governo, da parte di Italia Viva, ripropone un problema endemico della politica italiana: nei governi di coalizione è quasi impossibile trovare soluzioni di compromesso che accontentino quasi tutti, poiché i veti incrociati delle diverse componenti della coalizione paralizzano l’azione politica.

In questo contesto la democrazia non solo é divenuta, per dirla con il noto politilogo britannico Colin Crouch, “postdemocratica”, cioé eterodiretta dai grandi attori globali e dai media, fallendo cosí la sua funzione di “limitazione della politica”, ma, proprio in virtú della sua natura procedurale, é “preda” degli interessi (rectius “ricatti”) di gruppi, spesso privi di qualunque legittimazione popolare (Italia Viva é nata nel corso della XVIII legislatura attraverso una scissione dal Partito Democratico), che vivono in funzione della logica della massimizzazione del proprio tornaconto di visibilitá, di formazione di nodi di potere semi-sovrano e di ricostituzione di potentati intermedi tra il principe (lo Stato) e i suoi sudditi (i cittadini) volutamente peró tenuti fuori dal circuito del decisore politico affinché questi siano strumentali alle logiche delle oligarchie partitiche.

É necessario, dunque, prima di intervenire sulla legge elettorale, ripensare radicalmente lo scopo della democrazia che deve avere come fine quello di dare un ordine virtuoso ai rapporti tra gli uomini nell’ambito di una struttura organica e funzionale dello Stato moderno ove il cittadino non naufraghi nell’anonimia della massa informe. Tuttavia, questo ordo politico-giuridico per non divenire convenzionale/artificiale e, dunque, potenzialmente brutale, non puó che fondarsi, come sosteneva autorevolmente Marino Gentile (1906-1991), sulla morale, su quel dovere essere che prende le mosse dall’essere classicamente inteso.

Prof. Daniele Trabucco (Costituzionalista)

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