Usa, assalto Campidoglio. Video solleva il dubbio: errori polizia o connivenza?

di Antonio Amorosi – C’è stata impreparazione della polizia o collaborazione con i rivoltosi? E perché?
A distanza di giorni sono ancora questi i dubbi che aleggiano sull’”assalto a Capitol Hill”. Gli agenti di polizia hanno lottato per mantenere il controllo della situazione mentre i manifestanti avanzavano su più fronti dell’edificio. Gas lacrimogeni e spray al peperoncino erano stati usati per tenerli a bada. Ma non sempre gli accessi dei manifestanti sono stati dello stesso tipo.

Nel video, sotto pubblicato, e che ci arriva dagli Usa, possiamo vedere come un gruppo acceda al palazzo del Congresso da una porta laterale, in tutta tranquillità e sotto gli occhi della polizia, posizionata ai lati del corridoio. Ordinatamente salgono le scale e si ritrovano in uno dei grandi saloni della struttura labirinto. Nel salone ci sono già altri manifestanti che stanno fotografando il luogo e sventolando bandiere.

Questo potrebbe indicare che, una volta violato l’ingresso, la polizia abbia tentato di evitare lo scontro per contenere la situazione. E’ molto improbabile se non impossibile che autonomamente e senza un ordine preciso e dall’alto, i poliziotti, posizionati alle varie porte dell’edificio, abbiano fatto entrare i manifestanti.

Buona parte degli stessi però resta dubbiosa sulle dinamiche dell’ assalto e sulla sua relativa facilità. Si parte da un assioma che in parte è una banalità: anche se il luogo comune dice il contrario, bisogna tener presente che gli Stati Uniti non sono corpo unico e compatto, anche se prendessimo in considerazione solo le strutture istituzionali; “l’organismo” è la somma di tante entità istituzionali e non, dal diverso orientamento, funzione, storia, in alcuni casi in conflitto fra loro e che entrano in scena anche in casi come questo.

C’è chi pensa che l’assalto sia stato facilitato dalle maglie larghe della polizia, su cui abbiano inciso le pressioni dagli ambienti vicini al presidente Donald Trump e dei responsabili della sicurezza del Campidoglio con relativa sottovalutazione della manifestazione. Al contrario c’è chi interpreta l’assalto come il frutto di un errore, determinato dalle pressione di Trump che ha voluto arringare la folla in precedenza e a ridosso del Campidoglio: permettendo la concentrazione di un numero troppo elevato di persone che poi non si sono sapute gestire. Ma questa è un’ipotesi meno attendibile della prima poiché è improbabile che esperti di sicurezza come i responsabili del Campidoglio cadano in errori di tale portata.

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Altra ipotesi è l’infiltrazione di gruppi radicali di sinistra che avrebbero fatto deragliare l’evento verso l’irruzione e le violenze. Questo assunto però appare privo di riscontri, data la mancanza di prove a supporto: nei fermi di polizia successivi non vi sarebbero poi tali esponenti. Da qui deriverebbero altre sottoipotesi complottiste su cui è difficile soffermarsi per mancanza di spunti credibili. Ultima ipotesi, ma non da sottovalutare, è che gruppi organizzati tradizionalisti o di estrema destra, una volta avvicinatisi sufficientemente all’edificio abbiano radicalizzato lo scontro provando a fare irruzione. Ma anche questa possibilità era facilmente prevedibile, vista la tensione che si respira nel Paese da mesi. Difficile che i responsabili della sicurezza dell’edificio non ne abbiano tenuto conto.

Non occorre comunque essere esperti di sicurezza per capire che qualcosa non ha funzionato. Steven Sund, capo della polizia del Campidoglio si è dimesso, non è chiaro se su pressioni di Nancy Pelosi, presidente della Camera dei rappresentanti, o se di propria volontà. Sarà presto compreso se ci sia stata impreparazione o connivenza ma i dubbi non si attenuano vedendo i manifestanti entrare così facilmente da un ingresso laterale.

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