USA accusano la Cina: attacco hacker a uffici federali

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Gli USA (ovviamente – come è loro abitudine – senza fornire prove) accusano gli Hacker cinesi  di aver violato il sistema dall’agenzia federale Usa addetta alla gestione del personale e di essere così entrati in possesso dei dati personali di quattro milioni di dipendenti federali.

Secondo i media Usa si tratta della più grande violazione degli ultimi anni riguardante informazioni sensibili sui dipendenti federali e della seconda intrusione nella stessa agenzia da parte della Cina in meno di un anno. Gli inquirenti americani sono convinti, infatti, del coinvolgimento di Pechino.

Pentagono: “Agli attacchi hacker potremmo rispondere con le bombe”

Da anni il Pentagono – nel cui vocabolario la parola PACE non esiste- ripete che si puo’ rispondere militarmente agli attacchi degli hacker. Un rapporto del dipartimento della Difesa sostiene che “gli attacchi informatici possono essere ritenuti un atto di guerra”.
Charles Dunlap, generale dell’aeronautica militare americana in pensione e professore di diritto internazionale alla Duke University, è d’accordo: se gli effetti sono gli stessi, un cyber-attacco deve essere regolato dalle stesse leggi che regolano un qualsiasi altro tipo di attacco.

Secondo fonti di intelligence interpellate dalla Cnn, le forze armate cinesi starebbero compilando un massiccio database sugli americani.

Un portavoce dell’Ambasciata cinese a Washington ha negato ogni coinvolgimento del governo, sempre stando a quanto riferisce la Cnn: “Gli attacchi informatici messi a segno nei Paesi sono difficili da rintracciare, quindi è difficile identificare la fonte degli attacchi. Saltare alle conclusioni e fare accuse ipotetiche non è responsabile ed è controproducente“.

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