L’Ira di Dio! (questa non è accoglienza, è suicidio collettivo)

di Aldo Grandi

Non conta la realtà né quella che ci vogliono far credere sia, ma la sua percezione e mai come in questo momento quest’ultima è di insicurezza e paura. Chi ha un minimo di familiarità con la psicologia, scienza, secondo i marxisti, borghese e facente parte di quella sovrastruttura da abbattere per instaurare il potere delle classi subalterne, sa che non ha importanza l’oggettività della situazione quanto ciò che l’individuo avverte come tale. Questo vuol dire che, al di là delle parole rassicuranti di chi vuol farci credere che l’invasione sia una cosa positiva e ineluttabile, la gente, quella che, sempre secondo i soloni verniciati di rosso, utilizza la pancia al posto del cervello, al contrario la avverte come una minaccia. Imminente. E ha ragione da vendere. Mai come in questo evo la classe dirigente del nostro sfasciato Stivale e di coloro che, in Europa e in Occidente, dovrebbero tutelarne e proteggerne l’esistenza e le inestirpabili caratteristiche, si trovano a marciare nella direzione opposta, quella di una sostituzione etnica che avviene sotto gli occhi di tutti con la benedizione e l’appoggio del peggior papa mai esistito su questa terra.

Viviamo, per colpa di queste élite che si trasmettono il privilegio a tutti i livelli – economico, sociale, politico, geografico – in un mondo che va alla rovescia, dove il buonsenso è costantemente vilipeso e travolto dall’Ideologia che vuole costruire a tutte le latitudini lo stesso Uomo Nuovo, un essere umano privo di qualsiasi identità, incapace, per ciò, di reagire e ribellarsi ai diktat del Pensiero Unico Dominante e delle multinazionali al suo servizio. Un uomo e una donna senza coscienza di ciò che sono, ma, soprattutto, da dove vengono e dove vanno, una umanità omogeneizzata capace solo di produrre e consumare, vittima di un individualismo esasperato spacciato per solidarietà e accoglienza.

Mai come di questi Tempi, tempi di disordine, di caos, di paura, di incertezza, di depravazione e di devastazione, l’essere umano sente di trovarsi in pericolo e, in particolare, avverte tutta la pesantezza del suo senso di solitudine. Da sempre quando, in una comunità, si inseriscono a forza elementi eterogenei, essa tende ad esplodere e a distruggersi. Lo hanno chiamato colonialismo se esercitato dai bianchi sui neri, lo definiscono accoglienza e amore se prodotto dai neri sui bianchi. Consentono a milioni di sbandati tra i quali cani e porci sono, sicuramente, una buona parte, di entrare nelle terre che hanno ospitato per secoli e anche di più la vita quotidiana della nostra gente e se qualcuno osa ribellarsi e, magari, anche reagire con violenza, ecco che la colpa non è di chi costringe a una forzosa, indesiderata e incompatibile coesistenza culture e abitudini differenti, ma di chi rifiuta questo meccanismo perverso di deportazioni-importazioni indiscriminate e ingiuste.

Vogliono, questi politicanti da strapazzo, questi mentecatti da 12-15 mila euro al mese che hanno il fondoschiena sulla poltrona e sono garantiti contro tutti i Coronavirus di questo mondo, obbligarci ad accettare ciò che la natura umana non può accettare passivamente, ossia vogliono costringere la popolazione autoctona a rinunciare alla propria identità per fare posto ad uno stile di vita, quello dei clandestini provenienti da tutto l’emisfero, che non ha niente a che vedere con la nostra tradizione, la nostra sensibilità, la nostra quotidianità, i nostri valori, le nostre abitudini, la nostra memoria.

Ci sono, alla frontiera turca, decine di migliaia di musulmani e non solo che vogliono violare le frontiere d’Europa e ci sono politici dell’Unione Europea, un cancro da estirpare se si vuole tornare alla sovranità degli stati e dei popoli, che premono per farli entrare e scavare ancora di più la fossa all’Occidente e alla sua gente. E’ chiaro a tutti che non si tratta di accogliere, ma di scegliere tra il suicidio collettivo e il riscatto. Ancora di più dell’Europa, l’Italia si trova a vivere questo spaventoso dramma epocale senza che i suoi governanti, abietti, ideologizzati, politicizzati, schierati, falsamente cristiani, siano capaci di proteggere il proprio Paese e i suoi abitanti. Oggi essere italiano e lo dimostra l’omino vestito di bianco d’Oltretevere, è una colpa per non dire peggio.

Si vuole aprire all’invasione senza nemmeno renderci conto che il nostro stesso territorio è diviso e in preda all’anarchia o quasi. E’ un’epoca, questa, dove la vittima diventa colpevole e il colpevole la vittima, dove chi ruba, rapina, spaccia, stupra, uccide merita attenzione mediatica e compassione quando, al contrario, dovrebbe ricevere solo e soltanto il disprezzo e la pena adeguata al crimine commesso. E’ il regno della tolleranza, della licenza, del tutto è permesso perché niente più deve essere proibito, l’annullamento di ogni senso di responsabilizzazione per una società politicamente corretta dove tutti sono uguali perché nessuno può essere diverso.

Mai come in questi mesi appare evidente come basti poco a far saltare il falso compromesso che sta alla base della nostra precaria convivenza. Un virus, Corona o altro non importa, il nemico alle porte, una povertà sempre più diffusa che si traduce nella esponenziale sensazione di precarietà dell’esistenza: ecco dove siamo giunti.

Sono, l’Europa e l’Italia, organismi in metastasi e non resta altro da fare, a questo punto, che amputare. Chiudere le frontiere, imporre una politica che ponga al centro il recupero della fiducia e della sicurezza, l’espulsione di chi non merita di stare qua e il respingimento di chiunque si voglia avvicinare. Una giustizia giusta e impietosa verso chi delinque, italiani in primis se necessario e minaccia la pace e la sicurezza dei cittadini. Nessuna pietà per chi non ha pietà. Questa è l’unica legge che ancora può salvarci.

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