Nasce in Afghanistan la milizia ‘Morte’: mujaheddin pronti al martirio contro l’Isis

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Photo for the Washington Post by Andrew Quilty

 

Un gruppo di mujaheddin ‘veterani’, che in passato hanno combattuto (guarda caso) contro i sovietici e contro i talebani, hanno dato vita a una nuova milizia in Afghanistan, il cui obiettivo è far fronte alla presunta avanzata dei jihadisti dello Stato islamico (Is) nel loro paese. La milizia, che ha la sua sede a Mazar-e Sharif, nel nord del paese, sostiene di contare già su circa 5.000 combattenti e ha scelto come nome ‘Margh’, che in lingua dari vuol dire ‘Morte’.

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Il senso è che i miliziani sono pronti a combattere fino alla morte contro il gruppo terroristico che imperversa in Siria e Iraq ed estende la sua operatività a un numero crescente di paesi. “Siamo pronti al martirio”, spiega Mohammad Mahabiyar, leader della milizia. La presenza dell’Is in Afghanistan per ora è minima, ma sia le autorità locali che quelle statunitensi ritengono che il gruppo rappresenti una minaccia da non sottovalutare.

La milizia Margh, che pure afferma di essere schierata con il governo, è vista come una minaccia, perché da tempo le autorità di Kabul sono impegnate a smantellare le decine di milizie che imperversano nel paese. Margh non ha ancora affrontato alcuna battaglia contro l’Is, ma c’è il timore diffuso che possa agire al di fuori della legge, prendendo di mira chiunque venga anche solo sospettato di aderire all’Is. Si teme inoltre che possa finire sotto il controllo di forze nazionali o straniere che seguono una propria agenda.

“L’esperienza che abbiamo avuto in passato nel nostro paese è senza dubbio che questi gruppi armati illegali rappresentano un problema per la gente – spiega Qazi Sayed Mohammed Sami, capo della Commissione afghana indipendente per i diritti umani – Non sappiamo chi li sostenga o per chi lavorino. Questa è la nostra preoccupazione“.

In effetti, fin dal 2001, le milizie nate per combattere i sovietici e poi i Talebani si sono macchiate di innumerevoli omicidi extragiudiziali, stupri, rapimenti e altri abusi. Nel 2014 hanno commesso almeno 53 omicidi di civili, mentre altre 49 persone sono state ferite.

Per il momento, la minaccia dell’Is in Afghanistan è limitata. A dicembre il gruppo ha annunciato di essere sbarcato nel Khorasan, l’area storica che comprende Afghanistan e Pakistan. Ma per ora, secondo gli esperti statunitensi, solo pochi Talebani gli hanno giurato fedeltà, soprattutto nella speranza di avere maggiori finanziamenti e maggiore visibilità.

Qualcuno accusa Margh di essere organizzata su base settaria, essendo gran parte dei suoi miliziani sciiti, e di essere finanziata dall’Iran, che sostiene le milizie sciite anti-Is che combattono in Iraq. Ma Mahabiyar assicura che quello settario non è un criterio di reclutamento e che tra i miliziani ci sono molti sunniti.

“Il Daesh (acronimo arabo dell’Is, ndr) non è solo contro gli sciiti – dice – In Iraq uccide più sunniti che sciiti. Prende di mira qualsiasi essere umano”. Ad alimentare queste milizie, c’è anche un senso di frustrazione per il fallimento del governo nel tentativo di arginare la minaccia talebana.

“In 13 anni – dice il leader della milizia – ci sono state tante uccisioni, tanti rapimenti, tante azioni illegali. E i Talebani non sono stati sconfitti. Ora la gente non può stare seduta a guardare, non può aspettare che un altro gruppo terroristico si stabilisca in Afghanistan”. adnkronos

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