Sostenere il processo democratico tunisino attraverso la creazione di un fondo da 20 miliardi di euro.

E’ questo l’intento dell’appello lanciato oggi a Roma dalla Fondazione Craxi nel giornata di studi sulla Tunisia come “speranza nel Mediterraneo”. La responsabilità collettiva è quella di fare in modo che questa “rivoluzione democratica abbia successo e provare che la cooperazione economica è la migliore barriera contro gli estremismi, dimostrando che la Tunisia è un modello da seguire in materia di cambiamento sociale, economico, democratico per tutta la regione“, afferma il documento.
In tale contesto, vi si legge, “l’obiettivo del Piano di sviluppo 2016-2020 è ambizioso e prevede uno sforzo massiccio di investimenti pubblici e privati, e la Tunisia conterà innanzitutto sulle proprie forze”, con un risparmio nazionale che si prevede copra il 60% dei bisogni. Ma non basta. L’appello alla comunità internazionale è dunque di sostenere questo sforzo con un fondo pari a 20 miliardi di euro in 5 anni. A ciò si deve aggiungere, si auspica, un impegno dei singoli governi a sostenere la Tunisia per farle ottenere lo status di partner associato all’Ue con pieno accesso ai fondi strutturali.

Sostenere la transizione democratica tunisina, ha sottolineato Stefania Craxi, è ”nell’interesse dell’Italia, nell’interesse dell’Europa, nell’interesse dei popoli che abitano queste due sponde, e non solo. La posta in gioco è chiara”. Da una parte, ha evidenziato
”una Tunisia prospera e pacifica, partner affidabile e naturale dell’Italia e dell’Europa, aperta ai valori condivisibili dell’Occidente. Dall’altra terrorismo, estremismi ed integralismi, instabilità, immigrazione incontrollata e tragedie immani”
Come è ben scritto nel documento, le ”rivoluzioni democratiche”, la difesa della libertà, dei diritti dell’uomo e della donna, non hanno certo prezzo, ma hanno un costo”. A questa legge, ha concluso Craxi, ”non sfugge e non potrebbe sfuggire la Tunisia”. (ANSAmed).

