Il giornalismo italiano e la tosse di Conte

E intanto va in scena in tv la nuova santa trinità: ‘La7’, Governo e ‘Il Fatto Quotidiano’, come osserva il giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra.

Giuseppi va ospite nel circo mediatico della volpe rossa Lilli Gruber, e si scatena il finimondo. Una pandemia da cretineria pura propria di tutti coloro che hanno sprecato titoloni sulla tosse del Premier, più che sui contenuti da costui espressi. Come se bastasse questo a fare notizia.

Direi che ne abbiamo già i coglioni pieni della caccia all’untore. E, francamente, fare i medici del nulla cercando di scoprire quali siano le ragioni di questo status salutistico del Presidente del Consiglio appare un atteggiamento di un’imbecillità assoluta che squalifica e sconfessa innanzitutto chi lo perpetra. Che la tosse di Conte dipenda da semplice influenza, o da pseudo-infezione da Coronavirus, poco importa. E’ tosse, e di sola tosse difficilmente si muore.

Quel che più conta, a modesto avviso di chi scrive, è che il Capo dell’Esecutivo scambi ‘La7’ per Raiuno. Ai tempi gloriosi dell’ottima Democrazia Cristiana, quando fortunatamente Andrea Scanzi ancora non c’era – e, se c’era, non scriveva, Deo gratias -, un proclama del genere sarebbe stato appannaggio esclusivo della prima rete della Tv pubblica.

Silvio Berlusconi aveva più classe: almeno andava a ‘Porta a Porta’ da quel fuoriclasse assoluto e maestro di stile che è l’insuperato Bruno Vespa. Un giornalista vero, a dispetto e differenza di tanti altri che con lui condividono soltanto semplicemente il tesserino professionale.

Ma, ormai, è chiara la cricca: ‘La7’, il Governo giallorosso e ‘Il Fatto Quotidiano’ con gli opinionisti tra cui anche Marco Travaglio sono di fatto diventati un mero unico organo tripartito di regime. Una sorta di barcollante santa trinità (terrena, però), specchio di una sinistra populista insolente, inconcludente e incapace che pensa di potersi sostituire all’Onnipotente in persona in tutto.

E che, soprattutto, ne ha per tutti. Il problema, concludendo, non è come Conte dice le cose, ma che cosa dice: nulla, nulla, e ancora nulla.

Mentre passa persino la pubblicità della campagna di abbonamenti de ‘Il Fatto Quotidiano’. Come dicono i piemontesi, ‘Suma bin ciapà’.

Maurizio Scandurra

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