Il cammino verso la Bellezza. L’itinerario della vita virtuosa

 

di Domenico Rosa

Ordine, armonia, proporzione sono le qualità della bellezza. Poeti e filosofi hanno cercato di dare definizioni appropriate ma più ci si avvicinavano e più si accorgevano che il bello è qualcosa che va oltre la conoscenza sensibile e arriva alla perfezione. “Ciò che è bello è amato; ciò che bello non è non è amato”, cantavano le figlie di Zeus nelle ‘Elegie’ di Teognide. Amore e bellezza che si incontrano e si fondano così come ci racconta Platone nel ‘Simposio’.

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Il filosofo narra la vicenda di Socrate “introdotto” dalla sacerdotessa Diotima nel mondo della bellezza, attraverso cinque tappe o gradini.Nel discorso su Eros, Socrate parla dell’amore come desiderio di bellezza. La bellezza è il fine, l’oggetto dell’amore. Parte dalla bellezza di un bel corpo, quella che attrae e avvince l’uomo. Poi si accorge che la bellezza è uguale in tutti i corpi e così passa a desiderare e ad amare tutta la bellezza corporea. Ma al di sopra di essa c’è quella dell’anima. Al di sopra ancora c’è l’amore per la bellezza delle varie attività umane, poi la bellezza delle conoscenze. Infine al di sopra di tutto c’è l’amore per la Bellezza in sé, che è eterna, superiore al divenire e alla morte, perfetta, sempre uguale a se stessa, fonte di ogni altra bellezza e oggetto di filosofia.

“E’ questo il momento della vita dell’uomo, caro Socrate, che più di ogni altro è degno di essere vissuto da un uomo, quando contempla il Bello in sé” (Simposio 211d-212a), ossia la stessa Bellezza sovraessenziale e sovraeminente, che è Dio. Nel linguaggio cristiano il bello coincide con l’amore che induce l’infinito Bene (Dio) a consegnarsi alla morte per il bene dell’amato (l’uomo). L’idea del Tutto che si svela e si custodisce nel frammento e, allo stesso tempo, del frammento che anela al Tutto e in esso finalmente si placa. “Oh Dio, Tu sei più intimo a me di me stesso”, afferma Agostino d’Ippona nel suo personale cammino lungo la via della Bellezza. Così amando Dio da brutti diventiamo belli.

L’itinerario di Sant’Agostino va quindi dal frammento di bellezza alla Bellezza. Ascoltiamolo in questo struggente verso in cui sintetizza la sua conversione: “Tardi Ti amai, Bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi Ti amai”. Nelle ‘Confessioni’ il Santo africano ammette di avere amato prima le creature – i ‘frammenti’ – per poi passare a contemplare il Creatore, ma il peccato sta appunto nel fermarsi al primo gradino della bellezza. Esiste invece una bellezza che va oltre i corpi e risiede nelle grandi azioni morali. Ed è questa che ci rende simili a Dio. La scintilla che l’Essere ci infonde con la creazione e che ci permette scelte virtuose. Pensiamo a padre Massimiliano Kolbe che offre la propria vita seguendo l’esempio del Maestro immolato sulla croce o all’eroico carabiniere Salvo D’Acquisto che si lascia fucilare per salvare 22 innocenti oppure a Madre Teresa di Calcutta che a poco a poco dona la propria vita agli ultimi, ai dimenticati.

“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv. 15, 13). Il cammino sulla via della Bellezza ci insegna che non possiamo rimanere ancorati a qualcosa di effimero, come può essere un corpo che va incontro a sicura decomposizione, ma cercare con tutte le nostre forze la vera Bellezza che dà frutto e toglie il velo dai nostri occhi.

Per chi volesse approfondire l’argomento si rimanda al testo di Guido Mazzotta “La Scala dell’Amore” pubblicato in Euntes docete 20, 2007, n. 2, pp. 143-164

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