ITALEXIT, UNICA SOLUZIONE

ITALEXIT, UNICA SOLUZIONE – 1° Puntata

di Gianmarco Landi

L’Ue procede contro il Governo italiano reo della lesa maestà all’atto di avere osato ambire ad un disavanzo pubblico per il 2019  pari alla miserevole cifra del 2,4 percento sul Pil, ben al di sotto dei parametri di Maastricht e di quanto usualmente sono state aduse a sforare Francia, Germania e altri,  e ben al di sotto del 2,9%  che Renzi un paio di anni fa aveva ventilato pubblicamente in una delle sue inconcludenti sparate contro l’establishment UE.  A Renzi la Commissione replicò con sospiri, tenere  carezze e un abbraccio compassionevole verso il segretario del suo partito prediletto, e  non certo facendo la brutta faccia cattiva di adesso con tanto di schiuma sbavata dalla bocca al grido di ‘ infrazionenn’.

Questa feroce iniziativa è posta sotto l’egida formale dell’ex ministro dell’economia francese Moscovici ed è per me intollerabile per svariate ragioni. Tutti i paesi europei  senza poter vantare, come invece può vantare l’Italia, il salubre indice di un avanzo primario pressoché costante negli ultimi 27 anni, hanno fatto ben di peggio in senso di allargamento della spesa, e per questo non si capisce la ragione tecnica ed asettica attraverso cui questo bullo francese abbia potuto permettersi di concepire una così vile aggressione, cioè l’attuazione di una procedura mai indetta contro nessun paese membro. L’Italia è pure un paese fondatore della UE a cui aderì senza deroghe a differenza di tanti altri, e con un’economia che in realtà come vi spiegherò di seguito, era seconda in Europa e quarta nel Mondo.

Nel mio piccolo ambito di appassionato di politica, di finanza, di storia ed economia  con uno straccio di laurea in Economia, peraltro proprio con tesi sulla Contabilità Nazionale, risultato di cui sono orgoglioso da provinciale italiano di origini meridionali quale evidentemente sono, giudico quanto sta accadendo un infame attacco frontale  al carattere Libero e Democratico della Nostra Repubblica, nonché alla possibilità di un futuro di prosperità e benessere, che mai come oggi vedo oggetto di sanguinolenta malversazione e volontà di arrecare un ingiusto pregiudizio.

Adesso basta !

Non dobbiamo più farci pecore belando delicatamente di piani A e piani B nel timore di urtare i potenti stranieri e farci ancora di più tosare. Forse facendoci troppo pecore in virtù di uno spirito bonario e pacifico, di cui siamo anche oggetto di scherno da secoli da parte di francesi e tedeschi,  attiriamo i lupi e le volpi delle foreste mitteleuropee,  sollecitando i loro istinti più selvaggi, di chiara e distinguibile derivazione barbarica, che la nostra civiltà classica e cristiana a loro generosamente trasmessa dai nostri Avi, non è riuscita completamente  a sopire.

Forse dovremmo pensarci come dei pastori maremmani che sono tanto belli, buoni, cari e anche un po’ buffi, ma che non hanno nessun problema a fare a botte con i lupi quando ciò è inevitabile. Di cosa parliamo? Parliamo di iniziare a realizzare seriamente i presupposti di un’uscita aggressiva da questa fattoria orwelliana che è diventata l’Unione Europea, evenienza di cui vi spiegherò nel seguito e nel senso di quanto debbano essere solo i francesi e i tedeschi a temerla, così come un lupo ha timore quando  vede spuntare all’improvviso, da tutta una moltitudine di pelo bianco che gli fa leccare i baffi,  anche i denti inospitali di un pastore maremmano.

A questa conclusione non si arriva in un giorno e non vi chiedo di prendermi seriamente in considerazione per un unico piccolo scritto. Se volete comprendere il mio punto di vista vi invito a leggere tutta una serie di puntate che ho in mente di scrivere su Imola Oggi, per argomentare il senso della mia necessità  di perorare l’ormai ineluttabile ITALEXIT, cioè l’uscita dell’Italia dalla Unione Europea come Piano A sull’agenda di questo e dei prossimi governi.

