ITALEXIT, VIA DALL’INCUBO DEL DEBITO (2a puntata)

Seconda puntata-  – di Gianmarco Landi

PREMESSA

Nella prima puntata abbiamo potuto apprezzare il motivo principale che ci spinge a considerare di dover lasciare l’UE, cioè il diritto alla crescita economica negatoci dagli obblighi di marciare incamiciati dalle Sturmtruppen franco tedesche. Il danno inferto ad ogni italiano, come abbiamo visto nelle due tabelle della prima puntata,  è veramente ingente perché dai dati dei PIL registrati dal 1992-2017,  possiamo stimarlo tra i 10.500 dollari ai 15.000 dollari di NON incremento di PIL per anno a seconda del paese  europeo la cui crescita di PIL prendiamo come riferimento comparativo. Questa astrazione significa che ognuno di noi ha molti meno soldi in banca anno per anno, ha minore patrimonio finanziario,  avrà minori pensioni, godrà di una qualità della sanità più scarsa, di un sistema scolastico ancora più in declino, o infrastrutture pubbliche sempre più in marcescenza e via discorrendo, in una sorta di omologazione forzata verso il minor benessere targato Unione Europea:

che fortuna !

In questa puntata analizzeremo uno dei 4 epigoni attraverso cui questa grande ‘fortuna’ ha potuto investirci come un Tir in tangenziale, una situazione che ha potuto estrinsecarsi attraverso il culto di un totem ideologico ordo-darwinista congetturato solo per chi non ha mai studiato Contabilità Nazionale ed  Economia politica capendo ovviamente qualcosa.

Questo Totem, a cui la presunta intellighenzia italiana, con tanto di anello al naso, talvolta si inchina e talaltra si riunisce in triviali danze celebrative al  fine di propiziarne l’erezione fallica invocando l’ascesa dello spread,  è il debito pubblico dello Stato italiano.

Iniziamo questa puntata come se dovessimo accingerci a prendere un  treno, cioè con la predisposizione mentale a doverci rapportare ad una situazione, quale la rigidità degli orari di partenza, a cui tutti si devono adeguare per non perdere il treno.  Immaginiamo quindi di trovarci nella capitale economica e finanziaria del Nostro Paese, Milano,  dove  possiamo maturare un’angosciante esperienza ulteriore a quella del timore di perdere il treno.  Qui, infatti, da alcuni mesi  potremo volgere lo sguardo verso giganteschi pannelli digitali e potremo sentirci ammoniti come Massimo Troisi nel film ‘Non ci resta che piangere’, quando il monaco di Savonarola con voce stentorea disse al malcapitato protagonista  ripiombato indietro di 500 anni: ricordati che devi morire !  Il ciak leggendario si conclude con Massimo Troisi ossequioso verso l’autorità eretta  che rassicurò dicendo di prendere nota scritta per non dimenticarlo.

