Preso atto che “…siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi” è arrivato il momento di “raccolgaci un’unica bandiera, una speme: di fonderci insieme già l’ora suonò“.
E’ questo l’invito della nascente Lega dei Popoli: “stringiamci a coorte siam pronti alla morte, l’Italia chiamò“.
E ancora: “uniamoci, amiamoci, l’unione, e l’amore rivelano ai Popoli le vie del Signore; giuriamo far libero Il suolo natìo: uniti per Dio Chi vincer ci può?”
E’ questo l’appello, che somiglia di più a un grido di dolore verso chi ha salute e capacità intellettuali ed ha assunto la consapevolezza che in questo Paese è arrivato il momento di reagire, di ribellarci. E la reazione, la ribellione deve essere ancora una volta civile e democratica perchè nel frattempo, da qui a Maggio ci si possa davvero ‘stringere a coorte‘ aggregando tutte le persone di buona volontà, – persone perbene, che si sono dovute rifugiare nel non voto, che non vogliono seguire i cambiamenti repentini di chi appare vittima della demenza senile, di chi ha manifestato il malcontento, degli arrabbiati, degli incazzatissimi e soprattutto di quelli che si dicono rivoluzionari – in un’unica squadra, un team, un contenitore (vero, serio e credibile) che, pur mantenendo le proprie identità, autonomie e obiettivi, si fondi sul buon senso della nostra sovranità e la forza della ragione della nostra identità, come sugli usi e costumi e tradizioni anziché sull’eurocrazia dei nazisti della troika e il modialismo dei criminali del nwo i quali, oltre a propinarci giorno dopo giorno violenze, guerre, inquinamento e malattie ci vogliono sudditi del multiculturalismo, vittime dell’immigrazionismo e schiavi del precariato.
Questa potrebbe essere la svolta per il nostro Paese al fine di cambiare musica e orchestra o politica e politicanti. Dipende solo da te.
@Armando Manocchia – 26 ottobre 2015