Le cose da dire sarebbero così tante che non so nemmeno io da dove cominciare. Credo siamo in un situazione assimilabile ad una crisi coniugale talmente forte e traumatizzante che tutti noi, me compreso,  abbiamo bisogno di tempo per accettare la durissima realtà di un’unione insana che ci ha riservato grandi torti, violenze fisiche e psicologiche, malversazioni di vario genere, fino al diabolico disegno di distruggerci istillando nella nostra mente il senso di colpa di un debito di carattere economico e morale inesistente, concepito per depredarci ancora di più di quanto già sia stato fatto. E’ dura anche per me  elaborare questa necessità di rompere una relazione stretta con un essere, quale l’Unione Europea di oggi, che nulla ha da spartire con le meravigliose sembianze prospettate da Mazzini, da  De Gasperi o Spinelli, e che i nostri occhi faticano a vedere per quello che in realtà è, in quei tratti mostruosamente  spregevoli  di  caratura giacobina e nazista. Diciamo che siamo un po’ nella situazione di  quella donna che recandosi in ospedale piena di lividi e  fratture dopo una dura giornata di lavoro, perché è stata gratificata dal marito con una bella ‘caduta dalle scale’, non sa ancora se confermare in un verbale per l’ennesima volta l’ipocrita circostanza oppure disconoscerla denunciando l’abuso,  superando il timore di affrontare le conseguenze e le incertezze del caso.

In questa puntata non vi parlerò di come le banche italiane e gli azionisti siano stati derubati, di macelleria aziendale a beneficio dei lupi della finanza, dei genitori 1 e 2 e di uteri in affitto,  di disoccupazione e povertà dilagante, di suicidi per motivi economici, di stupri commessi da migranti con carte di credito Soros Card, di radici  e principi cristiani ripudiati,  o del ennesimo comandamento europeo di consentire in Italia la produzione di formaggio senza latte, bensì vi parlerò di una serie di dati incontestabili che dimostrano come e quanto  l’Unione Europea sia stato solo un artificio per depredarci.

Vedendo cosa accaduto alla nostra economia dal 1992, insieme a Francia e Germania, sfido chiunque a non rilevare questo fenomeno, cioè una crescita economica che al nostro popolo è stata scientemente negata, schiacciata, depressa, oppressa, giustappunto  malmenata a partire dal 1992, l’anno dell’attacco di Soros alla Lira e soprattutto di Maastricht e dei suoi parametri di stabilità finanziaria dei conti pubblici. Dieci anni dopo,  nel 2002, il turpe proposito dell’introduzione dell’Euro ottenuta da Prodi in malissimo modo, ha registrato un ulteriore cambio di marcia nel senso di un’accelerazione della razzia perpetrata a nostro diretto danno dall’Asse Franco Tedesco.

Guardate attentamente questa tabella e rimarrete sbalorditi quando la capirete.

PIL(espresso in migliaia di miliardi USD ogni 5 anni dal 1991) dei tre paesi più importanti della  UE; e delta Pil Germania e Francia rispetto al Pil Italia

In questo grafico vediamo quello che il nostro popolo ha guadagnato anno per anno, e quello che hanno guadagnato i tedeschi e i francesi.  Per avere un’idea di come sia importante capire questi numeri dovete pensare al Pil come alle vostre entrate economiche ogni anno, perché il Pil in astratto  è la ricchezza che tutti noi ci siamo trovati in mano concretamente, anche se in verità non è tutta la ricchezza reale, perché molti di noi italiani hanno l’abitudine di produrre ricchezza in nero non conteggiabile perciò in questi numeri.  Il dato da comprendere è quello del 1991, precedente a Maastricht,  in cui gli italiani erano anche un po’ più ricchi dei francesi , visto il differenziale tra i due Pil che era di appena 27 miliardi di $ per i francesi ma spalmato su una popolazione di 5 milioni di abitanti in più, e con un’economia in nero sicuramente di molto inferiore alla nostra.

Cosa dobbiamo soppesare oggi?  Dobbiamo soppesare un differenziale di Pil Francia e Italia pari a 0,72 migliaia di miliardi di dollari creato tra il 1992 e il 2017, cioè 693 miliardi di dollari di ricchezza in più a vantaggio dei francesi rispetto ai dati de 1991, e di ben 1.190 miliardi di $ per i tedeschi!

Per dare un senso divulgativo di immediata comprensione dimensionale a questi numeri, rapportiamoci alla sola Francia, una paese molto simile all’Italia.  Considerate bene il valore di  693 miliardi di dollari che diviso per 60 milioni di italiani fa poco più di 11.500$ a testa, che per un nucleo familiare tipo di 4 persone, ammonta a circa 40.000 euro di furto per ogni nucleo familiare nel senso di una mancata ricchezza prodotta in Italia ogni anno,  rispetto a quanto sarebbe stato lecito prospettare stante la situazione di partenza in ingresso a Maastricht e successivamente in regime di sovranità monetaria Euro. Facendo lo stesso ragionamento con il differenziale di Pil tedesco, più critico in senso di rigore ancorché con scopo divulgativo, sia  in virtù di oltre 22 milioni di abitanti in più della Germania sia del passaggio occorso in quegli anni di parte della Germania da un regime comunista ad uno capitalista, questi calcoli di raffronto 1991-2017 darebbero risultati ancora più smaccatamente evidenti, ma è inutile qui proporli,  poiché  il senso di quello che voglio denunciare credo sia già molto chiaro.

