Utero in affitto, in Italia pubblicitĂ  di aziende straniere “Agcom intervenga”

PubblicitĂ  in Italia di aziende straniere che offrono online prestazioni di maternitĂ  surrogata? “…Ci sembra paradossale che si ritenga ‘incompetente’ in materia l’AutoritĂ  che vigila sulle comunicazioni e si occupa di pubblicitĂ  di gioco d’azzardo e di copyright, come pure di comunicazioni informative sanitarie”. Con queste parole si rivolgono in una lunga lettera anticipata all’Adnkronos Gianluigi De Palo, presidente Forum delle Associazioni familiari, e Alberto Gambino, presidente dell’Italian Academy of the Internet Code e dell’associazione ‘Scienza & Vita’, chiedendo l’intervento del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in una “questione che rischia di ferire in modo doloroso i diritti dei piĂš fragili tra i nostri concittadini”.

La lettera a Conte: “Scriviamo queste righe per segnalarLe una questione molto grave: la pubblicitĂ  in Italia di aziende straniere che offrono prestazioni di ‘maternitĂ  surrogata’, di cui nel nostro Paese è vietata sia la pratica che la pubblicitĂ , sanzionata con pene detentive (art. 12, l. 40/2004). Ricercando con motori di ricerca su Internet termini quali ‘maternitĂ  surrogata’ o ‘utero in affitto’, i primi risultati che appaiono sono inserzioni pubblicitarie, appunto, vietate. Pratiche in merito alle quali si è espressa la Corte Costituzionale, definendo il reato di maternitĂ  surrogata una pratica ‘che offende in modo intollerabile la dignitĂ  della donna e mina nel profondo le relazioni umane’ (Sentenza n. 272/2017, relatore Giuliano Amato)”.

“Ragionevolmente – proseguono – la materia attiene all’AGCom, AutoritĂ  creata per vigilare sul settore delle Comunicazioni. Con il potenziarsi del traffico comunicativo sul web, l’AGCom ha esteso il suo raggio di azione al monitoraggio della rete Internet (come di recente per pirateria e violazioni del diritto d’autore sul web, dove – con proprio regolamento – ha disciplinato la materia, desumendo tale competenza da principi e richiami normativi, pur in assenza di una norma formale di attribuzione)”.

“Invece, nel caso della pubblicitĂ  delle pratiche di utero in affitto – ben piĂš gravi delle violazioni online sulla proprietĂ  intellettuale – l’AutoritĂ  ha dichiarato, con un comunicato stampa, che senza una legge espressa che le attribuisca la competenza, pur trattandosi di attivitĂ  illegali che meritano ‘le severe sanzioni penali previste dalla legge’, non può intervenire. Di recente, è stata – stavolta espressamente – attribuita all’AGCom la competenza sul divieto di pubblicitĂ  del gioco d’azzardo, pratica che – diversamente dalla maternitĂ  surrogata – è regolamentata e lecita, ma di cui è vietata la promozione. Dunque, l’AGCom interviene per bloccare le pubblicitĂ  vietate di un’attivitĂ  lecita (gioco d’azzardo) e non può intervenire per bloccare le pubblicitĂ  vietate di un’attivitĂ  illecita (utero in affitto)?”.

Se ne dovrebbero occupare le procure – osservano De Palo e Gambino – che però tacciono. Anche perchĂŠ non sempre possiedono gli strumenti tecnici e tecnologici idonei (l’AGCom si avvale dell’attivitĂ  ispettiva sul web della polizia postale delle comunicazioni e del nucleo speciale della Guardia di Finanza). Ci sembra paradossale – rimarcano – che si ritenga ‘incompetente’ in materia l’AutoritĂ  che vigila sulle comunicazioni e si occupa di pubblicitĂ  di gioco d’azzardo e di copyright, come pure di comunicazioni informative sanitarie (legge n. 145/2018: fonte normativa che – senza neanche troppi sforzi interpretativi – avrebbe da sola consentito all’AGCom di ampliare la sua vigilanza rispetto alle comunicazioni sulle pratiche di utero in affitto, inquadrabili nella fattispecie delle ‘comunicazioni sanitarie’)”.

La conclusione: “Non è ancora tardi. Prima che intervengano altre autoritĂ  (le procure in primis, forse il GiurĂŹ per l’autodisciplina pubblicitaria – che però è un organismo privatistico – o ancora l’Antitrust, sotto il profilo della violazione della concorrenza), riterremmo piĂš corretto che fosse l’AutoritĂ  preposta a garantire i diritti nelle comunicazioni e in Internet a fare i passi previsti dalla legge. Nel frattempo, sul web restano disponibili comunicazioni pubblicitarie di reati, peraltro perpetrati a danno dei soggetti piĂš vulnerabili della societĂ ”.  ADNKRONOS