Ed è  con la stessa finalità di novelli Savonarola  che una congrega di sedicenti acculturati liberali, cioè l’Istituto Bruno Leoni, unitamente all’intellighenzia  radical chic del PD milanese, hanno posto una spada di Damocle penzolante sulle teste dei passeggeri da e per Milano, quasi a costituire  il monito di una ghigliottina o di una botte chiodata, così come nel Medioevo si agghindavano le piazze con macabre impalcature significanti l’arrivo di sofferenze fisiche e psicologiche, a cui  le anime passeggere avrebbero dovuto prepararsi per espiare peccati pubblici o privati sotto lo sfondo di un’apocalisse in arrivo. Passo dopo passo attraversando la stazione di Milano, possiamo vedere le cifre del debito pubblico crescere inarrestabili sotto i nostri occhi, come se fossimo in una sequenza di un film di Hitchcock in cui noi,  i protagonisti,  ignari  delle nostre colpe e dei pericoli, camminiamo beati  quando invece le sequenze del montaggio cinematografico suggeriscono pathos in ogni spettatore senziente. In effetti la  ‘musica’  mediatica annuncia il diluvio universale del default (fallimento)  e l’ evento infausto  in agguato pronto ad abbattersi sui 60 milioni di italiani dannandoli come meritano. L’opera di artistica ingegneria terroristico finanziaria dell’Istituto Leoni e del Partito Democratico di Milano, ha una chiara  ispirazione europeista la cui esegesi vivente sciorina l’aumento del debito con una pedagogica medievale nella rappresentazione simbolica di uno stillicidio psicologico. Mi permetto di commentare quest’opera di stile mortificatorio con uno sprazzo di blasfemia classica, ricordando la  ‘spada di Damocle’, cioè una metafora rappresentante l’insicurezza e le responsabilità derivanti dall’assunzione di una responsabilità del tutto fittizia,  irreale ed inesistente. L’espressione nacque nella Magna Grecia quando il povero Damocle  fu responsabilizzato da Dionigi, il suo tiranno di Siracusa,  che lo mise a tavola  cedendogli il suo posto per responsabilizzarlo e terrorizzarlo, avendo cura di far mettere sulla testa del vessato una spada appesa con una sottile crine di cavallo  a simboleggiare una situazione di morte potenziale e imminente che incombe su chi, per capriccio o per egoistico interesse del tiranno,  ha grandi responsabilità sulla testa.

IN COSA CONSISTE IL DEBITO

Ma parliamo di debito pubblico e di cosa in concreto esso sia. Spero qualcuna non si offenda ma sono assolutamente certo che il 98% di chi mi sta leggendo non capisce realmente il senso di quello di cui si parla abitualmente nei talk show televisivi o si legge sui giornali, perché il 99% dei giornalisti e dei commentatori dei Media mainstream ne capiscono quanto il telespettatore che pretendono di informare e acculturare. Mi piacerebbe infatti conoscere quanti giornalisti,  che ammoniscono gli italiani con tono sussiegoso sulle spese pubbliche e i disavanzi eccessivi che potrebbero scaturire scostandoci dai mantra del politically correct da Maastricht, sappiano cosa siano i saldi settoriali, la differenza tra bilancia di pagamento e commerciale, cosa comporti un’asta sui BTP marginale invece che separata o la mancata compensazione tra banche centrali sortita dalle immissioni di euro a debito in QE con finalità di obiettivo comunitario.

Qui vi prometto che, se farete il minimo sforzo di leggere con attenzione, al termine capirete cosa è il Debito pubblico e la sua genesi tanto, ma tanto  di più rispetto al 99% dei  giornalisti di Rai, di Mediaset, della Sette, di Repubblica o del Corriere, che potrete invitare  ad andare a zappare i campi per guadagnarsi da vivere, come faccio io ogni volta che li sento sproloquiare.

Iniziamo con alcuni dati che pochi giorni fa sono stati dati con allarmismo apocalittico da una nota giornalista televisiva,  moglie di un leader del PD del passato peraltro beatificato a New York da George Soros in persona (battuto però illo tempore dal Caimano).

