Poco prima del Ramadan l’Isil aveva esortato i seguaci a colpire ovunque in Occidente. Il 12 giugno un uomo uccide 49 persone nella discoteca Pulse di Orlando, negli Stati Uniti.
A fine mese nella città portuale di Mukalla, nello Yemen, una serie di attacchi contro forze governative, rivendicata dal sedicente stato islamico, uccide una quarantina di persone.
Il 28 giugno tre kamikaze armati di fucili d’assalto fanno irruzione nell’aeroporto Ataturk, a Istanbul, in Turchia. Uccidono 45 persone e ne feriscono altre 150. Le autorità attribuiscono l’attentato all’Isil.
Il primo luglio viene presa di mira Dacca, in Bangladesh. Oltre trenta persone vengono prese in ostaggio in un ristorante, 20 vengono uccise, anche nove italiani. L’attacco viene rivendicato dall’Isil.
Il 3 luglio viene colpito un quartiere commerciale a maggioranza sciita di Baghdad: l’esplosione di un veicolo-bomba causa la morte di quasi 300 persone, uno degli attentati più sanguinosi degli ultimi 13 anni in Iraq. Anche in questo caso il sedicente stato islamico afferma di aver organizzato l’attacco.
Il giorno dopo tre attentati insanguinano l’Arabia Saudita: a Medina, seconda città santa per l’Islam, un kamikaze si fa esplodere vicino alla moschea di Maometto facendo quattro morti.
Riad Muasses, euronews: “L’Isil e altre organizzazioni terroristiche considerano il mese del Ramadan come il mese della jihad. Alcuni preferiscono compiere attentati il diciassettesimo giorno di Ramadan, anniversario della battaglia di Badr, la prima nella storia dell’Islam.
Inoltre durante questo mese le riunioni sono più numerose e di conseguenza gli attentati fanno molte più vittime, come accaduto a Baghdad. I terroristi vogliono anche trasmettere il messaggio che possono colpire ovunque, nonostante le misure di sicurezza, come nel caso di Medina”. EURONEWS