Strasburgo – La proposta per una nuova strategia di partenariati su misura con i Paesi di origine e di transito dei flussi migratori, che la Commissione europea ha adottato oggi a Strasburgo, è scaturita direttamente dall’iniziativa del “Migration Compact” del governo italiano, che il premier Matteo Renzi aveva inviato ai vertici dell’Esecutivo comunitario il 15 aprile scorso.
Lo hanno detto, rispondendo a un giornalista al termine di una conferenza stampa nel pomeriggio a Strasburgo, il primo vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, e dall’Alto Rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune, Federica Mogherini, che hanno preparato congiuntamente la proposta strategica.
“Ci siamo basati sulla proposta di Renzi, è lui che ha iniziato il dibattito e noi abbiamo reagito. Questa era la sua idea”, ha detto Timmermans.
Anche il commissario alla Politica comune d’immigrazione e asilo, Dimitris Avramopoulos, in una conferenza stampa precedente, aveva riconosciuto che “la lettera e le proposte di Renzi erano pienamente in linea e convergenti con le politiche Ue” nel settore. (Piano Kalergi)
La strategia varata oggi sarà articolata in un “quadro di partenariati” (“Partnership Framework”) comprendente una serie di accordi su misura (MILIARDI DI EURO) che saranno negoziati in modo coordinato dall’Ue e dagli Stati membri per ora con alcuni Paesi mediorientali e africani di origine e di transito dei migranti, o che ospitano un numero rilevante di profughi: innanzi tutto con Giordania e Libano, che ospitano già grandi campi profughi e meritano senz’altro un maggiore sostegno soprattutto economico da parte dell’Ue; poi la Tunisia, unica vera democrazia uscita dalle “primavere arabe”, e anche la Libia, sperando che nel frattempo si stabilizzi politicamente e si consolidi il neonato governo di unità nazionale; infine cinque Paesi africani da cui spesso partono soprattutto i migranti economici: Niger, Nigeria, Senegal, Mali ed Etiopia.
Gli accordi conterranno incentivi e disincentivi in termini commerciali, di aiuti allo sviluppo e di politica di visti (come con la Turchia) e di ingressi legali di migranti nei paesi Ue per i cittadini dei paesi interessati.
L’Esecutivo comunitario propone finanziare nei prossimi cinque anni a questa nuova strategia con 8 miliardi di euro di fondi Ue. Tuttavia, in questa cifra solo 500 milioni di euro sono “soldi freschi” e certi, provenienti dalla riserva di bilancio del Fondo regionale di sviluppo; soldi freschi, ma meno certi, sarebbero anche altri 500 milioni aggiuntivi che dovrebbero venire dagli Stati membri. Il resto è costituito da fondi già stanziati, soprattutto per la politica di cooperazione e sviluppo, per la politica di vicinato, per l’assistenza finanziaria alla Tunisia e alla Giordania.
A più lungo termine, la Commissione propone anche di creare una sorta di “Piano Juncker” per gli investimenti nelle infrastrutture di quei Paesi, con la partecipazione della Bei (Banca europea degli investimenti), garantendo con 3,1 miliardi di fondi Ue finanziamenti privati che si spera possano arrivare fino a 60 miliardi di euro (così come il Piano Juncker ambisce a raccogliere 315 miliardi di euro con garanzie pari a 21 miliardi, di cui 5 della Bei).