Per impedire la fuga alle circa 3.000 donne e ragazze yazide catturate e trasformate in schiave sessuali, lo Stato Islamico ha creato un database con tanto di nomi e foto delle giovani e dei loro “proprietari”. Inoltre, per vendere le schiave anche tra di loro, i jihadisti ricorrono ai social media utilizzando applicazioni di smartphone. A rivelarlo all’Ap sono stati una donna riuscita a scappare e alcuni attivisti yazidi. La testimone ha anche raccontato che i trafficanti, che in alcuni casi cercano di salvare le prigioniere, vengono assassinati dai combattenti jihadisti.
In uno degli annunci intercettati viene messa all’asta una ragazzina di appena 12 anni. La sua “valutazione”, quasi si trattasse di un oggetto, ha raggiunto martedì la cifra di 12.500 dollari. Un annuncio shock, apparso tra tanti altri ugualmente inquietanti. Un attivista ha segnalato infatti altre aste, una delle quali proponeva l’acquisto di una giovane madre con il suo bimbo di 3 anni e 7 mesi. Il prezzo, in questo caso, si aggirava attorno ai 3.700 dollari.
Sono migliaia le donne e i bambini della minoranza yazida fatti prigionieri dai jihadisti in Iraq dall’estate del 2014. Da allora, i trafficanti hanno liberato una media di 134 persone al mese, ma questi numeri si sono ridotti, passando ad appena 39 rilasciati nelle ultime settimane. Ci sono poi tante persone le cui storie non verranno mai alla luce. (TISCALI)