Migranti, ammiraglio De Felice: la Spagna rischia con ‘Open Arms’

Lettera dell’alto ufficiale all’ambasciatore iberico Roma, 19 set.  – “Ci rammarichiamo ancora una volta di dover rappresentare che una nave spagnola, la ‘Open Arms’, nel mezzo della pandemia del coronavirus, rischia di coinvolgere la Spagna in una colpevole collaborazione con i crimini compiuti dai banditi della tratta di esseri umani nel Mar Mediterraneo e in Libia”.

Inizia così la lettera inviata dall’ammiraglio Nicola De Felice all’ambasciatore spagnolo Alfonso Dastis. “Suggerisco di rimuovere immediatamente la tua bandiera dall’albero della nave negriera ‘Open Arms’, finanziata dalle organizzazioni della società spagnola – scrive De Felice – e di segnalare tempestivamente al suo governo di Madrid il pericolo che queste organizzazioni spagnole stanno rischiando al punto di essere coinvolte in crimini internazionali e di essere coinvolte in un progetto criminale con il quale i trafficanti di esseri umani, nuovi schiavisti del XXI secolo, sono ben felici di speculare sull’iniziativa umanitaria che immagino spinga le aziende spagnole a finanziare questa malvagia iniziativa con milioni di euro. Questi milioni di euro andranno a promuovere il mercato delle armi e della droga in Africa e in Europa”.

“Il problema dell’immigrazione illegale non si risolve in mare, ma in Africa prosegue l’ammiraglio – inoltre, lo sbarco di migranti illegali in Italia sta aumentando il tasso di infezione da Covid-19. La nave ‘Open Arms’ è ora pronta a infrangere tutti gli standard internazionali di igiene e salute, il soccorso in mare, il diritto marittimo delle Nazioni Unite, la sicurezza alla navigazione, la protezione dell’ambiente marino e il codice della navigazione italiano ai soli fini del carico di migranti illegali che pagano schiavisti per essere considerati naufraghi nella sua stiva. Spero – conclude – che il suo Governo saprà cogliere il senso di questa lettera e capire che, per il bene comune dei nostri due popoli, saprà reagire prontamente a questa trappola”.  (askanews)

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