Meluzzi: non c’è vita senza libertà, robotizzazione dell’umano è vero orrore

Annalisa Colavito – Il prof. Meluzzi intervistato da Radio Cusano campus.  – – Disturbi mentali: la dimensione sociale e relazionale, liquida, in cui siamo immersi porta ad un aumento della solitudine e a una crescente perdita di riferimenti solidi. Il Covid ha aggravato lo stato delle cose, tant’è che gli effetti sono già sotto gli occhi di tutti. “Se la situazione dovesse rimanere questa, siamo in una catastrofe della salute mentale. L’uomo vive e si nutre di relazioni, di incontro – ha osservato il professor Alessandro Meluzzi – una certa rappresentazione del mondo vede l’uomo come atomo scollegato da altri, come consumatore governato dalla cibernetica. Se pensiamo che l’umanità può ribellarsi a questo diabolico film dell’orrore le cose possono cambiare, ma non so come finirà la partita.

Internet e il controllo – – I social network assolvono alla funzione di connettore tra persone distanti, possono rappresentare una ulteriore opportunità di incontro. Il rischio è di cadere nel tranello del virtuale e rimanerne incatenati. L’idea di partenza dei social è di “avere un pieno controllo della popolazione nei consumi, nelle propensioni gastronomiche, sessuali. Paradossalmente questo sistema pensato per avere un pieno controllo della situazione si è ribaltato contro i suoi costruttori diventando uno strumento attraverso il quale veicolare la controinformazione, la battaglia per l’autonomia delle persone – ha aggiunto lo psichiatra Meluzzi – questo ci dice che c’è una speranza finché c’è uno spazio di caos, di disordine che vuol dire anche liberà. Il vero problema, oggi, è barattare un’idea di vita con un’idea di libertà. La vita non può esserci senza libertà, questo è il primo elemento della salute mentale. La robotizzazione sanitaria dell’umano è il vero orrore che si affaccia nelle nostre vite.”

Relazioni di coppia – Disturbi mentali: anche la costruzione della famiglia e il mantenimento di un buon equilibrio è cambiato. “Le coppie, nella storia dell’umanità, si sono sempre formate, ma se i rapporti non diventano tenerezza, fiducia, non si può pensare di andare avanti cinquant’anni come i nostri nonni – si è congedato Alessandro Meluzzi – ognuno è preso dal proprio egoismo. Tutto questo è la negazione della paternità. L’ideale di coppia che oggi si affaccia è di persone che possono riprodursi grazie alle tecnologie. Disgiungere la procreazione dall’intimità è l’ultimo degli orrori a cui andiamo incontro.”

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