Osservo comunque l’accelerazione di questa forbice di crescita su due livelli, quello dei ricchi, francesi e tedeschi, e quello dei nuovi poveri, cioè noi, che si registra con l’introduzione dell’euro (2002) e del dominio della BCE, una tendenza che ci ha visto soccombere non solo rispetto alla Francia e alla Germania, ma rispetto a tutti i paesi della UE, eccetto soltanto la sfortunata Grecia, presa a mazzate come noi, ma molto più fragile strutturalmente. La Grecia è un esempio di martirio resosi necessario come monito e avvertimento nei nostri diretti confronti, come hanno pubblicamente minacciato alcuni commissari UE asserendolo proprio letteralmente.

Il grafico sottostante spiega questa situazione  di gap italiano rispetto a tutti i paesi membri.

Sarebbe bello conoscere come gli eurofans spieghino questa enorme stortura all’insegna della loro UE così salvifica e catartica nei suoi propositi di fratellanza: i biglietti Erasmus Felicity per accedere al meraviglioso futuro  della UE non sono arrivati  qui per colpa dei ritardi  Alitalia?

Prima di chiudere questa  prima puntata lasciatemi un excursus storico in cui credo si possa cogliere il senso profondo dei fatti politici dal 1991 in poi, e che oggi sono il continuo di una paradigmatica malversazione geopolitica nell’alveo di un corso e ricorso storico di cui Gianbattista Vico ci disse attraverso il suo genio.

Nel 1991 l’Italia era un nano politico come sempre nella sua storia dalla Roma Antica in poi, ma aveva un’economia straordinaria con un PIL  uguale a quello della Francia e solo di poco leggermente inferiore, sebbene avesse una popolazione inferiore a quella francese di circa 5 milioni di abitanti, e al contrario dei transalpini non avesse una cultura prevaricatrice che li porta da secoli a depredare 14 stati africani già in condizione di povertà.  Il reddito procapite degli italiani era più alto di quello dei francesi sebbene l’Italia pagasse pure un tributo politico alla Grandeur della Francia acquistando la loro energia a prezzi esageratamente cari, senza considerare  anche il risvolto di una quota PIL in nero che i francesi non avevano e non hanno rispetto agli italiani. Nel 1991  con la piccola liretta e il nostro staterello democratico pieno di vizi ma anche di virtù, non eravamo la 5° potenza economica al Mondo come si diceva per non urtare Mitterandt e compagnia bella, ma la 4° a scapito della Francia. Oggi, il dubbio se essere 4° o 5° non esiste più grazie al sogno Ue e all’euro di Prodi,  Ciampi e Draghi, che ci hanno fatto precipitare in condizione di povertà cogente.

L’Ue a ben vedere non è nulla di nuovo. Essa ha solo ripristinato antichi equilibri e infatti negli ultimi 26 anni siam stati calpesti e derisi perché non siam popolo, perché siam divisi, come ci insegnò Mameli nel nostro meraviglioso e coltissimo inno nazionale. Nel 1797, ad esempio, la prima cosa che fece Napoleone giunto in Italia mentre Ugo Foscolo scriveva le sue raffinate e speranzose pagine,  fu depredare il banco di San Giorgio di Genova le cui centinaia di tonnellate di oro frutto di 400 anni di commerci della Repubblica genovese finirono nelle mani dei Rothschild a Parigi, che così diventarono i banchieri più potenti da allora in poi. Si, certo, poi Napoleone favorì anche le Repubbliche Cispadane che confluirono nel sogno della Repubblica Cisalpina, con tanti bei principi e chiacchiere che si dissolsero nel nulla, come pure la dinastia Savoia, nel cui Regno si emetteva la vecchia Lira, quella genovese depauperata a beneficio del Franco, cosa fecero alle popolazioni del Sud Italia con altro patrocinio transalpino?  Stessa sorte dei genovesi nel 1797, quando i piemontesi,  patrocinati dai francesi e dal ramo inglese dei Rothschild,  presero possesso del Regno delle due Sicilie grazie allo show del pupazzetto Garibaldi, e subito dopo il 1861 i francesi depauperarono attraverso i piemontesi il Banco di Napoli, una realtà che aveva una forza finanziaria in oro pari a 20 volte quella di Torino. Giova sapere sulla forza economica del Regno Borbonico che  Carl Rothschild, fratello di James il  francese, e Nathan l’inglese, fu spedito a Napoli dal Padre il quale riconobbe così tra i Regni prosperi e potenti del tempo dopo Inghilterra e Francia, quello dell’Italia Meridionale, però il povero Carl  non riuscì a prevalere nel senso di depredare i banchieri napoletani,   così come erano riusciti a fare i suoi fratelli in Francia e Inghilterra. Credo che ciò abbia fatto maturare in tutta la famiglia oggi trillionaria, un profondo odio viscerale verso l’intelligenza e lo spirito indomabile degli italiani in genere, e dei meridionali, ritenuti ancora più ingovernabili,  in particolare modo.