La giornalista ‘sapientosa’ aveva rilevato che il debito totale  del Pianeta è così alto che il Mondo dovrebbe essere già in default!  Nello specifico, i dati dell’Institute of International Finance riportano una massa debiti di tutta la Terra pari a 233 mila MLD di dollari, di cui 70 mila MLD nel settore pubblico e 166 mila MLD in quello privato. In effetti dobbiamo dire che, essendo il rapporto Debito Mondiale su PIL mondiale pari al 321%, il default apocalittico sarebbe effettivamente imminente se solo la tecnocrazia divulgata come scienza mediatica infusa avesse un qualche senso che in realtà non ha! Ed è proprio questo il punto:  la tecnocrazia non ha senso perché il debito pubblico è una congettura molto arbitraria di cui dovrebbero parlare e ragionare solo gli esperti della materia, dato che la valenza che i giornalisti cercano invece di dare con afflato di civilizzazione non ne ha alcuna. Chi potrebbe far fallire il Mondo esigendo il  totale del debito degli Stati? Forse potrebbero arrivare gli alieni a pignorare la ricchezza delle Nazioni di cui parlò Adam Smith? Possiamo ipotizzare una procedura concorsuale interplanetaria,  in cui i rettiliani giunti con numerosi astronavi  possano acquisire a prezzi stracciati tutte le case per sentenza dei curatori fallimentari intergalattici e così soddisfarsi del totale dei crediti vantati verso gli Stati insolventi ? Per inciso: il totale dei debiti del Mondo così  come il totale dei debiti di qualsiasi ente, preso come grandezza a sé stante è come un prosciutto appeso da qualche parte, e può anche essere bello da contemplare gustandolo filosoficamente, ma non ha alcun valore tecnico macroeconomico o di contabilità nazionale, perché qualsiasi grandezza di bilancio deve essere considerata solo nell’ambito di tutte le altre voci, rimanendo sempre memori che trattasi di fotografie numeriche allestite sulla realtà con il fine di realizzare mere congetture artificiose.   Nel caso specifico la giornalista di cui sopra, percepiva un default per debiti globali, ignorando che il Mondo stesso sarebbe concettualmente creditore  di sé stesso, cioè che il totale dei Crediti del Mondo meno il totale dei Debiti Mondo comunque è uguale a zero.  Semmai la giornalista avrebbe dovuto chiedersi quali e quante famiglia nel Mondo detengono crediti enormi nel Sistema finanziario in completo anonimato, e perché ciò è accaduto senza che politici e magistrati capiscano quanto avviene di importante, anche perché i giornalisti,  se  nella maggior parte dei casi non sono puttane asservite all’editore o sciacalli forti solo con i deboli, dobbiamo convenire che solo una delle tre evenienze è possibile:  non capiscono nulla di quello che perorano pro UE,   o  sono  così pusillanimi da non onorare la importantissima missione sociale che li investe, oppure sono grandissime puttane e squallidi sciacalli asserviti alla corruzione di un’editoria ordo-darwinista di ordinamento letterario Orwelliano.

Capite quindi che valenza  possono avere tutti questi discorsi sul problema del debito pubblico italiano quando chi li fa non domina minimamente i concetti alla base della finanza, dell’economia e della contabilità nazionale, oppure li domina in malafede.

Ci sono tre cose un po’ astratte ma facili, che tutti possono capire  per comprendere quanto questi discorsi sul problema del debito pubblico sotteso all’Austerity e alla tecnocrazia UE, siano una colossale presa in giro. Sono tre pilastri concettuali del sistema finanziario capitalistico, il quale come qualsiasi sistema può essere distorto per fini egoistici e fraudolenti da parte di chi lo governa o lo conosce nel profondo, con ciò ritenendo indispensabile un ruolo di difesa della Libertà da parte dello Stato nei confronti di chi propugna una tirannide contraria rispetto ai principi di Von Hayek, Popper e il grande pensiero liberale di matrice liberale cristiana che è stato distorto e strumentalizzato sotto la parola mercato.

Tornando all’economia pura,  tre cose basilari sono da capire, e sono tre sforzi di astrazione mentale che vi esorto a fare:

