Trapani: 5 arresti tra cui un imprenditore antimafia

 

antimafia

E’ un sistema che viene adottato, l’antimafia di facciata dietro la quale si nasconde poi la commissione di reati di notevole entità. Anche l’imprenditore Vincenzo Artale ha subito danneggiamenti e li ha denunciati. Risulta essere una vittima della mafia ma al contempo, questa ormai la contraddizione di Cosa nostra, era colluso e si giovava delle intimidazioni della mafia per ottenere commesse e lavori”. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato (livesicilia)

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TRAPANI, 30 MAR – Nell’ambito delle indagini per la cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, i carabinieri della Compagnia di Alcamo e di Trapani hanno arrestato il capo della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, Mariano Saracino, 69 anni, e Vito Turriciano, 70 anni, Vito Badalucco, 59 anni e Vincenzo Artale, 64 anni. Sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione aggravata, danneggiamento aggravato, fittizia intestazione aggravata, frode nelle pubbliche forniture e furto. La cosca avrebbe favorito anche un imprenditore che era tra i pormotori dell’associazione antiracket di Alcamo.

L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, è stata avviata nel 2013 e ha permesso di scoprire l’attuale organigramma mafioso della cupola di Castellammare, enclave storica delle cosche trapanesi. L’attività investigativa è nata dopo una serie di attentati a imprenditori edili e del movimento terra. I carabinieri hanno scoperto che i danneggiamenti erano da ricondursi al contesto mafioso legato alla famiglia di Castellammare del Golfo, che fa parte del mandamento di Alcamo, e al cui vertice c’è Saracino, già condannato per associazione mafiosa e da sempre legato alla storica “famiglia” alcamese dei Melodia.
Dalle indagini è venuto fuori che un gruppo di persone imponeva la fornitura di calcestruzzo a diversi imprenditori impegnati in lavori privati o in opere pubbliche. ansa

 

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