Il Comune di Torino elargiva a tre nomadi pluripregiudicati gli assegni familiari mentre loro, residenti in diversi campi rom del capoluogo piemontese, avevano affidato i loro sontuosi “risparmi” ( che pare ammontino a circa 420.000 euro) a banche croate in cui avevano aperto – e rimpinguato – i vari conti, un “tesoretto” riconducibile ai loro conti a Zagabria, accumulato e alimentato grazie allo smaltimento illecito di tonnellate e tonnellate di rifiuti metallici. Per questo, come riporta il quotidiano diretto da Sallusti, «erano state proprio le autorità croate, nel 2014, a notare quei conti sospetti, mettendo la Guardia di Finanza sulla pista giusta».
La banda incassava quindi i proventi della raccolta e dello smaltimento illegale dei rottami, ma poteva contare anche sull’elargizione dei bonus familiari emessi dal comune fino a 70mila euro.
Come riporta il Giornale, infatti, «per anni i nomadi hanno falsificato le attestazioni Isee in combutta con una trentina di connazionali che risultavano a carico degli indagati».
Maurizio Marrone (FdI): e serviva la segnalazione delle autorità croate per scoprirlo?
Eppure, come rilevato in queste ore dal dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone, magari «non serviva non serviva la segnalazione delle autorità croate per accorgersi del benessere dei nomadi residenti nei campi torinesi», anche perché del resto – ha anche aggiunto l’esponente FdI – non è neppure la prima volta che «che si scoprono all’estero tesori milionari dei clan di rom assistiti in tutto e per tutto dal Comune di Torino», solo che «il sindaco Appendino non si è mai sporcata le scarpe con il fango dei campi rom»: infatti, sarebbe bastato farsi un giro fuori da uno qualunque degli insediamenti di nomadi per rendersi conto che, oltre le lamiere e i relitti di vecchie auto, si celano maxi schermi, fuoriserie, bauli di preziosi e oggetti in oro zecchino…