  • i soldi sono un’astrazione e non una concretezza come si è portati a parlare nella vulgata popolare, cioè sono una convenzione che sussiste  in un credito e un debito rilevabili in due scritture bancarie in origine legittime in senso giuridico e finanziario. Quando ricevete dei soldi significativi in realtà ricevete del credito che vi viene trasferito, cioè una scrittura in banca, e quando pagate dei soldi avviene un addebito che per qualcuno invece  è un accredito di pari importo. Il totale delle banconote cartacee è irrilevante e ammonta a meno del 3% dei soldi totali che sono banconote scarsamente significative nell’equilibrio del sistema, pur essendo dei titoli di credito/debito vuoti, cioè senza alcuna garanzia di valore intrinseco, assimilabili alle scritture di credito e debito nelle banche.
  • Ogni debito esiste se, e solo se, c’è un rispettivo credito legittimo in origine. Come è ovvio che sia, io posso essere debitore solo verso qualcuno che è il mio creditore legittimo, così come un uomo è marito di una moglie se il contratto sociale alla base del vicendevole rapporto è in essere nel senso di una legittimità ed una funzione sociale riconoscibile, non certo per una complessa situazione tecnica che potrebbe aver generato fraudolente scritture nei registri comunali.
  • Il debito pubblico è un concetto di macroeconomia e contabilità nazionale e non di microeconomia e contabilità generale (ragioneria), quindi non è un debito come lo concepisce il cittadino della strada. Il debito pubblico, infatti, in larga parte è costituito da stock di emissioni di nuova moneta a debito, cioè dal nulla, o da prestiti che sortiscono da complessi meccanismi bancari di creazione del credito assimilabili di fatto alla creazione di denaro. Esso è una congettura finalizzata al migliore governo degli Stati, ad un intelligente funzionamento dell’Economia ai fini di creare sviluppo e occupazione, e perciò non ha nessuna attinenza morale né etica con i debiti che tutti noi siamo abituati ad onorare,  essendo giuridicamente chiamati  a farlo in maniera obbligatoria dalla Legge.

Cerco di spiegarvi meglio questi  tre concetti  prospettando il caso Grecia di cui il 99% dei giornalisti straparla senza capire una mazza e facendo capire a tutti noi ¾ della mazza meno la radice quadrata della cippa elevata alla mia bella fava.

E’ senz’altro vero che la Grecia è finita con il culo per terra per il debito pubblico alto, ma non è stato un caso di malgoverno statale, bensì un uso offensivo, strumentale e scientemente prevaricante delle tecniche finanziarie da parte di chi gestisce il sistema UE nelle stanze di Bruxelles e Francoforte. La Grecia costituisce una delle principali motivazioni per ribellarsi all’UE non per accovacciarsi a capo chino, e secondo me bisognerebbe  guardare l’UE come i nostri migliori padri Costituenti guardavano il Nazismo, il Fascismo e il Comunismo badando a principi calpestati e popoli derisi, più che a convenienze ed opportunismi spacciati per virtù del moderatismo.

La cosa che bisogna comprendere è che gli euro, così come tutti i soldi, sono una unità di misura che assume un valore quando è applicata ad una realtà fisica per convenzione degli esseri umani che lo fanno. Cento euro,  cento sterline e cento dollari sono come cento once, cento chili o  cento litri,  hanno cioè un significato perché convenzionalmente una comunità attribuisce una grandezza ad una materia fisica.  I soldi, infatti, sono una misura di valore economico e non hanno un valore qualora la comunità stabilissedi non utilizzarli più come convenzione. I soldi, così  come i litri o le once, hanno valore prima di tutto per decisione ipso facto o ipso iure di una comunità, e così come un litro ha una completezza concettuale insieme ad una parola come latte,  e oncia alla parola vino,  gli euro hanno valore solo se noi decideremo di continuare ad associare ad esso i valori dei beni e dei sevizi che gli italiani generano e scambiano.  I soldi  hanno un’utilità servendoci per due scopi:

1) funzione di misura di valore per lo scambio;

2) funzione  di riserva di valore per il risparmio.

