25 aprile: Ponzio Pilato a Palazzo Baracchini?

di Antonio Li Gobbi – –  www.analisidifesa.it

I fatti di Viterbo del 25 aprile sono ormai noti a tutti.  Non voglio commentare in questa sede come sia possibile che in occasione della Festa della Liberazione si continui a consentire ad un’organizzazione pseudo-politica (ma ben foraggiata con soldi pubblici) di prendere la parola in nome di tutti i “resistenti”, che non rappresenta e non ha mai rappresentato! Ma il discorso sarebbe troppo lungo….

Ciò che lascia amareggiati è stato invece il comportamento della dottoressa Trenta, attuale ministro della Difesa.

Con una dichiarazione che sia Ponzio Pilato che Pietro Badoglio le avrebbero sicuramente invidiato, colei che è a capo del Dicastero della Difesa, ha scritto su Facebook con discutibile equilibrismo: “credo che entrambi (ovvero, il generale Riccò e il presidente provinciale dell’ANPI di Viterbo, Mezzetti) abbiano adottato comportamenti non adeguati al contesto delle celebrazioni”.  Sicuramente lo era quello di Mezzetti, che accusava i soldati della Coalizione di cui l’Italia fa parte di aver ammazzato più civili dei Talebani.

Sfugge a tal proposito cosa venga imputato a Riccò, peraltro decorato proprio per le operazioni in Afghanistan con la Croce d’Oro al Merito e la  Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito, dopo aver ottenuto la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il suo comportamento durante la battaglia del check-point, a Mogadiscio il 2 luglio 1993.

Non contenta, la dottoressa Trenta continua: “I militari dovrebbero rimanere sempre al di fuori delle dispute di natura politica”.  Ma a Viterbo c’era una rappresentanza militare ed un picchetto in armi che erano stati invitati e la cui presenza era stata richiesta dalle locali autorità per la celebrazione di una Festa Nazionale, non per un comizio della sinistra extra-parlamentare!

Basta leggere il testo del signor Mezzetti e, soprattutto vedere il video del suo intervento (dal 15° minuti) per comprendere perché l’esponente dell’ANPI sia stato contestato in più punti anche dalla folla dei presenti.

Senza entrare nel merito del diritto che aveva il Mezzetti di dire ciò che ha detto non si può non notare che forse la responsabilità è di chi gli ha concesso un microfono.

Il generale Paolo Riccò andrebbe severamente sanzionato semmai per aver aspettato fin troppo prima di andarsene dal palco sottraendo il visibile supporto dell’istituzione militare alla pagliacciata che stava avendo luogo.

Mettendo sullo stesso piano di “inadeguatezza” Riccò e Mezzetti, la dottoressa Trenta insulta tutti quei militari che servono questo Paese (un tempo si sarebbe detto Nazione) ormai in stato confusionale.

Che lo servono con onore in Patria e in armi in territori ostili, dove troppo spesso una dirigenza politica incapace li invia senza una chiara missione, solo per compensare con i nostri “boots on the ground” l’incapacità di contare a livello internazionale in altri campi.

Se così fosse, inoltre, la dottoressa Trenta insulterebbe anche tutti quei combattenti della Guerra di Liberazione, tra cui tanti tantissimi militari (da Montezemolo a Martini Mauri, da Perotti ai fratelli Di Dio, ma l’elenco sarebbe troppo lungo per citarli tutti) che nei giorni bui in cui la leadership di questo Paese si è dileguata hanno saputo scegliere di combattere per un’Italia che non fosse asservita né al totalitarismo nazista né a quello sovietico.

Per un’Italia libera, capace di autodeterminarsi, come quella che ha trovato giusta collocazione tra le grandi democrazie europee anche in virtù del sacrificio di uomini (tra cui tantissimi soldati) che rifiutavano sia i lager sia i gulag

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