Quell’oro del Regno di Napoli finì in quota parte a Parigi e fortunatamente in qualche parte rimase nel Nord Italia. Dobbiamo dare atto al Regno di Italia di aver sviluppato nel suo vertice triangolare Torino, Genova e Milano un grande miracolo economico ad inizio del 1900 profittando della miracolosa sconfitta francese del 1871 nella guerra Franco Prussiana, che fece mollare il morso vampiresco dei finanzieri francesi al collo dei popoli italiani manifestatosi attraverso le scelleratezze della Destra storica di Sella. Queste politiche di austerity massacrarono il futuro di mezza Italia con le tasse concepite per il pareggio di bilancio sostanziato nella necessità di pagare debiti fittizi ai Rothschild. Cosa accadde al Sud dopo il 1861 è cosa nota, e l’arretratezza ci fu pure attribuita a tutti noi meridionali come una colpa da espiare, anche a me, nato 110 anni dopo  l’impresa di Garibaldi.

Esattamente come accaduto allora, tutta l’Italia rischia di essere nella sua interezza depredata e maciullata per  tutto il prossimo secolo.  La truffa del debito pubblico,  lo spread e queste letterine di richiamo o procedura, di cui vi dirò meglio nella prossima puntata, possono seriamente devastarci.

Io non ho votato 5 Stelle e alla Camera neanche Lega, ma non ho difficoltà a schierarmi dalla parte del Governo degli italiani contro questa UE franco tedesca di usurai e banditi. Chi sta con Moscovici e con i board bancari di cui non capisce l’etica folle, come spiegherò nella prossima puntata, tifa di fatto per il default tecnico, un meccanismo che si può generare proprio con il pareggio di bilancio a cui vogliono costringerci obtorto collo.

In questi ultimi 5 anni di Austerity del Pd dal 2013 ad oggi, il Pil italiano è cresciuto pochissimo mentre quelli francese e tedesco sono cresciuti molto di più, anche grazie a profitti finanziari generati scorticandoci vivi e facendo registrare un aumento costante del debito pubblico, in una spirale viziosa che vede oltre 300 miliardi di euro di debito attribuibili a 5 anni di PD.

Ci vuole tanto a capire che UE e questi parametri significano  USURA Europea?

Il disegno è quello di portare i conti pubblici italiani ad un livello di debito che non sia solo di 2.300 mld ma ben oltre, così giustificando il pignoramento forzoso dall’estero di buona parte dei 4.400 mld di risparmi privati che gli italiani, a differenza di francesi e tedeschi, hanno in banca senza un significativo debito del settore privato. Si tratta di una bistecca enorme e prelibata.  La Bundesbank, stupidamente  lo ha già detto papale papale ipotizzando una patrimoniale d’imperio bancario in stile Bail in/out. E’ vergognosa questa richiesta perché in poche parole UE significa il disegno di un esproprio di ricchezza reale generata con lavoro e risparmio, per coprire un debito cresciuto con emissioni di moneta a debito, cioè senza valore in origine e senza creditore legittimo, oltre ad un assommarsi  di interessi che si sono autoalimentati in una spirale usuraia.

Dobbiamo accettare questo scempio porgendo i nostri polpacci e le braccia dei nostri infanti  al morso dei lupi franco tedeschi?  Abbiamo già pagato per anni interessi per ammontare con punte spaventose di 80-90 miliardi, per il 90%   a banche e Fondi che ci hanno prestato soldi del Monopoli, e che hanno il nostro debito pubblico in mano per il 94 percento con un fine vorace ben preciso. Abbiamo pagato una volta e mezzo il debito pubblico di 17 anni fa in uno scenario di inflazione prevalentemente molto bassa e non basta? Questo Governo, limitato e criticabile come si voglia,  ha chiesto solo un qualche decimale  di deficit, e questi ci attaccano in questo modo inusitato?

Forse  sarà la classica goccia che farà traboccare il vaso, per il momento io ho già sbroccato:

ITALEXIT, per me, unica soluzione.

Alla prossima puntata.

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