Mi spiego meglio con un esempio banale.  Chi  produce 1000 uova al giorno  per sfamarsi non può certo mangiare solo uova e per avere una pagnotta di pane può soddisfarsi dando al panettiere 5  uova per una pagnotta, attribuendo così nel mercato il valore di una pagnotta con 5 uova e di un uovo   20 centesimi della pagnotta. Questo è il baratto e non è efficiente, perciò  si è superato con l’astrazione di valore economici oggettivi  non definiti in pagnotte di pane o uova, ma con una grandezza convenzionale: la moneta. Essa  esprime un valore  atto a favorire lo scambio su tutti mercati di tutte le centinaia di migliaia di  beni e  servizi possibili (funzione di scambio), consentendo a chi produce beni deperibili, come il pane o le uova, o che ha prestato il suo tempo per un’attività lavorativa, di tramutare il suo apporto di ricchezza al benessere di tutti gli altri in un valore non deperibile (funzione di risparmio) a lui riconoscibile con una propaggine del diritto di proprietà,  nel senso del diritto di beneficiare di una quota di risparmio proporzionale all’apporto di ricchezza da lui conferito al Sistema economico  finanziario.

Il Sistema finanziario è quindi un mondo virtuale, che è sensato, giusto e conveniente se è saldamente sottoposto all’economia reale. Non ha nessun futuro  qualsiasi popolo si lasci governare da chi concepisce il contrario.

IL CASO DELLA GRECIA

Ciò necessariamente premesso, quello che è accaduto alla Grecia è un abuso monumentale poiché con il pretesto del debito pubblico da onorare, la malcapitata Nazione è stata privata del meccanismo finanziario e ciò ovviamente ha bloccato l’economia e tutto il Paese scatenando il panico, così desovranizzando lo Stato e annientando la Democrazia. Non è accettabile in un Civiltà quanto accaduto sulla base dell’assunto che erano finiti gli euro, un assunto concettualmente idiota (come la Fornero di frequente è adusa a sostenere), che sarebbe equivalente a dire che dalla sera alla mattina in Grecia non si poteva bere latte pur essendocene in quantità, perché erano finiti i litri, o non si poteva mangiare più il pane perché  i chilogrammi erano stati dilapidati dal debito pubblico, anche se c’erano i forni pieni con il pane ad ammuffire.

La depravazione della UE si coglie quindi considerando il senso metaforico di quello che questi criminali della Troika UE hanno fatto:  sarebbe come se in tutta la Grecia qualcuno avesse rubato in una notte tutti i metri per l’edilizia, e pur essendoci  cantieri con l’ingegnere pronto,  i lavoratori attivi con gli strumenti in mano, il cemento e il ferro in abbondanza, i cantieri  dovessero restare fermi immobili dato che tutto il lavoro di edificazione  si articola con misure di valore necessarie per eseguire il progetto di costruzione e questa banalità non era tecnicamente più attuabile in ragione dell’abuso del più forte ammantato dalla parola Mercato.

Il problema del debito pubblico italiano e del rischio Grecia quindi c’è, ma ha una natura politica e non finanziaria, di senso molto diverso rispetto a quanto ci viene dato ad intendere. Usando la metafora del condominio e delle necessità di compromessi condominiali, che piace tanto ai giornalisti del mainstream per recitare il loro mantra quotidiano, osservo le seguenti conclusioni sul caso Grecia:

quando l’assemblea di condomino non si sostanzia nelle decisione  che stabiliscono il nonnetto del piano nobile, messieurs  Robespierre, e lo zio Adolf  dell’attico con i pannelli solari ipertecnologici sul tetto, questi due stronzetti sono capaci di salire e scendere le scale a tenaglia come a due furie,  entrare nel nostro appartamentino, legarci al letto, metterci un cuscino sopra alla faccia per farci respirare a fatica avendo noi,  secondo loro, respirato troppa aria condominiale,  e con l’occasione, magari portarsi via pure un po’ della nostra argenteria dalla credenza!

