Crisi Covid, calzature: il settore ha perso 231 imprese

MILANO, 29 DIC – La reintroduzione di misure restrittive, gli acquisti natalizi compromessi e la ripartenza della domanda di nuovo rinviata avranno gravi ripercussioni sulle capacità di tenuta del settore calzaturiero italiano che ha visto ridursi ulteriormente nel 2020 il numero di imprese attive (-101 nei primi 9 mesi) e di addetti (sceso di circa 2.600 unità). Considerando anche i produttori di componentistica, i saldi negativi salgono a -231 imprese e -3453 addetti.

Lo ha reso noto, il presidente di Assocalzaturifici e di Micam, Siro Badon, commentando i dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda dei primi nove mesi del 2020, che vedono il calo della produzione (-29,4%) e del fatturato (-33,1). Calano del 20% anche i consumi interni e l’export. Il comparto calzaturiero in Italia ha sperimentato nel terzo trimestre dinamiche un po’ meno sfavorevoli, ma comunque ancora non positive.

“I dati cumulati dei primi 9 mesi dell’anno – spiega Badon – ci mostrano un settore messo a dura prova dall’emergenza sanitaria. I primi timidi segnali di rientro alla normalità nella domanda, sia internazionale che interna (a settembre export e acquisti delle famiglie italiane avevano eguagliato i volumi dell’analogo mese 2019), rischiano di essere subito annullati dalla seconda ondata pandemica, il ricorso alla cassa integrazione guadagni ha raggiunto l’ennesimo record (+930% nei primi 10 mesi dell’anno nella filiera pelle, con +1267% ad ottobre). Forte è la preoccupazione per i mesi a venire”. (ANSA).

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