Carabiniere ucciso, la ricostruzione della storia

Roma, 27 lug. (AdnKronos) – di Silvia Mancinelli – I presunti assassini del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello sono Christian Gabriel Natale Hjorth ed Elder Finnegan Lee. Ne sono convinti i magistrati e i carabinieri che a tempo di record avrebbero risolto il caso. I due giovani hanno 19 anni uno e 20 l’altro e sono cittadini americani. Sarebbero stati loro, secondo il decreto di fermo firmato dal pubblico ministero Maria Sabina Calabretta e dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia, i responsabili della morte del militare 35enne colpito con numerose coltellate la notte tra il 25 e 26 luglio scorsi in pieno centro.

La ricostruzione della storia è minuziosa. Le imputazioni per entrambi sono omicidio e tentata estorsione perché dopo essersi impossessati di uno zainetto di proprietà di Sergio Brugiatelli, “con la minaccia di non restituire altrimenti quanto sottratto, contattati telefonicamente, formulavano una richiesta di una ricompensa di 100 euro ed un grammo di cocaina”.

Secondo la ricostruzione della Procura, dopo aver stabilito un appuntamento in zona Prati per la riconsegna dello zainetto rubato, “raggiunto il luogo concordato e avvicinatisi i due carabinieri Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale in borghese allertati dal Brugiatelli, nonostante i due militari si fossero qualificati come appartenenti all’Arma dei Carabinieri, dapprima ingaggiavano una colluttazione rispettivamente il Cerciello con Elder e il Varriale Andrea con Natale Hjorth” dopodiché Elder – si legge ancora nel decreto – colpiva con “numerosi fendenti il Cerciello” colpendolo “in zone vitali” tanto che a seguito dei fendenti inferti “il carabiniere Cerciello decedeva presso il pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito”. Dopo l’aggressione entrambi i responsabili scappavano “incuranti delle condizioni del Cerciello, esanime”.

Gli indizi di colpevolezza, raccolti dai carabinieri sono ‘gravi e concordanti’ e si avvalgono di numerose testimonianze. Nel decreto di fermo per i due cittadini americani di cui l’Adnkronos ha preso visione, decisive si sono rivelate le dichiarazioni del derubato del borsello Sergio B. (agli arresti domiciliari come raccontato stanotte dall’Adnkronos, ndr), la relazione del carabiniere sopravvissuto, i ricordi del portiere d’albergo dove la coppia alloggiava e, soprattutto, le dichiarazioni del facchino dello stesso hotel presente “intorno alle 2,45 presso tale struttura” che ha decritto “l’abbigliamento di uno dei ragazzi e il passo veloce col quale è entrato nell’albergo”.

Ulteriori riscontri alla tesi della Procura arrivano da “esiti certi delle ricognizioni fotografiche (il riconoscimento dei volti in fotografia dei due americani,ndr) opera sia del carabiniere Varriale, del derubato Sergio Brugiatelli e di altri”. Ma ad incastrare i due ragazzi statunitensi ‘numerosi oggetti di assoluto interesse investigativo’ sia nella stanza dell’hotel in Prati ‘dove è stata rinvenuta l’arma’ sia ‘nelle vicinanze della scena del delitto dove all’esterno dell’albergo è stato ritrovato lo zainetto oggetto di furto ai danni del B. occultati in una fioriera nei pressi e riconosciuto proprio da B.’.

Ma c’è di più. Sfogliando il decreto di fermo si scopre che i due ragazzi vengono incastrati dalle telecamere non durante i fatti dell’omicidio ma ‘nella fase preliminare’, ovvero in piazza Mastai dove è avvenuto il furto e nell’hotel di Prati dove i due vengono visti entrare e uscire nell’ora del delitto. Anche il riscontro dei tabulati e delle celle telefoniche sugli apparecchi cellulari per la procura aggrava la posizione di Elder e di Natale.

“Pur a fronte di parziali discordanze”, si legge ancora nel decreto, entrambi hanno ammesso le loro responsabilità in relazione al delitto di via Pietro Cossa, in pieno centro a Roma. I due, “sperando di recuperare il denaro sottratto loro” hanno pensato di restituire lo zaino a Sergio B. in cambio, spiegano i magistrati, “della somma perduta e di un grammo di cocaina (circostanza questa negata invece dal Natale)”.

Artefice dell’accordo estorsivo con la vittima del furto del borsello, “in termini di partecipazione al colloquio telefonico”, come scrivono anche il pm Calabretta e il procuratore aggiunto D’Elia nel decreto di fermo, è Natale, “l’unico dei due in grado di comprendere la lingua italiana“. Usciti dall’hotel in Prati per raggiungere il luogo deciso per lo scambio, i due americani si trovano davanti non il ragazzo dal quale pretendevano soldi e droga, ma i due militari in borghese, Mario Rega Cerciello e Andrea Varriale.

“A questo punto, le versioni dei due sono parzialmente coincidenti in quanto il Natale ammette che il carabiniere che gli si è avvicinato si è qualificato, benché non fosse in divisa, mentre Elder nega la circostanza o comunque si nasconde dietro la propria difficoltà di comprendere la lingua italiana”. Entrambi ‘singolarmente’ hanno una colluttazione con i carabinieri che gli avevano detto di fermarsi, una volta qualificatisi, e “benché nessuno dei due avesse estratto un’arma, Elder, bloccato dal Cerciello, estraeva un coltello (che per dimensioni e tipo è certamente strumento idonei a cagionare grave offesa) colpendo più volte al tronco la vittima in zona vitale”. Il vice brigadiere ha urlato e solo a quel punto, dice Elder, “si fermava anche Natale”. I due a quel punto sono fuggiti in direzione dell’albergo in Prati per poi nascondere e ripulire il coltello.

Anche sull’occultamento dell’arma i due forniscono versioni “assolutamente contrapposte, accusandosi reciprocamente”. Il coltello è stato trovato nella stanza dell’hotel, riconosciuta da Elder come propria “e l’ha indicata come arma del delitto” e comunque difficilmente non notata dall’amico che però ha negato la circostanza. Il coltello utilizzato per uccidere il vicebrigadiere era stato portato dai due giovani turisti americani a causa del timore di essere nuovamente ingannati “e di ritrovarsi davanti a soggetti pericolosi”.

Elder, per i magistrati, ha materialmente compiuto il delitto, ma “la presenza del Natale e la sua contrapposizione al Varriale ha fornito un decisivo contributo alla cassazione dell’evento morte quantomeno perché ha bloccato l’intervento del Varriale in aiuto del suo compagno”. I due, che avevano già preparato i bagagli per lasciare l’albergo e ripartire la sera stessa con un volo per gli Stati Uniti, sono stati fermati “considerato che ricorre il pericolo di fuga”. Con l’arresto avvenuto stamattina da parte dei carabinieri sono stati entrambi chiusi in carcere in regime di isolamento e con il divieto assoluto di incontrarsi.

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