Qualcuno spieghi a certi giornalisti che le attività di amministrazione del condominio sono dinamiche un po’ diverse rispetto alla geopolitica. L’esempio della Grecia, per quanto riguarda la mia sensibilità di liberale e democratico,  è un invito a fuggire via da questa Ue a gambe levate ma non adesso, bensì prima di subito,  considerando le macchie di disumanità di cui possono essere striati i governanti dei due sedicenti paesi civili della Mitteleuropa.  Il guaio vero è che in questo momento i governanti illuminati, quelli dei presunti paesi civili civilizzati da stupri, tassi di suicidi e usi spasmodici di psicofarmaci,  si sono messi in testa che la qualità degli esseri umani si misura con il loro metro standard improntato ad una perfezione razionalista atea, da imporre obtorto collo a tutti i popoli europei attraverso una dittatura definita impropriamente mercato.  Trattasi, invece, di un’orda di assatanati razionalisti darwinisti pronti a giustificare la sopraffazione del più grande sul più piccolo non per illusori principi napoleonici o discriminazioni etniche, ma quantunque agendo con mano vellutata e compostezza di spirito democratico apparente,  lungo i medesimi  binari dei secoli scorsi. Il liberalismo e il valore sociale dei profitti e del mercato che ho imparato io sono cose molto diverse, e ci sarebbe tanto da ridere se non ci fosse ancora di più da piangere considerando i disastri imputabili a francesi e tedeschi  nella Storia, ivi compreso certe cose accadute di recente come la sopraffazione della Grecia o tipo l’assassinio di un nostro capo di Stato di stretta prossimità geografica e storica, Gheddafi,  nell’assordante silenzio internazionale per non urtare la mano omicida di Sarkozy  e, ad onor del vero,  la compiacenza sanguinaria di Hillary Clinton strumentalizzata da Soros.

LE NOSTRE MANCANZE IN FINANZA PUBBLICA

Tutto quanto messo in luce affermo però anche che molte criticità sul debito  sono imputabile a nostre manchevolezze.  Menziono in primis la conflittualità  tra poteri dello Stato, di cui le Alte Magistrature sono le massime responsabili dal 1992 in poi, essendo state strumentalizzate dall’Alta finanza estera attraverso i Media. Quando un avviso di garanzia e uno scoop mediatico giustizialista fanno  e disfanno carriere politiche e governi, il Governo dello Stato non protegge gli interessi dei cittadini e il Regno dell’abuso e del consumo orgiastico di interessi particolari prende il sopravvento.

Il debito pubblico è in costante aumento arrivando oggi al 132% del PIL che in valori assoluti consta di 2.300 miliardi di euro circa. Bisogna dire che esso  ha registrato l’impennata a cominciare dal 2012 con l’Austerity di Monti il cui testimone poi fu  passato a 5 anni di governo del PD che ci hanno dato altri 320 mld di debito, così  dando luogo ad una crescita economica ancora più bassa, con ciò squalificando qualsiasi dignità empirico scientifica alle politiche di Austerity, come i nobel dell’economia Stiglitz o Krugman hanno affermato apertis verbis.

All’aumento del debito pubblico corrisponde in Italia una diminuzione del debito privato, e ciò significa che in virtù dell’Austerity non solo l’economia italiana è stata vessata dalle alte aliquote e dalla finanza criminogena, ma nonostante le immissione di liquidita di Draghi con il meccanismo Quantitative Easing, i soldi non sono arrivati alle famiglie e alle imprese italiane che ne avrebbero tanto avuto bisogno  (vedere grafico).

Il problema del Debito pubblico consiste in una spesa per interessi che negli ultimi sei anni ha gravato sul bilancio statale con ammontare da circa 67 ai circa  85 miliardi annui, cioè dal 4,2% al 5.2% del PIL a seconda della quantità di speculazioni internazionali che Banche e Fondi sono stati in grado di realizzare/giustificare. La cifra è pesante e per dare un’idea è una somma che è compresa da una forbice di 1400 euro a testa annui (2012) fino a 1150 euro a testa negli ultimi anni.

