Tolleranza ed accoglienza: il nuovo culto dell’Occidente, malsana ideologia

L’Occidente, sempre più decadente ed in mano alle forze liberal-progressiste, si presta a chinarsi innanzi al nuovo culto della tolleranza e dell’accoglienza. Impedire che ciò accada, rappresenta un dovere culturale, dal quale, il 26 Maggio,  nessuno dovrà esimersi 

di Giuseppe Fontana – Il susseguirsi di crisi, sempre più croniche, che attanagliano l’attuale società moderna, lungi dall’ essere una mera fase transitoria, assumono sempre più i connotati  di un malessere strutturale, le cui profonde radici non possono essere semplicisticamente ricondotte a  banali questioni economiche. In tale contesto, l’asserzione evangelica secondo la quale non di solo pane vive l’uomo” risulta esser forse la locuzione più appropriata nell’ aiutarci a comprendere quanto la trascurata matrice valoriale possa essere alla base di tale declino che , oggigiorno, perversa e pervade tutto l’Occidente.

Risulta innegabile infatti che paradossalmente, quest’ultimo, ormai maturo frutto di un costrutto ideologico, mercificando e relativizzando qualsiasi aspetto della vita umana, in nome e per conto di un’apparente “libertà, ostracizzi qualsiasi possibilità di pubblica esternazione non conforme al Sistema stesso. Difatti, attualmente, tutto ciò che orbita al di fuori dell’ambito economico-commerciale, per tale insana società, è da ritenersi compromettente, inopportuno e pertanto da delegare alla sfera privata dell’individuo stesso. Da qui, il passo al culto divinatorio per  il “politicamente corretto” trova  piena giustificazione ed esaltazione. Il liberalismo, filiazione dell’Illuminismo, rappresenta attualmente, assieme al libero mercato, ciò che maggiormente contraddistingue il volto decadente dell’odierno Occidente.

Teorizzato fin del XVII Secolo, tale scuola di pensiero, che nei propositi iniziali avrebbe dovuto sostenere ed esaltare principi legati alla tolleranza, all’ uguaglianza e alla libertà, oggi si è paradossalmente tramutata in una malsana ideologia che, in nome del nichilismo e della dissoluzione di ogni istituzione sociale, mina le fondamenta stesse della società umana. Un’Europa sconvolta dalle guerre di religione a seguito della riforma protestante del XVI secolo, vide, in tali costrutti -che riducevano il ruolo dello Stato ad una mera funzione burocratica e neutrale-, l’unica via di uscita per una pacifica coesistenza tra cattolici e protestanti. Il principio stesso di tolleranza ne era la base, e conseguentemente il concetto stesso di  fede individuale, ben presto di dovette relativizzare e ridurre a mero parere personale. Tale parere personale, ha l’obbligo però di rimanere confinato alla sfera individuale del cittadino, in quanto lo Stato stesso è tenuto a rimanere profondamente laico e distaccato di fronte a tematiche valoriali che potrebbero minare la libertà (libertinaggio) degli individui appartenenti ad esso.

Le reali, quanto nefaste, conseguenze di tali devianze sono  emblematicamente rappresentate da un’evidente realtà, ovvero che al di fuori della tolleranza stessa, non esistono, e non son concesse, verità assolute. Semplicemente libere opinioni, paradossalmente tutte ugualmente valide ed equamente vere, purché rispettino il principio del politicamente corretto. Così come l’Illuminismo generò il liberalismo, e dal liberalismo nacque l’ideologia della tolleranza, da quest’ultima oggi emergono molteplici inganni destinati, se non per tempo contrastati, ad annichilire la nostra già decadente società. Del resto, è proprio in nome della tolleranza e dell’ideologia dell’accoglienza che oggi l’Occidente si spoglia della sua millenaria tradizione per abbracciare culti, usi e costumi di popoli completamente estranei, se non antitetici, alla nostra filogenesi culturale.

Depredata della propria anima e profondamente vilipesa nel proprio spirito, la società Occidente non può non reagire innanzi a tale minaccia. Il sempre più costante affermarsi di  movimenti che esplicitamente si richiamano al sovranismo ed all’identitarismo, lungi dall’esser banali forme di populismo, rappresentano una spontanea forma di risposta e difesa sociale innanzi al dilagare del nichilismo imposto dalle forze liberal-progressiste che, dei nostri valori e dei nostri eroi,  volentieri ne farebbero dei fantasmi.

Pertanto, l’esito delle consultazioni del 26 Maggio, non  si limiterà ad esser mero responso elettorale, bensì rappresenterà un terreno di un confronto  che nella cultura vedrà il proprio campo di battaglia. Combattere quando tutto sembra perduto, nella certezza di fare il proprio dovere  è ciò che caratterizza noi “folli”. Ma  come affermò il grande Nietzsche “ Meglio esser folli per conto proprio, anziché savi secondo la volontà altrui!”

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