L’esborso è altissimo ed è andato ad assoluto  beneficio di soggetti del sistema finanziario, e come metterò in luce sono solo nominalmente italiani, e sono perciò in grado di compensare internamente nel senso di devolvere gran parte del profitto finanziario  operato in favore di soggetti esteri. Guardate il grafico sottostante:

Le banche italiane, i Fondi e Banca d’Italia sono soggetti al 2018 nominalmente italiani ma in realtà trattasi di entità con proprietà e controllo  non italiano, e per questo chi e come alla fine  incamererà questi profitti ottenuti spellandoci da vivi, non è intellegibile nei gangli di soggetti articolati sul territorio internazionale e interdipendenti al Sistema finanziario Europeo governato dall’Asse Franco Tedesco. Si pensi ad esempio  alla più grande banca italiana, l’Unicredit, la cui maggioranza azionaria è appannaggio di Fondi stranieri e il cui Amministratore Delegato è Jean Pierre Mustier, un francese piombato al vertice di Unicredit nel 2016 venendo da  Societé Generele, la seconda banca della Francia. Concettualmente simile è la situazione di Intesa San Paolo, la seconda banca italiana anch’essa in mano a Fondi e che fa pure il bilancio con quasi tutti gli asset gestiti dalla JP Morgan e Deutsche Bank, sebbene in questo caso l’Amministratore Delegato sia Pietro Gross, un banchiere italiano, ex membro dell’European Board of Rothschild & Cie Banque dal 2002 al 2006, e  chi vuole capire cosa questa ultima cosa significhi, capisca. Assimilabile alla situazione delle due grandi banche è la situazione di Banca d’Italia che in realtà è una banca privata di proprietà  di Unicredit, Intesa San Paolo, Generali Assicurazioni e altri soggetti, senza più quel rapporto stretto con lo Stato italiano, con cui nei fatti non collabora ai fini di diminuire la speculazione in atto, come spiegherò nella prossima puntata.

Perciò solo il 6 percento del debito nel 2017 è riferibile a italiani (nel 2018 dovrebbe essere tra il  4 il 5%), quando invece esattamente inversa era la situazione nel 1988,  dove i cittadini avevano  il 57% del debito,  le Banche insieme a Banca d’Italia  erano soggetti realmente italiani e detenevano il resto eccetto solo un 4% che avevano detentori esteri proficui e del tutto innocui.

Questa disamina è importante per capire come il debito pubblico italiano sia diventata una faccenda prevalentemente francese e tedesca di cui c’è molto poco da fidarsi.

Bisogna mettere in luce un aspetto importante di cui la massima responsabilità è in capo a noi italiani, non solo cedevoli rispetto alla protervia dell’Asse Franco Tedesco,  ma pure vestiti da tessuti istituzionali permeabili ai tentativi di  corruzione che i banchieri possono mettere a segno, penetrando la carne viva e scorticandoci. Fino a pochi anni fa lo Stato italiano offriva BOT e CCT, cioè strumenti di risparmio adatti ai cittadini, con tasso interesse basso e scadenza vicina. Oggi invece, presunte esigenze di internazionalizzare il debito che non avremmo in realtà, porta il Tesoro ad offrire BTP, cioè strumenti di investimento speculativo con la scadenza lontana, con cui le banche e  i fondi vanno in carrozza che noi dobbiamo tirare come i cavalli.  La cosa  sconcertante però, e mi chiedo perché la Magistratura non intervenga, è come mai il Tesoro offra questi prodotti al mercato primario con il  meccanismo dell’Asta marginale, con una dinamica insulsa è scandalosa che avvantaggia gli speculatori e che qui denuncio. Per capirci si come l’Asta marginale operi:

supponiamo che il Tesoro offra uno stock di BTP di facciale 10 MLD complessivo, e  una prima banca A) domandi 5 MLD  offrendo l’1,5  percento, un’altra banca B)  4 MLD di BTP al 2% e un terzo fondo di investimento C) 3 MLD chiedendo il 4%:

il Tesoro deve vendere  tutti i 10 MLD al 4% dandoli prima alla Banca A)  fino a 5 MLD, poi alla banca B) fino a 4 MLD, ed infine 1MLD al fondo  di investimento che ci avrà così realizzato un bel danno facendo un favore alle due banche.  Non occorre una laurea di Economia o in Legge per capire che con questo meccanismo i banchieri si mettono d’accordo e scannano il Tesoro come fanno gli islamici con una caprettina.

La Magistratura si dia in tal senso una svegliata visto che la rete di dirigenti e funzionari del MEF dovrebbe dare alcune spiegazioni secondo me, più che imporre ai Ministri l’agenda di quello che si può e non si può fare. Mi riferisco anche ad episodi disdicevoli che qui espongo con il dubbio che non siano stati commessi reati di entità finanziaria colossale:

come mai all’ultima Asta  di alcuni giorni fa, dove non abbiamo venduti gli stock di BTP così facendo rialzare lo spread,  molte banche non sono state invitate e non è stato così permesso loro di acquistare? I casi sono tantissimi e senza considerare vari soggetti italiani, cito tre  top 25 come il  Banco Santander, prima banca di Spagna di solido ancoraggio cattolico, la Sber Bank, prima banca russa, e la Wells Fargo, quarta banca USA molto vicina ai Repubblicani guidati oggi saldamente da Donald Trump.

Come mai nessuno nel parla?

In conclusione  possiamo apprezzare un’ultima tabella che ci dà la misura profonda di come e quanto il debito pubblico non sia un problema, ma il mezzo con cui depredare il popolo italiano.  La tabella mostra  la ricchezza degli italiani nel Sistema finanziario, una opulenta prelibatezza originata dal boom del 2° dopoguerra ben ancorata all’economia reale, e che perciò fa gola ai lupi della finanza mitteleuropea molto di più dell’argenteria  della Grecia. Guardate i numeri e potrete rendervi conto di come gli italiani, nonostante tutte queste razzie organizzate e questa crescita economica oppressa negli ultimi anni perché asfissiata dalle tasse e dalla finanza, abbiano una ricchezza crescente (saldo 2016-2017 =+174MLD)  che ammonta a 4.290 MLD di euro  in totale 2017. L’Italia è una portentosa macchina da guerra per ingegno, laboriosità e talento, e nonostante le debolezze politiche non è facile spogliarci.  Tuttavia sarebbe meglio andare via dalla UE  perché siamo esposti ad un pericolo:

questa tabella costituisce in mano ai banchieri franco tedeschi che le sanno leggere, una bisteccona succulenta sulla brace fumante che emana il richiamo di un profumo irresistibile per i lupi affamati. Se lasciamo il barbecue con questi lupi razziatori con 2000 anni  di back ground senza proteggerci seriamente, cioè senza pastore maremmano pronto a difendere i nostri averi, prima o poi avremo quache bella sorpresa come accaduto alla Grecia. Fuori dalla metafora significa che se rimaniamo chiusi dentro il recinto della UE ci esponiamo al rischio che ci portino via i soldi, gli asset ma anche i patrimoni immobiliari e culturali nella tabella non conteggiati, con estensione di artifici tecnici come il Bail In già introdotto come principio, e di cui vi spiegherò la prossima volta.

Se dopo questa puntata siete ancora adulatori del ‘Clero’ della UE, non preoccupatevi: nella prossima puntata  vi racconterò dell’euro, della BCE, delle Banche, di Basilea, di MPS come è stata scannata nottetempo dalla Mitteleuropa, e di come certi meccanismi possano essere usati dai notabili della UE mentre molti di voi sono imbambolati a guardare un pannello alla stazione centrale di Milano sull’Apocalisse in arrivo.  Fanculo a quel cartellone, per me, per me

ITALEXIT e andiamocene via subito dall’incubo del Debito pubblico.

Alla prossima puntata e guardate all’ultima tabella, nonostante tutto quello che di brutto ci capita, quanta fortuna abbiamo avuto ad essere nati italiani.

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